L'intelligenza artificiale rappresenta una minaccia ben più grande di quanto i mercati finanziari stiano attualmente valutando, e il vero rischio non sta tanto nelle valutazioni gonfiate delle startup tecnologiche quanto nella potenziale obsolescenza di interi settori tradizionali. È questo l'allarme lanciato da Jonathan Gray, presidente del colosso degli investimenti privati Blackstone, durante il Private Capital Summit del Financial Times tenutosi a Londra la scorsa settimana. La sua analisi suggerisce che mentre gli investitori si concentrano sulla possibilità di una bolla speculativa nell'IA, potrebbero perdere di vista l'impatto devastante che questa tecnologia avrà su industrie consolidate da decenni.
La rivoluzione silenziosa che minaccia le professioni tradizionali
Gray ha sottolineato come Blackstone abbia già modificato radicalmente il proprio approccio valutativo, richiedendo ai team di analisi del credito e dell'equity di affrontare l'intelligenza artificiale già nelle prime pagine dei loro memorandum di investimento. La preoccupazione principale riguarda settori che tradizionalmente si basano su processi codificati e ripetitivi: consulenza legale, contabilità, elaborazione di transazioni e gestione di reclami. Secondo il presidente di Blackstone, l'impatto su questi ambiti sarà "profondo", un termine che lascia intendere cambiamenti strutturali irreversibili.
L'analisi di Gray si distingue per una prospettiva controcorrente rispetto al dibattito dominante. Mentre molti osservatori si concentrano sulle valutazioni stratosferiche delle aziende tecnologiche in perdita e sui collegamenti circolari tra i principali attori del settore, il dirigente sposta l'attenzione sui business tradizionali che rischiano di essere spazzati via. "La gente dice: 'Questo odora di bolla', ma non si chiede: 'Che ne sarà delle aziende tradizionali che potrebbero essere massicciamente sconvolte?'" ha dichiarato al quotidiano britannico.
Il parallelo con l'era della bolla dot-com
Il presidente di Blackstone non nega la presenza di eccessi speculativi nell'ecosistema dell'IA, paragonando la situazione attuale a quella di Pets.com nel 2000, il celebre fallimento simbolo della bolla tecnologica di fine millennio che molti italiani ricorderanno come l'era delle dot-com. Gray ammette che l'entusiasmo degli investitori renderà inevitabile una certa "cattiva allocazione del capitale", ma sostiene che la portata della rivoluzione AI sia talmente vasta da giustificare comunque l'ottimismo.
Una posizione simile era stata espressa poche settimane prima da Jeff Bezos, fondatore di Amazon, durante l'Italian Tech Week. Bezos aveva distinto tra una "bolla industriale" e una "bolla finanziaria", sottolineando come anche un eventuale crollo dei prezzi azionari nel settore tecnologico non cancellerebbe i benefici concreti della tecnologia. Il riferimento dell'imprenditore statunitense era stato alla fibra ottica sopravvissuta al crack delle dot-com e ai farmaci salvavita rimasti disponibili dopo il crollo del settore biotech negli anni Novanta.
La percezione distorta dei lavoratori
Interessante notare come la ricerca "Workers Say Fears About GenAI Taking Their Jobs is Overblown" di PYMNTS Intelligence abbia evidenziato un paradosso nella percezione dell'intelligenza artificiale generativa da parte dei lavoratori. Mentre la maggioranza riconosce che la tecnologia rappresenta una minaccia sistemica di sostituzione occupazionale, riconoscendone quindi il potenziale dirompente su larga scala, un numero significativamente inferiore di persone teme concretamente per il proprio posto di lavoro. Questa discrepanza tra percezione collettiva e individuale potrebbe riflettere un meccanismo psicologico di difesa o una sottovalutazione reale dei rischi.
Le parole di Bezos, secondo cui "gli investitori hanno difficoltà in mezzo a questa eccitazione a distinguere tra buone e cattive idee", sembrano confermare la visione di Gray. Entrambi i leader concordano sul fatto che, al di là delle inevitabili speculazioni finanziarie, l'intelligenza artificiale rappresenta un fenomeno reale destinato a trasformare radicalmente ogni settore industriale, con conseguenze che Wall Street potrebbe non aver ancora pienamente compreso o prezzato nei propri modelli di valutazione.
