Le barriere coralline sono fondamentali per preservare la biodiversità e la salute degli oceani: questi ecosistemi ospitano il 25% di tutte le specie marine conosciute ed è importante proteggerle e ripristinarle da minacce come la pesca intensiva, le malattie, le attività di costruzione costiera e il caldo eccessivo.
Google riporta che numerose ricerche degli ultimi anni dimostrano come l'ecoacustica, cioè il suono naturale di un ecosistema, consente di capire il suo stato di salute; per questo la compagnia ha ideato Calling in our Corals, un progetto collaborativo che invita gli utenti di tutto il mondo ad ascoltare registrazioni audio delle barriere coralline per riconoscere determinati suoni (pesci, granchi, ma anche imbarcazioni di passaggio) e determinare così la salute dell'ecosistema.
Ascoltando la diversità e i modelli di comportamento degli animali è possibile conoscere lo stato della barriera, tracciare le attività notturne e rilevare anche le barriere situate in acque profonde.
Grazie alla partecipazione di biologi marini, scienziati ma anche utenti appassionati, lo scorso anno Google è riuscita ad a elaborare più di 400 ore di audio e velocizzare il lavoro dei professionisti coinvolti nell'analisi.
Questi risultati sono stati utilizzati in seguito per effettuare il fine tuning di SurfPerch, un tool basato su intelligenza artificiale creato con Google Research e DeepMind che ha prodotto un modello in grado di individuare i diversi suoni della barriera corallina poco tempo, con pochissimi esempi; ciò consente alla compagnia di analizzare nuovi dataset in modo più efficiente, senza dover utilizzare processori costosi per il training.
"Una scoperta entusiasmante che abbiamo fatto durante il percorso è che siamo stati in grado di aumentare significativamente le prestazioni del nostro modello utilizzando la grande varietà di registrazioni disponibili di uccelli. Nonostante i suoni siano molto diversi, c'erano sufficienti schemi comuni tra il canto degli uccelli e i suoni dei pesci da permettere al modello di imparare da uno di essi per migliorare le prestazioni dell'altro" affermano Steve Simpson, professore di biologia marina presso l'università di Bristol, e Ben Williams dell'University College di Londra.
I primi test di SurfPerch hanno permesso di rilevare una differenza tra le barriere coralline protette e non protette nelle Filippine, di analizzare i risultati delle operazioni di ripristino degli ecosistemi in Indonesia e di comprendere le relazioni tra i gruppi di pesci nella Grande Barriera Corallina.
Chiunque può collaborare a Calling in our Corals e all'addestramento di SurfPerch: è sufficiente navigare sul sito web del progetto e cominciare ad ascoltare gli audio per riconoscere il suono sano della barriera corallina e individuare i suoni dei pesci, contribuendo al raffinamento del dataset.