Scenario L'allarme IEA: l'intelligenza artificiale divora energia
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05/05/2025

L'AIE ridimensiona i timori e gli eccessi: analisi equilibrata del rapporto tra intelligenza artificiale e consumo energetico nel pianeta.

L'allarme IEA: l'intelligenza artificiale divora energia

La rivoluzione digitale guidata dall'intelligenza artificiale continua a sollevare interrogativi sul suo reale impatto ambientale, in un dibattito che spesso oscilla tra apocalittici scenari di consumo energetico insostenibile e promesse di un futuro tecnologico perfettamente verde. Il recente rapporto dell'Agenzia Internazionale dell'Energia (IEA) getta finalmente una luce scientifica su questa controversia, sfatando miti e ridimensionando sia gli allarmismi più cupi che le visioni eccessivamente ottimistiche, attraverso un'analisi metodica e basata su dati concreti.

Data center: un impatto energetico sotto controllo

Contrariamente a quanto spesso paventato, l'infrastruttura portante dell'intelligenza artificiale moderna - i data center - incide attualmente solo per l'1,5% sui consumi elettrici globali. Un dato che, se contestualizzato, appare persino modesto: nell'ultimo decennio, i sistemi di condizionamento hanno determinato un aumento della domanda elettrica di 700 TWh, quasi tre volte superiore ai 250 TWh attribuibili ai data center, nonostante il traffico internet sia cresciuto di circa sette volte tra il 2015 e il 2022.

La distribuzione geografica di questi consumi mostra però significative concentrazioni: Stati Uniti, Cina ed Europa rappresentano insieme l'85% del fabbisogno energetico dei data center. Negli USA, questi impianti assorbono già oltre il 4% della domanda elettrica nazionale, mentre in Europa si attestano poco sotto il 2% e in Cina appena sopra l'1%.

Anche proiettando lo sguardo verso il futuro attraverso diversi scenari possibili, il quadro rimane gestibile. Nello scenario base della IEA, entro il 2030 i data center potrebbero raddoppiare la loro incidenza sul consumo elettrico globale, arrivando al 3%, ma rappresenterebbero comunque meno del 10% dell'incremento complessivo previsto della domanda energetica mondiale.

Perfino nello scenario più energivoro, l'impatto dei data center raggiungerebbe solo il 4,4% dei consumi elettrici globali entro il 2035.

Strategie di sostenibilità già in atto

Il rapporto della IEA mette in evidenza come i principali attori del settore stiano già adottando significative strategie di mitigazione dell'impatto ambientale. Le grandi aziende tecnologiche - Amazon, Microsoft, Meta e Google in testa - hanno sottoscritto contratti per l'acquisto di energia da fonti rinnovabili per quasi 50 GW di potenza, equivalenti alla capacità di generazione dell'intera Svezia.

Secondo le previsioni, circa metà dell'aumento della domanda elettrica derivante dai data center sarà coperta da fonti rinnovabili. Il restante fabbisogno vedrà un incremento di gas naturale, con un contributo stimato di 175 TWh nello scenario base, e di energia nucleare, con progetti di small modular reactors (SMRs) già annunciati per circa 25 GW di capacità.

Questa combinazione di fonti a basse emissioni dovrebbe portare a un picco delle emissioni di gas serra associate ai data center intorno all'1% del totale globale entro il 2030, per poi iniziare a decrescere negli anni successivi. Anche il consumo di risorse idriche per il raffreddamento degli impianti, pur in aumento, rimarrà gestibile, rappresentando negli USA meno di un decimo dell'acqua utilizzata per scopi municipali.

L'intelligenza artificiale come alleata della sostenibilità

Il potenziale dell'IA nel ridurre i consumi energetici appare particolarmente promettente. L'adozione su larga scala di queste tecnologie potrebbe generare risparmi annui di 110 miliardi di dollari nel solo settore della generazione elettrica, mentre nel campo della mobilità si potrebbero ottenere riduzioni dei consumi fino al 20%.

Le applicazioni più significative includono l'ottimizzazione dei processi industriali tramite sensori, il controllo di qualità automatizzato, la manutenzione predittiva, i digital twin e la robotica avanzata. Tuttavia, il rapporto identifica anche alcune barriere all'adozione diffusa dell'IA in ambito energetico, prima fra tutte l'accesso limitato ai dati e alle infrastrutture digitali necessarie.

Va considerato inoltre che l'intelligenza artificiale può fungere da potente catalizzatore dell'innovazione in settori cruciali come la medicina e la ricerca sui materiali, con ricadute positive ben oltre il campo energetico. La scoperta di nuove molecole o materiali avanzati potrebbe rivoluzionare le tecnologie di stoccaggio energetico e di generazione rinnovabile, portando a progressi impossibili da ottenere con i metodi tradizionali.

Una visione equilibrata per il futuro

Il quadro delineato dal rapporto IEA suggerisce un approccio pragmatico alla questione: monitorare attentamente i consumi energetici e le emissioni dell'IA, implementando politiche che ne massimizzino i benefici e ne contengano gli impatti negativi, ma evitando allarmismi infondati.

L'analisi scientifica mostra come il bilancio complessivo dell'intelligenza artificiale possa essere positivo dal punto di vista della sostenibilità, a patto che si continui a investire in efficienza energetica e fonti rinnovabili. Le sfide esistono, in particolare il rischio di un effetto rimbalzo che potrebbe vanificare parte dei miglioramenti ottenuti, ma non sembrano giustificare le visioni catastrofiche che spesso dominano il dibattito pubblico.

Il futuro dell'IA e della sostenibilità appare quindi come un percorso di equilibrio, dove le potenzialità della tecnologia dovranno essere indirizzate verso la soluzione delle grandi sfide ambientali piuttosto che diventare esse stesse parte del problema. Una prospettiva che richiede vigilanza e impegno, ma che offre anche concrete ragioni di ottimismo.

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