Le performance economiche di OpenAI stanno mostrando segnali di miglioramento significativo, con margini operativi che hanno raggiunto livelli decisamente più interessanti rispetto ai mesi scorsi. L'azienda che ha dato il via alla corsa globale all'intelligenza artificiale con il suo ChatGPT sta affinando la propria capacità di monetizzare i servizi a pagamento, riducendo l'incidenza dei costi computazionali sul fatturato complessivo. Un trend che arriva in un momento cruciale per la startup, ancora lontana dal traguardo della redditività nonostante una valutazione stellare di 500 miliardi di dollari.
I numeri che raccontano una crescita operativa
Secondo quanto emerso da fonti interne citate da The Information e riprese da Bloomberg, il cosiddetto "compute margin" – ovvero la percentuale di ricavi che rimane dopo aver sottratto i costi per far funzionare i modelli di intelligenza artificiale per gli utenti paganti – è salito al 70% a ottobre. Un balzo notevole se si considera che alla fine del 2023 questo indicatore si fermava al 52%, mentre solo a gennaio dello stesso anno era appena al 35%, la metà rispetto ai livelli attuali.
Questa metrica interna rappresenta un parametro fondamentale per valutare l'efficienza operativa di un'azienda di AI. OpenAI risulta più efficiente del rivale Anthropic per quanto riguarda i clienti paganti, anche se quest'ultimo dimostra maggiore ottimizzazione nella gestione complessiva della spesa per i server.
La pressione competitiva e il "codice rosso"
Nonostante i progressi operativi, la situazione rimane tesa. Il CEO Sam Altman avrebbe dichiarato un "codice rosso" all'inizio del mese, esortando i dipendenti a rafforzare ChatGPT di fronte alla crescente concorrenza di colossi come Google e della stessa Anthropic. Una mossa che testimonia come, nonostante il vantaggio di essere stati i primi a scatenare l'attuale boom dell'AI, mantenere la leadership richieda sforzi continui e investimenti massicci.
Il contesto è quello di un settore dove aleggia lo spettro della bolla speculativa. Le voci sui piani di raccolta fondi della società si moltiplicano, con valutazioni prospettiche che oscillano tra i 750 e gli 830 miliardi di dollari, cifre che testimoniano sia l'entusiasmo degli investitori sia i timori legati alla sostenibilità economica del modello.
Il successo travolgente dell'app mobile
Sul fronte consumer, i dati parlano chiaro: dall'app mobile di ChatGPT sono arrivati oltre 3 miliardi di dollari di spesa nei circa 31 mesi dal lancio. Di questa somma, ben 2,5 miliardi sono stati registrati solo nell'anno in corso, con un incremento del 408% rispetto all'anno precedente, secondo le rilevazioni di Appfigures, piattaforma specializzata in analisi mobile.
La velocità con cui l'applicazione ha raggiunto questo traguardo economico supera quella di TikTok e delle principali piattaforme di streaming. Un risultato che si riflette nei numeri d'uso: quasi 900 milioni di persone utilizzano ChatGPT ogni settimana, generando 2,5 miliardi di query giornaliere. Per fare un paragone che rende l'idea della crescita esplosiva, Google ha impiegato 13 anni per raggiungere volumi simili, mentre OpenAI ci è arrivata in tre anni.
L'integrazione nella vita digitale degli americani
I dati di PYMNTS Intelligence rivelano che oltre la metà della popolazione statunitense utilizza ChatGPT e altri chatbot per gestire vari aspetti della "connected economy", quel tessuto di attività che comprende acquisti, pagamenti, organizzazione quotidiana, lavoro, alimentazione, benessere, intrattenimento, viaggi, comunicazione e servizi bancari. Esistono addirittura 30 milioni di utenti definibili come "power user", che si affidano al chatbot per almeno 25 delle 54 attività che compongono questi pilastri dell'economia digitale.
Più dell'80% di questi utilizzatori avanzati ricorre all'intelligenza artificiale per scoprire nuovi prodotti, pianificare la giornata, apprendere informazioni e persino per questioni legate alla salute e al benessere. Un cambiamento radicale nel modo di interagire con il mondo digitale, avvenuto principalmente negli ultimi 12 mesi, che ha portato milioni di persone a riorganizzare l'intera propria presenza online attorno a queste interfacce conversazionali.