Il consenso unanime dei decision maker
Il rapporto CAIO di agosto 2025 condotto da PYMNTS Intelligence ha rivelato dati sorprendenti: il 98% dei responsabili prodotto statunitensi è convinto che l'intelligenza artificiale generativa rivoluzionerà le operazioni aziendali nei prossimi tre anni. Non si tratta di visionari o early adopter in cerca di novità, ma di dirigenti esperti provenienti da aziende con fatturati superiori ai 250 milioni di dollari annui. Questi professionisti, che quotidianamente approvano budget milionari e definiscono strategie di prodotto, hanno spostato le loro aspettative da semplici incrementi di produttività a veri e propri ripensamenti operativi.
La trasformazione in corso ricorda quella vissuta dal cloud computing o dalla cybersecurity: l'IA generativa non è più considerata un "progetto di innovazione" accessorio, ma sta entrando nella categoria delle necessità infrastrutturali. Questo cambiamento di percezione segna il definitivo superamento della fase sperimentale.
Un mercato ancora frammentato ma in rapida evoluzione
Paradossalmente, nonostante il consenso sull'importanza strategica dell'IA generativa, il panorama dei fornitori rimane estremamente frammentato. Nessun provider ha ancora conquistato una leadership decisiva che attraversi tutti i settori industriali, creando invece un mosaico di specializzazioni verticali. OpenAI domina nel settore tecnologico, conquistando il 50% delle preferenze dei Chief Product Officer intervistati, mentre Google prevale nel comparto beni con il 30% e Microsoft guida nei servizi con il 24%.
Questa segmentazione riflette sia la relativa giovinezza del mercato sia le esigenze altamente specializzate dei diversi comparti industriali. Le aziende tecnologiche privilegiano le prestazioni dei modelli e gli strumenti per sviluppatori, i produttori valutano l'integrazione con i sistemi di supply chain, mentre i fornitori di servizi danno priorità alla conformità normativa e alla qualità dell'interazione con i clienti.
Strategie di rischio e diversificazione
La scelta di un provider di IA nel 2025 rappresenta tanto una decisione di gestione del rischio quanto di capacità tecniche. Molti dirigenti stanno adottando strategie di diversificazione, utilizzando fornitori diversi per ricerca e sviluppo interno, applicazioni rivolte ai clienti e analisi specializzate. Questo approccio ricalca quanto accaduto nella prima era del cloud computing, quando le aziende mantenevano presenza sia su AWS che su Azure per mitigare le dipendenze.
OpenAI attrae le aziende che cercano modelli all'avanguardia e flessibilità per gli sviluppatori, Google conquista punti per l'integrazione dei dati aziendali e le capacità multilingue, Microsoft offre IA integrata negli ecosistemi software familiari facilitando l'adozione nei settori più conservatori, mentre Nvidia porta vantaggi nell'integrazione hardware-software, particolarmente per le aziende con elevate esigenze computazionali.
Oltre il ciclo dell'hype tradizionale
I dati del 2025 suggeriscono che l'IA generativa stia seguendo un percorso diverso dal tradizionale "ciclo dell'hype" caratterizzato da entusiasmo iniziale, inevitabile disillusione e successiva normalizzazione. Invece di un pattern "esplosione-crollo", si osserva una migrazione rapida dalla prova di concetto all'utilità integrata, più simile alla curva di adozione degli smartphone o della banda larga internet che alle onde effimere dell'hype sul metaverso.
L'implicazione più significativa, e forse preoccupante, emerge dal divario tra riconoscimento e preparazione. Quasi tutti i CPO credono che l'IA generativa trasformerà il loro business, ma molti operano ancora in organizzazioni dove la cultura aziendale resiste ai cambiamenti rapidi, dove i programmi pilota si bloccano per mancanza di sponsorizzazione dirigenziale, o dove i cicli di approvvigionamento non riescono a tenere il passo con i tassi di aggiornamento tecnologico.
La consolidazione del mercato appare inevitabile man mano che le capacità dell'IA convergono e i team di procurement cercano vantaggi di scala. La domanda cruciale è se questa consolidazione sarà guidata dalla superiorità tecnica, dalla leva sui prezzi o dai controlli normativi. La risposta a questa domanda determinerà il futuro competitivo di un mercato che sta ridefinendo le basi stesse dell'operatività aziendale moderna.