L'era della cybersicurezza interconnessa sta rivoluzionando il modo in cui aziende e istituzioni affrontano le minacce informatiche. La crescente digitalizzazione dei processi produttivi e l'interconnessione tra fornitori e clienti hanno trasformato radicalmente il panorama dei rischi cyber, rendendo ogni anello della catena un potenziale punto d'ingresso per attacchi sempre più sofisticati. In questo scenario, il recepimento italiano della direttiva europea NIS2 segna un punto di svolta nella concezione stessa della protezione informatica: non più responsabilità individuale ma ecosistemica, dove la resilienza dell'intero sistema dipende dalla solidità di ciascun componente della filiera produttiva e tecnologica.
Un'Italia sotto assedio digitale: fotografia di un Paese vulnerabile
I dati recenti disegnano un quadro allarmante per il nostro Paese. Nonostante rappresenti appena l'1% del PIL mondiale, l'Italia è bersaglio di circa il 10% degli attacchi informatici globali, una sproporzione che rivela la particolare vulnerabilità del nostro sistema produttivo. Nel 2024, gli attacchi gravi sul territorio nazionale sono aumentati del 15%, con una particolare concentrazione nei settori dei trasporti e della logistica, dove addirittura un quarto degli attacchi mondiali ha colpito infrastrutture italiane.
La supply chain digitale è diventata il nuovo terreno di caccia privilegiato dai criminali informatici. Non sorprende che, secondo recenti studi, almeno il 29% delle violazioni informatiche del 2023 abbia avuto origine dalla compromissione di terze parti, con una percentuale che potrebbe essere ancora maggiore considerando la difficoltà di tracciare con precisione il punto d'origine di molti attacchi.
La strategia del cavallo di Troia: quando l'attacco arriva dai fornitori
La tattica è tanto antica quanto efficace: invece di attaccare direttamente l'obiettivo finale, spesso ben protetto, i criminali informatici preferiscono colpire un fornitore o un partner commerciale con difese più deboli, utilizzandolo come "cavallo di Troia" per penetrare nella rete della vittima designata. Il caso emblematico è quello di SolarWinds, dove l'inserimento di codice malevolo negli aggiornamenti software ha permesso agli attaccanti di infiltrarsi in migliaia di reti aziendali e governative.
Particolarmente preoccupante è la crescita del 35% degli attacchi basati su social engineering e phishing evoluto, spesso potenziati dall'uso dell'intelligenza artificiale. Questi attacchi mirano al fattore umano, confermando che le persone rimangono l'anello più debole della catena di sicurezza. Parallelamente, gli attacchi che sfruttano vulnerabilità note o zero-day sono aumentati del 90%, alimentando incidenti che coinvolgono componenti software ampiamente diffusi.
La rivoluzione NIS2: dalla compliance alla responsabilità condivisa
Il Decreto Legislativo 138/2024, che recepisce la direttiva europea NIS2, rappresenta una vera e propria rivoluzione nell'approccio normativo alla cybersicurezza. Entrato in vigore il 16 ottobre 2024, estende il perimetro di applicazione da 8 a ben 18 settori, includendo ambiti precedentemente non regolamentati come la gestione dei rifiuti, l'industria alimentare e la fabbricazione di dispositivi medicali. Questa espansione riflette la consapevolezza che, nell'economia digitale contemporanea, praticamente ogni settore rappresenta un tassello critico per la sicurezza nazionale.
A differenza della precedente normativa, NIS2 introduce un elemento di responsabilità diretta dei vertici aziendali, prevedendo sanzioni interdittive per i manager che non supervisionano adeguatamente l'implementazione delle misure di sicurezza. Questa novità mira a trasformare la cybersicurezza da questione puramente tecnica a priorità strategica per il management, elevandola al rango di rischio d'impresa primario.
ACN: il nuovo guardiano della sicurezza nazionale
L'Agenzia per la Cybersicurezza Nazionale (ACN) emerge come fulcro del nuovo sistema di protezione, con poteri rafforzati di vigilanza e sanzione. Le organizzazioni che rientrano nel perimetro NIS2 hanno dovuto registrarsi sul portale ACN tra dicembre 2024 e febbraio 2025, primo passo di un percorso di adeguamento che prevede scadenze progressive fino al 2026.
Le sanzioni previste sono particolarmente severe: fino a 10 milioni di euro o al 2% del fatturato mondiale annuo (si applica l'importo maggiore) per le violazioni più gravi. Questa impostazione riflette la consapevolezza che solo con meccanismi dissuasivi efficaci si può garantire un'adesione sostanziale e non meramente formale agli standard di sicurezza.
