Mercato Italia 1 Giga: come usare i 733 milioni disponibili
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31/12/2025

Fondi confermati per Italia 1 Giga con proroga di quattro anni: ora si attende la definizione dei criteri di distribuzione delle risorse.

Italia 1 Giga: come usare i 733 milioni disponibili

Il destino di 733 milioni di euro destinati alla banda ultralarga in Italia rappresenta oggi uno dei nodi più intricati della strategia digitale nazionale. Questi fondi, salvati in extremis dalla Manovra e allocati al Fondo di Connettività per completare il Piano Italia 1 Giga, dovrebbero colmare le lacune di una copertura a macchia di leopardo che rischia di escludere intere aree del Paese dalla rivoluzione digitale. Ma la vera sfida non è solo economica: riguarda la scelta del modello operativo e degli attori che dovranno portare a termine un'impresa finora dimostratasi più complessa del previsto.

Il rebus della distribuzione: mega gara o approccio territoriale?

Il governo ha optato per l'utilizzo di una "facility" gestita da Invitalia, con l'ambizioso obiettivo di completare tutto nell'arco di diciotto mesi e conservare così i fondi europei. Tuttavia, considerando i ritardi accumulati nei precedenti tentativi, questo cronoprogramma appare ottimistico. Sul tavolo restano interrogativi cruciali: si procederà con una nuova gara d'appalto per i 580mila civici ancora scoperti? Si opterà per un mega bando centralizzato o si preferiranno mini bandi regionali che potrebbero coinvolgere anche operatori di dimensioni ridotte?

La questione tecnologica aggiunge ulteriore complessità: quale spazio verrà riservato al satellite Starlink e ad altre soluzioni come l'FWA (Fixed Wireless Access)? Domande che attendono risposte concrete mentre il Dipartimento della Transizione Digitale, insieme a Invitalia, lavora alle decisioni definitive senza apparentemente prevedere una nuova consultazione pubblica.

Open Fiber e Fibercop: il duello dei protagonisti

Il ruolo di Open Fiber è al centro di una valutazione critica. Dopo le difficoltà emerse in due bandi precedenti – Piano BUL e Italia 1 Giga – con problemi di manodopera e impennate dei costi in corso d'opera, le performance del principale operatore wholesale only sono sotto esame. L'alternativa potrebbe essere Fibercop, l'altro grande player della fibra a livello wholesale, ma anche questa soluzione presenta criticità: l'azienda si affiderebbe alle stesse imprese sistemiche che già dichiarano di essere in sovraccarico.

La geografia della disconnessione richiede un nuovo modello operativo

Particolarmente paradossale risulta la conflittualità tra i due operatori principali, che secondo i desiderata politici dovrebbero convergere in un'unica entità. Una situazione resa ancora più stridente dalla presenza tra gli azionisti di entrambi di soggetti pubblici – MEF da una parte e CDP dall'altra – che rappresentano teoricamente gli stessi interessi nazionali. Questo scenario complica ulteriormente il lavoro di Infratel, la società controllata da Invitalia che funge da arbitro nella partita Italia 1 Giga.

La proposta degli operatori locali: bandi provinciali

L'AIIP (Associazione Italiana Internet Provider) propone un cambio di paradigma radicale. Il vicepresidente Giovanni Zorzoni denuncia il fallimento dell'approccio centralistico e sollecita l'apertura di bandi su base provinciale, capaci di mobilitare tutte le energie produttive del territorio. "Gli operatori ad alta vocazione territoriale, che fuori dai riflettori continuano a costruire connessioni reali con mezzi propri e personale interno, devono essere valorizzati", sostiene Zorzoni.

L'associazione metterà a disposizione delle istituzioni uno studio indipendente sui civici ancora esclusi – definiti "gli ultimi tra gli ultimi" – che rappresentano i casi più complessi e costosi da raggiungere. Secondo questa analisi, il frazionamento dei lotti su base provinciale aumenterebbe la contendibilità e permetterebbe di impiegare parallelamente tutta la manodopera disponibile, evitando la concentrazione nelle mani dei soliti grandi appaltatori come Sirti o Valtellina.

Neutralità tecnologica e vincoli europei

Un aspetto cruciale riguarda il rispetto della neutralità tecnologica imposta dal Regolamento Europeo sugli Aiuti di Stato. I progetti di incentivo legati alla banda larga satellitare, per quanto promettenti, devono conformarsi a questi parametri per evitare procedure di infrazione. L'AIIP raccomanda inoltre meccanismi premianti per la connettività VHCN (Very High Capacity Network), che garantirebbero investimenti più efficaci e duraturi nel tempo.

Non meno importante, sottolinea l'associazione, è la necessità che tutti gli operatori rispettino le normative di settore, inclusa l'aderenza al Piracy Shield e agli altri filtri previsti dalla legge. La partita della banda ultralarga italiana si gioca dunque su molteplici tavoli: finanziario, tecnologico, normativo e organizzativo. E il rischio di ripetere per la terza volta gli errori del passato resta concreto se non si adotterà un approccio realmente innovativo.

Fonte: key4biz.it

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