Tecnologia AI e CIO: nuova alleanza per il futuro IT
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29/10/2025

L'AI trasforma il lavoro IT dall'ingegneria al servizio clienti. I CIO devono puntare su formazione, mentoring e trasparenza per trattenere i talenti.

AI e CIO: nuova alleanza per il futuro IT

L'intelligenza artificiale sta ridisegnando il mondo del lavoro IT in modo così profondo da costringere le aziende a ripensare completamente non solo le competenze richieste, ma l'intera architettura dei ruoli e delle responsabilità. Mentre il mercato tecnologico attraversa una fase di raffreddamento, la trasformazione innescata dall'AI accelera cambiamenti strutturali che vanno ben oltre le normali fluttuazioni economiche. I leader IT si trovano oggi di fronte a una sfida duplice: gestire la contrazione delle posizioni tradizionali e allo stesso tempo costruire le fondamenta per un ecosistema lavorativo radicalmente nuovo.

Il crollo delle posizioni entry-level e la rivoluzione delle competenze

I numeri parlano chiaro e delineano uno scenario preoccupante per chi cerca di entrare nel settore tecnologico. Secondo il rapporto "Tech Hiring 2025" di Indeed, le offerte di lavoro nel settore IT sono diminuite del 36% rispetto ai primi mesi del 2020. La situazione è ancora più drammatica per le posizioni junior e generaliste, che hanno registrato un calo del 34%, mentre i ruoli manageriali e di esperienza intermedia sono scesi del 19%.

Lindsey Fagan, stratega globale di Indeed, identifica due dinamiche parallele: "Da un lato assistiamo a un rallentamento generale dell'industria tecnologica, dall'altro è in corso una trasformazione strutturale catalizzata dall'intelligenza artificiale". Le mansioni ripetitive vengono automatizzate, alzando inevitabilmente la barriera d'ingresso al settore. Le aziende non cercano più semplici programmatori, ma professionisti capaci di gestire, integrare e scalare sistemi di AI.

Quando il codice lo scrive la macchina: ridefinire il ruolo dell'ingegnere

Manu Sud, vicepresidente senior per la tecnologia di AvidXchange, osserva come l'avvento dell'AI generativa stia spostando il baricentro delle competenze verso prompt engineering, integrazione di sistemi intelligenti e risoluzione di problemi complessi. "Sono convinto che ogni livello dell'ingegneria software subirà cambiamenti radicali", afferma Sud. "Dobbiamo ridefinire le mansioni stesse."

Gli ingegneri junior rappresentano l'esempio più evidente di questa trasformazione. Tradizionalmente impegnati nella scrittura di codice base, nel debugging e nella documentazione, vedono ora queste attività delegate sempre più spesso all'intelligenza artificiale. Le aziende cercano invece professionisti con capacità di problem solving, definizione dei problemi e revisione critica del codice generato automaticamente.

L'AI non è il pilota, ma il copilota

Dati raccolti da Indeed rivelano che il 37% dei professionisti tecnologici ha visto il proprio ruolo ridefinito o ristrutturato negli ultimi due anni a causa dell'AI generativa. Il 52% riporta ricollocazioni di personale IT all'interno delle organizzazioni, mentre il 26% ha assistito a licenziamenti o eliminazioni di posizioni direttamente collegati all'adozione dell'intelligenza artificiale.

La paura dell'obsolescenza e la fuga dei talenti

Sebbene solo il 23% dei lavoratori IT tema concretamente di perdere il lavoro a causa dell'AI, emerge un dato ancora più preoccupante per le aziende: il 41% degli intervistati dichiara che cercherebbe un nuovo impiego se assistesse a licenziamenti legati all'intelligenza artificiale, anche se non direttamente coinvolto. Questo fenomeno rappresenta una minaccia seria alla retention dei talenti e richiede strategie di comunicazione chiare e trasparenti sull'utilizzo dell'AI.

