In un'economia ormai fortemente guidata dai dati, le aziende stanno cercando di intraprendere un percorso per diventare data-driven: secondo quanto riportato da Alessandra Girardo, General Manager Italia di Kirey Group, l'85% delle imprese italiane ha in piano di diventare una compagnia guidata dai dati, ma per molti l'iter è ancora lungo e complesso.
Oggi solo il 16% delle aziende si definisce davvero guidata dai dati, mentre il 34% di esse si proclama solo "data aware", cioè di trovarsi nella fase iniziale di riconoscimento dell'importanza delle informazioni, senza averle però integrate nei processi.
Girardo spiega che questa difficoltà nell'intraprendere un percorso per diventare data-driven dipende da diversi fattori, primo fra tutti la sfida di creare la cosiddetta "data culture". I tool di gestione e analisi dati sono un elemento importante per abilitare la trasformazione, ma devono essere anche supportati da una cultura aziendale orientata al dato.
Questo significa che le imprese devono sostituire i meccanismi tradizionali e gli approcci basati sull'intuizione e sull'esperienza con un metodo analitico che impone un mindset ad hoc. Sono poche le realtà italiane ad aver completato questa trasformazione sistemica: 6 leader aziendali su 10 ammettono di non esserci riusciti.
In secondo luogo, bisogna diventare consapevoli che i dati non si applicano solo al decision-making: una data-driven company sfrutta il valore delle informazioni anche per migliorare i processi e le relazioni interne ed esterne, per supportare l'individuazione di opportunità di innovazione e sviluppo di nuovi prodotti, servizi o modelli di business.
Nonostante le sfide culturali siano fondamentali per la trasformazione data-driven, Girardo sottolinea che la parte tecnica non deve essere sottovaluta: oggi più che mai è necessario abbattere i silos di dati che impediscono le attività di analisi. Per eliminarli occorre promuovere la cooperazione tra team, modernizzare le infrastrutture e adottare la giusta tecnologia.
L'approccio per diventare data-driven non è univoco e ogni azienda deve trovare il percorso migliore in base alla propria maturità digitale e alla complessità dell'ecosistema organizzativo e informativo; ciò detto, la chiave per costruire una strategia efficace guidata dai dati rimane sempre l'adozione di un approccio integrato.
In tal senso è importante l'impegno attivo del top management che deve da una parte supportare la trasformazione con azioni concrete, e dall'altro promuovere la collaborazione tra competenze tecniche e di business.
Girardo spiega che i dati vanno democratizzati e resi accessibili a tutta l'organizzazione, in modo che ogni utente disponga di competenze di analisi proporzionate alle proprie necessità.
Bisogna inoltre assicurarsi della qualità del dato, verificando in particolare che le informazioni siano reperibili, accessibili, interoperabili e riutilizzabili. Per preservare anche la privacy dei dati è possibile adottare i dati sintetici, i quali consentono accesso sicuro e responsabile a informazioni utili senza comprometterne la confidenzialità.
Una volta garantita la qualità dei dati, occorre sviluppare un solido quadro di governance per gestire le modalità di raccolta, archiviazione, accesso e utilizzo dei dati all'interno dell'organizzazione.
"Un'azienda moderna, che basa la propria competitività sullo sfruttamento delle potenzialità dei dati, deve essere pronta a sperimentare e adottare velocemente nuove metodologie e soluzioni, mettendo in discussione gli approcci tradizionali, nella coscienza che l’evoluzione data-driven non può che essere graduale e (molto) progressiva" conclude Girardo.