Nel panorama aziendale contemporaneo, emerge un paradosso preoccupante che sta mettendo a dura prova le strategie di crescita delle imprese: mentre quasi nove manager su dieci dichiarano piena soddisfazione per il proprio ruolo, le aziende si trovano di fronte a una carenza drammatica di talenti pronti a assumere responsabilità dirigenziali. Questa contraddizione, rivelata dall'ultimo International Barometer del gruppo Cegos, fotografa una realtà complessa dove l'entusiasmo dei dirigenti in carica si scontra con la difficoltà delle organizzazioni di individuare e formare i leader del futuro. La ricerca, condotta su scala globale in dieci paesi tra Europa, America Latina e Asia, ha coinvolto sia manager di prima nomina che responsabili delle risorse umane, delineando un quadro ricco di sfide e opportunità.
La sfida del reclutamento: numeri che parlano chiaro
Il dato più allarmante emerge dall'analisi delle difficoltà di reclutamento: il 42% dei direttori HR ammette di fare fatica a individuare candidati validi per posizioni manageriali. Ancora più significativo è il fatto che il 68% dei responsabili delle risorse umane ritiene che i propri dipendenti non possiedano le competenze necessarie per assumere ruoli di leadership. Questa percezione rivela un gap formativo sostanziale che le aziende devono colmare per garantire la continuità della propria crescita.
La situazione si complica ulteriormente quando si analizzano i criteri di selezione. A livello internazionale, competenze interpersonali e tecniche vengono considerate ugualmente importanti dal 50% degli intervistati del settore HR. Tuttavia, l'Italia si distingue per un approccio più umanistico, con il 63% dei responsabili che privilegia le competenze relazionali rispetto a quelle puramente tecniche.
Quando il successo diventa un fardello
Paradossalmente, proprio nel momento in cui i manager esprimono elevati livelli di soddisfazione professionale, emergono segnali di stress crescente. Il 67% dei dirigenti di nuova nomina denuncia un aumento significativo delle ore lavorative, percentuale che in Italia sale al 69%. Questa intensificazione dei ritmi lavorativi sta creando una frattura sempre più evidente tra vita professionale e privata, minacciando la sostenibilità a lungo termine di questi ruoli.
Un aspetto particolarmente critico riguarda la gestione del team: quasi la metà dei manager (47%) dichiara di non disporre del tempo necessario per supportare i propri collaboratori nello sviluppo professionale e personale. Questo elemento mette in discussione uno dei pilastri fondamentali della leadership moderna: la capacità di far crescere le persone.
Motivazioni e aspettative: cosa spinge verso il management
Nonostante le criticità, l'attrattiva delle posizioni manageriali rimane forte. Le motivazioni principali che spingono i professionisti verso ruoli dirigenziali sono chiaramente identificabili: miglioramento retributivo, attitudine naturale alla risoluzione dei problemi e desiderio di contribuire attivamente alle performance aziendali. Queste motivazioni si allineano perfettamente con le aspettative delle aziende, che puntano principalmente sul raggiungimento degli obiettivi di crescita e redditività (41%), sulla creazione di team ad alte prestazioni (37%) e sull'ottimizzazione dei processi operativi.
L'investimento delle aziende nella transizione manageriale appare sostanzioso: il 74% dei neo-manager riceve formazione e supporto specifico, mentre il 56% viene assistito già prima dell'effettivo insediamento nel ruolo. Questo approccio proattivo sembra dare i suoi frutti, considerando che il 95% dei manager dichiara di avere una comprensione chiara del proprio ruolo.
Nuove frontiere: AI e responsabilità sociale
L'evoluzione del ruolo manageriale si manifesta anche attraverso l'integrazione di nuove responsabilità. Il 78% dei dirigenti risulta coinvolto nell'implementazione di soluzioni di intelligenza artificiale, anche se in Italia questa percentuale scende al 62%, suggerendo un approccio più cauto verso l'innovazione tecnologica. Parallelamente, il 77% si trova impegnato in iniziative di responsabilità sociale, evidenziando come il management moderno debba bilanciare obiettivi economici e impatto sociale.
Le competenze che i manager identificano come cruciali per il successo riflettono questa complessità: leadership e capacità motivazionale, comunicazione efficace e processo decisionale strategico rappresentano il trinomio fondamentale per eccellere in questi ruoli.
La visione degli esperti
Alessandro Reati, head of people & culture di Cegos Italia, sottolinea l'importanza strategica di riconoscere tempestivamente i dipendenti con potenziale manageriale. "Il successo delle promozioni interne dipende dalla capacità di individuare in anticipo chi è in grado non solo di eccellere nelle competenze tecniche, ma anche di assumere un ruolo di leadership, capace di coinvolgere e unire i team", spiega l'esperto.
Questa osservazione mette in luce un elemento chiave: la necessità di sviluppare sistemi di identificazione e sviluppo dei talenti più sofisticati, che vadano oltre la mera valutazione delle performance tecniche per abbracciare una visione più olistica delle potenzialità individuali. Solo attraverso questo approccio integrato sarà possibile colmare il gap tra la soddisfazione dei manager attuali e la carenza di candidati qualificati per i ruoli futuri.