Tra gli obblighi più innovativi introdotti dalla normativa spicca quello della notifica tempestiva degli incidenti. Le organizzazioni devono segnalare ad ACN gli attacchi significativi entro 24 ore dalla scoperta, seguita da un rapporto dettagliato entro 72 ore e da un'analisi conclusiva entro un mese. Questo sistema di allerta precoce mira a creare una rete di intelligence condivisa, essenziale per contrastare attacchi che spesso colpiscono simultaneamente più organizzazioni dello stesso settore.
Il Framework Nazionale: la bussola per navigare nel mare della compliance
Per guidare le organizzazioni nell'implementazione delle misure richieste, ACN ha adottato il Framework Nazionale per la Cybersecurity e la Data Protection 2025, sviluppato dal CIS Sapienza in collaborazione con il CINI. Questo strumento, ispirato al NIST Cybersecurity Framework americano ma adattato alla realtà italiana, si articola in sei funzioni fondamentali: Governance, Identify, Protect, Detect, Respond e Recover.
L'approccio del Framework è pragmatico e progressivo: per ogni area di controllo sono previsti livelli di maturità crescenti, permettendo alle organizzazioni di valutare il proprio stato attuale e pianificare un percorso di miglioramento graduale. La peculiarità di questa edizione 2025 è l'eliminazione delle mappature esplicite verso standard specifici, una scelta che favorisce la neutralità e l'adattabilità a diversi contesti organizzativi.
Ad aprile 2025, ACN ha pubblicato le specifiche tecniche per l'attuazione degli obblighi NIS2, dettagliando 37 misure di sicurezza per i soggetti "importanti" e 43 per quelli "essenziali". Queste misure, allineate al Framework Nazionale, coprono tutti gli aspetti della cybersicurezza, dalla gestione del rischio alla protezione delle infrastrutture, dal controllo degli accessi fino alla gestione degli incidenti.
Oltre la normativa: buone pratiche per una supply chain resiliente
Le organizzazioni più mature stanno già adottando approcci avanzati che vanno oltre il minimo richiesto dalla normativa. Tra questi spicca l'utilizzo degli SBOM (Software Bill of Materials), inventari dettagliati dei componenti software utilizzati nelle applicazioni. Questi strumenti consentono di identificare rapidamente le dipendenze vulnerabili, come dimostrato durante la crisi Log4Shell, quando le aziende dotate di SBOM hanno potuto reagire in tempi record.
Altrettanto cruciale è l'implementazione di programmi strutturati di Third-Party Risk Management, che includono la qualifica iniziale dei fornitori, clausole contrattuali di sicurezza e il monitoraggio continuo dei partner critici. Gli strumenti di security rating, che forniscono valutazioni oggettive del profilo di rischio dei fornitori, stanno diventando sempre più comuni nelle organizzazioni avanzate.
La preparazione agli incidenti di supply chain rappresenta un altro elemento distintivo delle organizzazioni resilienti. Questo include lo sviluppo di scenari specifici nei piani di risposta, come la gestione di un ransomware che colpisce un fornitore critico, e l'organizzazione di simulazioni congiunte con i partner strategici. Alcune aziende leader stanno addirittura sviluppando strategie di resilienza by design, progettando architetture che possono resistere alla compromissione di singoli componenti della filiera.
Il futuro è nella collaborazione e nella fiducia digitale
La sicurezza della supply chain rappresenta una sfida che nessuna organizzazione può affrontare isolatamente. La condivisione di informazioni sulle minacce, la partecipazione a iniziative settoriali di sicurezza e la creazione di ecosistemi digitali basati sulla fiducia reciproca sono elementi essenziali per costruire una resilienza collettiva.
Le aziende che sapranno interpretare la NIS2 non come un mero adempimento burocratico, ma come un'opportunità per ripensare strategicamente la propria postura di sicurezza, otterranno un duplice vantaggio: da un lato, ridurranno significativamente l'esposizione a rischi sempre più costosi; dall'altro, trasformeranno la sicurezza in un elemento distintivo della propria proposta di valore, in un mercato dove la fiducia digitale rappresenta una risorsa sempre più preziosa.
In un'economia interconnessa, la cybersicurezza ha cessato di essere un problema individuale per diventare una responsabilità collettiva. La resilienza del sistema economico italiano dipenderà sempre più dalla capacità di ciascun attore di riconoscere che, nella catena del valore digitale, proteggere sé stessi significa anche proteggere gli altri.