Fagan sottolinea l'importanza cruciale di riprogettare le posizioni entry-level: "Invece di mansioni puramente esecutive, bisogna offrire esperienze pratiche nel controllo qualità dei dati, nella valutazione degli output dell'AI, nel pensiero sistemico e nell'utilizzo responsabile dell'intelligenza artificiale". Tutto questo deve essere accompagnato da programmi di mentorship robusti che sviluppino competenze ampie e potenziale di leadership fin dall'inizio della carriera.

Le aree che assorbono maggiormente il personale riqualificato sono, secondo Indeed, la cybersecurity, l'analisi dati e i dipartimenti specificamente dedicati all'AI.

Formazione continua: il divario tra offerta e percezione

La transizione fluida verso l'era dell'AI richiede investimenti massicci nella formazione, tanto per le aziende quanto per i professionisti. Tuttavia, emerge un gap significativo: mentre il 54% degli intervistati conferma che la propria organizzazione offre programmi di aggiornamento tecnologico, il 33% ritiene che la formazione sia insufficiente. Ancora più significativo è che il 64% avverte una pressione medio-alta nell'acquisire nuove competenze.

AvidXchange ha risposto a questa sfida introducendo un corso obbligatorio di prompt engineering per tutti i dipendenti. "Il prompt engineering è una competenza fondamentale per aumentare produttività ed efficienza quando si lavora con l'AI generativa", spiega Sud. L'azienda ha registrato un aumento nell'utilizzo degli strumenti di AI e un miglioramento nella qualità sia dei prompt che dei risultati generati.

Sud enfatizza l'importanza di creare una cultura in cui le persone mantengano il controllo: "L'AI è un copilota, non un pilota". AvidXchange ha creato un ambiente in cui tutti i dipendenti possono sperimentare e apprendere direttamente, crescendo insieme all'evoluzione tecnologica.

Il paradosso generazionale e il potere del mentoring tra pari

Il rapporto "Tech Hiring Trust Gap 2025" di Dice rivela un dato interessante: i professionisti di livello intermedio sono i più adatti all'adozione dell'AI, mentre sia i neo-assunti che i senior mostrano maggiore resistenza ai processi lavorativi centrati sull'intelligenza artificiale.

Sud conferma questo pattern anche in AvidXchange: "I professionisti di livello medio dimostrano apertura e volontà di sperimentare, mentre alcuni senior esprimono scetticismo, lamentando che l'AI genera codice impreciso o finisce in loop durante le correzioni automatiche". Tuttavia, l'evoluzione rapida degli strumenti negli ultimi diciotto mesi, con una comprensione contestuale molto più sofisticata, sta gradualmente convincendo anche i più esperti.

AvidXchange ha capitalizzato l'adattabilità dei professionisti di livello intermedio creando programmi di mentoring interni. I dipendenti esperti nell'uso dell'AI vengono abbinati a colleghi junior o meno confidenti, facilitando il trasferimento di competenze attraverso una piattaforma interna dove sperimentare direttamente con gli strumenti. "Sempre più dipendenti accolgono l'AI e la integrano naturalmente nelle attività quotidiane di sviluppo software", conclude Sud.

Investire nell'umano per vincere con l'intelligenza artificiale

La chiave per implementare l'AI senza perdere talenti risiede in tre elementi fondamentali: una visione realistica, comunicazione trasparente su ambiti di utilizzo e cambiamenti nei ruoli, e la costruzione di una cultura organizzativa che favorisca apprendimento e sperimentazione.

Lindsey Fagan riassume la strategia vincente: "L'equilibrio è tutto. Utilizzare l'AI per aumentare la produttività, ma reinvestire il tempo liberato in mentoring, riqualificazione e sviluppo delle nuove generazioni". L'avvertimento è chiaro: "Ignorare questo aspetto significa allontanare i giovani talenti e compromettere il futuro aziendale. Le organizzazioni che prevarranno nel lungo periodo saranno quelle che usano l'AI per amplificare il valore umano, non per sostituirlo."

Fonte: cio.com

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