News Università italiane al quarto posto per numero brevetti UE
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28/10/2024

Tra i nostri atenei, il Politecnico di Milano e l’Università degli Studi di Milano vantano il maggior numero di domande di brevetto negli ultimi 20 anni.

Università italiane al quarto posto per numero brevetti UE

Questa sulle università italiane è la prima ricerca dedicata al ruolo degli atenei nell’innovazione di prodotto realizzata dall’Ufficio Europeo dei brevetti (EPO).

L’indagine abbraccia venti anni di attività e vede le università italiane piazzarsi al 4° posto dopo Germania, Francia e Regno Unito. Lo studio ha analizzato i dati relativi a 1200 università europee che hanno presentato domande di brevetto all'EPO tra il 2000 e il 2020.

Oltre ad esaminare tutte le domande di brevetto depositate direttamente dagli atenei, sono state prese in considerazione anche le domande “indirette”, cioè quelle che contengono tra i detentori della proprietà intellettuale menzioni di soggetti e ricercatori affiliati alle università.

La top five italiana

Nella top five degli atenei nostrani che hanno presentato più domande all’EPO negli ultimi vent'anni ci sono, dopo il Politecnico di Milano con 809 domande e l’Università degli Studi di Milano con 682 (che abbiamo già citato), “La Sapienza” di Roma con 502, l'Università degli studi di Bologna con 472 e il Politecnico di Torino con 419.

Nel complesso, le università italiane hanno generato il 6,6% di tutte le domande di brevetti accademici in Europa, per un totale di 7088 brevetti europei dal 2000 al 2020.

Pochi atenei generano la metà delle domande

Stupisce che addirittura la metà di tutte le domande di brevetto accademico facciano capo ad appena il 5% delle università europee. Oltre agli atenei italiani, nella lista di questo 5% troviamo l'Università di Grenoble Alpes, l'Università tecnica di Monaco, l'Università di Oxford e l'Istituto federale di tecnologia di Zurigo.

Parliamo di istituti con forte competenza e know-how in ambito scientifico e che possono contare su uffici dedicati al trasferimento delle conoscenze e all’invio delle domande di brevetto. 

L’altra faccia della medaglia ci racconta che il 62% delle università contribuisce solo all'8% dei brevetti. L’EPO sottolinea, però, che anche questo 62% che presenta "pochi brevetti" ha un ruolo importante nel panorama dell’innovazione europea.

L’andamento nel corso degli anni

L’Ufficio Brevetti UE ha evidenziato un aumento negli ultimi due decenni delle domande di brevetto provenienti dalle università europee. Gli atenei presi in considerazione dall'indagine hanno aumentato in modo significativo la brevettabilità delle loro invenzioni. Sono passati, infatti, dal rappresentare il 24% di tutte le domande di brevetto accademico nel 2000 al 45% nel 2019.

Questo dato racconta un atteggiamento nuovo nella pratica e nella politica della proprietà intellettuale.

È importante sottolineare anche che due richieste di brevetto su tre originate dalle università europee non sono state fatte direttamente dagli atenei, ma da altre entità, generalmente imprese. Le ricerche e le partnership transfrontaliere da cui nascono brevetti, inoltre, sono ancora poche, quindi c'è ampio margine di crescita.

Dal laboratorio universitario al mercato

Guardando a tutte le domande di brevetto presentate negli ultimi venti anni dai richiedenti europei, quelle che provengono dalle università rappresentano il 10,2%. I dati dell'EPO testimoniano che trasformare l’eccellenza accademica in prodotti di successo sul mercato non è facile.

Questo studio fa luce sull’inventiva accademica in tutta Europa, per indirizzare ulteriormente le politiche e le strategie. Sfruttando i brevetti attraverso licenze, collaborazioni o spin-out, le università possono amplificare il proprio impatto generando valore sia sul mercato che a livello sociale” ha sottolineato il Presidente dell'EPO, António Campinos.

 

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