Di recente la Corte federale degli Stati Uniti ha stabilito che i contenuti generati dall'intelligenza artificiale non sono soggetti a copyright: qualsiasi testo, immagine, video o audio non sarà protetto dal diritto d'autore e quindi chiunque potrà riutilizzarlo senza pagare alcun diritto all'artista originale.
I contenuti generati diventeranno di dominio pubblico, ma questo non vuol dire che lo sarà anche l'input dei modelli: su di essi continuano ad applicarsi le leggi esistenti per il copyright, per proteggere la paternità delle opere.
Non cambierà nemmeno la legge riguardo il cosiddetto "lavoro derivato", ovvero quei contenuti generati che sono simili, oltre un certo grado, a opere già esistenti prodotte dall'essere umano.
Ma cosa implica questa decisione per l'industria cinematografica? Schuyler Moore, scrittore e avvocato specializzato nel mondo dell'intrattenimento, ha offerto il suo punto di vista sulla questione concentrandosi in particolar modo sugli impatti che prevede nel mondo dello spettacolo.
Visto che, sostiene Moore, sempre più registi e sceneggiatori si avvicineranno all'IA per generare sceneggiature, musiche e schede dei personaggi, potremmo arrivare a un punto in cui l'intero film diventerà di dominio pubblico e liberamente riutilizzabile, senza pagare i diritti.
Di fronte a questa possibilità le persone vorranno mantenere quanto più controllo sui contenuti generati per proteggerli dall'uso pubblico; per questo molti cercheranno di registrare le proprie opere presso l'Ufficio Copyright, anche rischiando una successiva de-registrazione e il pagamento di sanzioni per aver certificato il copyright di contenuti generati. Il problema, spiega Moore, è trovare un modo per distinguere quando un contenuto è generato e quando invece è stato creato da un essere umano, al fine di limitare il fenomeno.
Le associazioni di attori e registi cercheranno di limitare l'uso di elementi generati dall'IA nella realizzazione di un film, ma non sarà semplice fermare l'avanzata delle nuove tecnologie.
Considerate le leggi attuali, l'unico modo per assicurarsi di possedere i diritti di una o più parti di un film (o di una qualsiasi opera) è di avere il copyright dell'input utilizzato per generarle; ciò significa che, per avere tutti i diritti su una sceneggiatura, è necessario prima produrne una a mano e quanto più dettagliata possibile affinché quella generata venga considerata un prodotto derivato e quindi ancora soggetto al copyright.
Solo così, spiega Moore, si potrà proteggere il valore del film nella sua interezza, mantenendo i diritti sui soggetti, sulla sceneggiatura e su qualsiasi altro elemento derivato da produzioni umane.
Ci vorrà ancora del tempo prima di raggiungere un punto di intesa tra istituzioni e artisti che garantisca l'uso libero dell'IA e al contempo la proprietà intellettuale delle opere.
La decisione della Corte federale ha scatenato numerose discussioni e la questione è tutt'altro che risolta: se da una parte alcuni potrebbero desistere dall'usare i modelli per generare arte, dall'altra molti continueranno a rivendicare il diritto di proteggere le opere, anche se create con l'IA, dal riutilizzo senza controllo.