News Intel taglia altri 5.000 posti di lavoro
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24/07/2025

Le fonti confermano: licenziato principalmente personale amministrativo, clima aziendale molto pessimista dopo i tagli al personale

Intel taglia altri 5.000 posti di lavoro

Il gigante dei semiconduttori Intel si appresta a tagliare altri 5.000 posti di lavoro, concentrandosi principalmente sui siti della California e dell'Oregon, in quello che rappresenta l'ultimo capitolo di una crisi aziendale che ha già portato all'eliminazione di oltre 20.000 dipendenti nell'arco di un anno. La decisione arriva sotto la guida del nuovo CEO Lip-Bu Tan, che ha ereditato un'azienda in difficoltà su più fronti: il declino del dominio nell'architettura x86, l'assenza quasi totale nel mercato delle GPU e il fallimento sostanziale della strategia di servizi foundry per altre aziende di design di chip. L'atmosfera nei principali stabilimenti della compagnia è descritta dai dipendenti come "cupa", con tutti che si chiedono chi sarà il prossimo a ricevere la lettera di licenziamento.

La geografia dei tagli: dall'Oregon all'Arizona

I documenti WARN (Worker Adjustment and Retraining Notification) depositati di recente rivelano la portata geografica dell'operazione di ridimensionamento. Quasi 2.000 dipendenti perderanno il lavoro nei siti di Folsom e Santa Clara in California, mentre altri 2.500 lavoratori saranno tagliati dalle sedi di Hillsboro e Aloha nell'Oregon. L'Arizona, inizialmente coinvolta con 170 licenziamenti, vedrà invece salire il numero a quasi 700 persone secondo i media locali.

Anche il Texas non è stato risparmiato, con dipendenti che stanno ricevendo comunicazioni di esubero. Persino Israele, dove Intel ha sviluppato significative operazioni di fabbricazione per il Medio Oriente, sta assistendo al licenziamento di centinaia di persone, dimostrando come la crisi non conosca confini geografici.

L'eredità di una strategia fallimentare

Per decenni Intel ha vissuto di rendita grazie al suo dominio nell'architettura x86, investendo miliardi in riacquisti di azioni proprie per sostenere il prezzo del titolo e distribuendo generosi dividendi agli azionisti invece di puntare su nuove tecnologie. Oggi questa strategia si rivela un boomerang: i rivali hanno sviluppato capacità di design e produzione superiori, lasciando il colosso di Santa Clara a inseguire in settori cruciali come l'intelligenza artificiale e il computing grafico.

"Tutti guardano alle proprie spalle"

Il piano per trasformare Intel in un fornitore di servizi foundry per altre aziende non ha prodotto i risultati sperati. Inoltre, la legislazione CHIPS americana, che doveva iniettare miliardi nell'industria dei semiconduttori per riportare la produzione negli Stati Uniti, è ora in dubbio, complicando ulteriormente i piani di rilancio dell'azienda.

Il clima interno: paura e incertezza

Un dipendente ancora in servizio ha confermato al The Register che "c'è un'aria di pessimismo" negli stabilimenti. La maggior parte dei tagli sembra concentrarsi su operazioni non core come risorse umane, marketing e altre funzioni di back office, mentre i dipendenti che lavorano sull'hardware sembrano essere stati risparmiati per ora. Tuttavia, l'incertezza regna sovrana: "Tutti si stanno guardando alle spalle", ha riferito la fonte.

Wall Street ha accolto positivamente le notizie sui licenziamenti, come era prevedibile, ma l'impatto sul morale aziendale è devastante. Questa nuova ondata di tagli si aggiunge ai 16.000 licenziamenti annunciati ad agosto 2024, portando il totale delle persone eliminate a oltre 20.000 in meno di dodici mesi.

Una crisi non isolata nel settore

Intel non è sola nel suo momento di difficoltà: anche AMD ha ridotto il personale negli ultimi mesi, segnalando come l'intero settore dei semiconduttori stia attraversando una fase di consolidamento e ristrutturazione. La compagnia ha giustificato i tagli con la necessità di diventare "più snella, veloce ed efficiente", promettendo di "rimuovere la complessità organizzativa e responsabilizzare i nostri ingegneri".

L'obiettivo dichiarato rimane quello di ridurre la forza lavoro del 20% e tagliare i costi operativi, ma resta da vedere se questa strategia sarà sufficiente per far tornare Intel competitiva in un mercato dove ha perso gran parte del suo vantaggio storico. La strada verso la ripresa appare ancora lunga e incerta per quella che un tempo era considerata la regina indiscussa del mondo dei processori.

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