Mercato Aziende remote inondate di candidature post-RTO
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20/10/2025

La richiesta di lavoro da remoto cresce mentre le aziende impongono il rientro in ufficio e penalizzano i dipendenti con bassa presenza.

Aziende remote inondate di candidature post-RTO

Nel mercato del lavoro contemporaneo si sta delineando una frattura sempre più netta tra due modelli opposti di organizzazione aziendale. Mentre colossi come Amazon, Google, JPMorgan e Starbucks intensificano le richieste di presenza fisica nei loro uffici, le aziende che mantengono politiche di lavoro da remoto stanno registrando un'ondata senza precedenti di candidature. I numeri parlano chiaro: negli Stati Uniti, solo l'8% delle offerte di lavoro su LinkedIn riguarda posizioni remote, eppure queste attraggono il 35% di tutte le candidature presentate a settembre scorso. Un divario che testimonia quanto il desiderio di flessibilità lavorativa sia ormai radicato nei professionisti.

La testimonianza più eclatante arriva da Deel, piattaforma globale di gestione delle risorse umane e paghe, che nel 2024 ha ricevuto la cifra astronomica di 1,5 milioni di candidature per assumere poco più di 2.000 dipendenti. Alex Bouaziz, cofondatore e amministratore delegato dell'azienda, non usa mezzi termini: molte delle società che impongono il ritorno in ufficio stanno perdendo talenti a favore di realtà come la sua, anche se non tutti sono disposti ad ammetterlo pubblicamente.

Il talent pool si sposta verso la flessibilità

L'esempio di Primer è emblematico: un'unica posizione lavorativa remota ha generato 1.200 candidature in appena due settimane. Numeri che riflettono non solo la competitività del mercato del lavoro tecnologico, caratterizzato da assunzioni stagnanti, ma anche una trasformazione culturale profonda nelle aspettative dei lavoratori. Secondo i dati Gallup, tra i dipendenti statunitensi che svolgono mansioni compatibili con il lavoro da remoto, la percentuale di chi opera completamente da remoto o completamente in sede è aumentata di due punti percentuali negli ultimi sei mesi, segnalando una polarizzazione crescente.

Per Dropbox, la piattaforma di archiviazione cloud, questa evoluzione si è trasformata in una strategia aziendale deliberata. Melanie Rosenwasser, responsabile delle risorse umane dell'azienda, sottolinea come flessibilità e autonomia rappresentino le nuove valute del lavoro moderno. Dal 2021, quando Dropbox ha adottato il modello "virtual-first", il numero medio di candidati per ogni posizione aperta è aumentato di quasi sette volte rispetto al periodo precedente.

Non conta dove lavoriamo, ma come lo facciamo

Il vantaggio competitivo dell'assunzione senza confini

Caitriona Staunton, vicepresidente delle risorse umane di Primer, identifica nella struttura remota un vantaggio competitivo massiccio che permette di attingere a bacini di talenti altrimenti inaccessibili. L'azienda riesce infatti a intercettare professionisti che vivono in zone rurali, persone con responsabilità di cura familiare o individui neurodivergenti che trovano nell'ambiente domestico condizioni lavorative ottimali. Matt Martin, cofondatore e CEO di Clockwise, azienda specializzata nell'ottimizzazione dei calendari tramite intelligenza artificiale, riconosce che sia il lavoro in presenza sia quello remoto presentano compromessi, ma considera le politiche di ritorno obbligatorio in ufficio come "un ulteriore filtro che limita l'accesso ai talenti".

Atlassian, produttore di software con 13.000 dipendenti distribuiti in oltre una dozzina di Paesi, ha registrato un raddoppio delle candidature per posizione aperta dall'introduzione della politica "lavora da ovunque" nel 2020. Avani Prabhakar, responsabile del personale dell'azienda, riferisce che nove lavoratori su dieci considerano la flessibilità sia una ragione fondamentale per rimanere nell'organizzazione sia un fattore che consente loro di esprimere il meglio delle proprie capacità professionali.

Quando il remoto incontra la presenza fisica

Nonostante l'impegno verso il lavoro distribuito, molte aziende remote stanno ridefinendo il concetto stesso di incontro in presenza. Toptal, piattaforma per freelance con circa 700 dipendenti in tutto il mondo, organizza riunioni di squadra di tre giorni ogni trimestre. Il CEO Taso Du Val sostiene che la formula ottimale preveda team remoti l'80% del tempo e riuniti fisicamente il restante 20%, riservando però gli incontri faccia a faccia per sessioni ad alta energia di pianificazione strategica piuttosto che per la routine quotidiana.

Zapier, azienda di software con 800 dipendenti sparsi in 42 Paesi, raduna annualmente l'intera forza lavoro per una settimana insieme ai clienti, concentrandosi su progetti specifici. Brandon Sammut, responsabile del personale, spiega che lavorare fianco a fianco con i clienti e risolvere problemi con i colleghi crea naturalmente connessione e senso di appartenenza. Primer ha istituito le "workcation", viaggi di lavoro finanziati dall'azienda due volte l'anno verso destinazioni scelte dai dipendenti stessi, dove i team dedicano tre o quattro giorni all'approfondimento strategico.

La matematica economica del lavoro remoto

Sorprendentemente, queste esperienze di team building internazionali possono risultare meno costose del mantenimento di spazi ufficio tradizionali. Du Val di Toptal ha calcolato che nel 2019 affittare un attico di lusso a New York per circa 200.000 dollari al mese sarebbe costato un decimo rispetto alla gestione di uno spazio lavorativo convenzionale. Una prospettiva che per lui rende l'idea di possedere uffici "la cosa più ridicola possibile". I dati sulla retention confermano l'efficacia di questi modelli: Dropbox registra tassi di accettazione delle offerte di lavoro superiori all'80% e il tasso di abbandono più basso della sua storia aziendale, segnali inequivocabili che la strategia di flessibilità sta producendo risultati concreti nella guerra per i talenti.

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