News L'Ue sfida i tech-giganti: Apple e Meta nel mirino
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15/05/2025

Le sanzioni a Meta e Apple per violazione del DMA: dall'accusa al verdetto, analisi dei risvolti economici e normativi nel mercato digitale europeo.

L'Ue sfida i tech-giganti: Apple e Meta nel mirino

L'Europa colpisce i giganti della tecnologia americana con sanzioni senza precedenti, inaugurando una nuova era nella regolamentazione digitale. La Commissione europea ha inflitto multe per 700 milioni di euro a Meta e Apple, accusate di violare il Digital Markets Act (DMA), la legislazione introdotta per garantire mercati digitali più equi. Questo intervento rappresenta la prima applicazione concreta del regolamento che punta a ristabilire gli equilibri tra le grandi piattaforme tecnologiche e consumatori, sviluppatori e concorrenti. La svolta regolatoria europea ha immediatamente sollevato tensioni diplomatiche con Washington, che denuncia un'ostilità selettiva verso le aziende statunitensi, mentre i colossi tech si preparano ai ricorsi legali.

Il modello "paga o acconsenti": Meta sotto accusa

La multa di 200 milioni di euro inflitta a Meta rappresenta una delle decisioni più significative nella storia della regolamentazione digitale europea. Al centro della controversia c'è il controverso modello "pay or consent" implementato su Facebook e Instagram, che secondo la Commissione viola i principi fondamentali del consenso libero stabiliti dal DMA e dal GDPR. Gli utenti, infatti, vengono posti davanti a un bivio: accettare la profilazione pubblicitaria invasiva o sottoscrivere un abbonamento mensile dai 10 ai 13 euro.

L'imposizione di questa scelta binaria è stata giudicata coercitiva, in quanto priva gli utenti di una reale libertà di scelta. "Il vero problema", spiega la Commissione, "è l'assenza di un'opzione intermedia che permetterebbe di ricevere pubblicità non personalizzata senza pagare un abbonamento". Tale opzione era stata esplicitamente raccomandata dal Comitato Europeo per la Protezione dei Dati.

Nonostante un tentativo di revisione del modello a novembre 2024, Meta non è riuscita a convincere i regolatori europei della conformità della nuova soluzione. L'azienda ha ora 60 giorni per adeguarsi alle disposizioni o rischia sanzioni giornaliere che potrebbero raggiungere il 5% del fatturato globale medio.

Apple limita la libertà degli sviluppatori: multa da 500 milioni

Più pesante la sanzione per Apple: 500 milioni di euro per aver impedito agli sviluppatori di informare gli utenti su alternative di acquisto al di fuori dell'App Store. L'ecosistema chiuso creato dalla casa di Cupertino è stato giudicato lesivo della libertà commerciale, impedendo agli sviluppatori di comunicare direttamente con i propri clienti per promuovere offerte più vantaggiose.

La violazione dell'articolo 5(4) del DMA è stata considerata particolarmente grave poiché la pratica ha limitato per anni le possibilità di scelta sia per gli sviluppatori che per i consumatori. Nonostante Apple abbia avviato alcune modifiche, la Commissione ha evidenziato come l'azienda continui a scoraggiare l'uso di canali alternativi attraverso strategie indirette, tra cui:

L'introduzione della nuova Core Technology Fee, criteri di ammissibilità artificiosamente restrittivi e un'esperienza utente volutamente complicata per l'installazione di app distribuite al di fuori dell'App Store. Questi meccanismi intimidatori rappresentano, secondo Bruxelles, un tentativo di preservare il controllo assoluto sul proprio ecosistema nonostante gli obblighi imposti dal DMA.

Il consenso deve essere genuinamente libero, non una scelta tra due mali.

Scontro geopolitico sulla regolamentazione digitale

Le sanzioni hanno acceso un aspro dibattito politico transatlantico. Joel Kaplan di Meta ha definito l'intervento europeo una "tariffa miliardaria" imposta selettivamente alle aziende americane. Più dura la reazione della Casa Bianca, che ha parlato di "estorsione economica" e di misure che compromettono l'innovazione e le relazioni commerciali.

L'accusa di extraterritorialità normativa rivolta all'Europa appare tuttavia in contraddizione con le indagini antitrust avviate dalle autorità americane nei confronti delle stesse aziende. La doppia morale americana emerge con chiarezza considerando la recente decisione della giudice Leonie Brinkema contro Google, accusata di monopolizzare illegalmente i mercati pubblicitari digitali.

Il Dipartimento di Giustizia statunitense ha addirittura proposto lo smembramento di alcune attività di Google, un approccio più radicale rispetto a quello europeo. Questo parallelismo evidenzia come la narrazione di una "persecuzione europea" delle aziende americane sia più una strategia retorica che una realtà fattuale.

Dal dialogo regolatorio all'enforcement: un cambio di passo

Filomena Chirico, responsabile dell'unità DMA presso la Commissione, ha sottolineato come l'approccio europeo sia orientato al "compliance design", un processo collaborativo per trovare soluzioni strutturali. Tuttavia, le prime sanzioni segnalano un cambio di passo verso un enforcement più deciso.

Andreas Schwab, relatore del DMA al Parlamento europeo, ha chiaramente avvertito: "Le violazioni future saranno sanzionate in modo ancora più severo". La pazienza dell'Europa sembra esaurirsi di fronte alla resistenza dei giganti digitali ad adeguarsi al nuovo quadro normativo.

La relazione della Commissione sulle attività legate al DMA nel 2024 evidenzia i numerosi tentativi di dialogo con le piattaforme, ma i risultati appaiono finora insoddisfacenti. L'approccio inizialmente diplomatico sta evolvendo verso misure coercitive più concrete, segnalando la determinazione europea a far rispettare le proprie regole.

Il futuro del DMA: troppo dialogo e poca azione?

A differenza degli Stati Uniti, dove si parla apertamente di "break-up" delle big tech, l'Europa ha finora evitato di considerare seriamente opzioni così drastiche. La sovranità digitale europea richiede forse un approccio più assertivo, specialmente considerando che molti comportamenti anticoncorrenziali perdurano da oltre 15 anni.

La separazione delle attività è prevista dal DMA solo come extrema ratio in caso di violazioni reiterate, ma ci si chiede se la Commissione non debba dimostrare maggiore coraggio. Con una nuova amministrazione Trump all'orizzonte e possibili tensioni commerciali in aumento, la credibilità regolatoria europea è messa alla prova.

Se l'Europa ha compreso l'importanza di una presenza forte in ambito militare e geopolitico, lo stesso principio dovrebbe applicarsi alla difesa del mercato digitale. Il dialogo regolatorio, per quanto fondamentale, non può sostituire l'azione decisa quando necessaria per proteggere i diritti digitali dei cittadini europei e la competitività del mercato.

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