Tecnologia IBM licenzia HR per l'AI: "Investiamo in altri ruoli"
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15/05/2025

L'investimento di IBM nell'intelligenza artificiale ha portato a un aumento dell'occupazione, secondo il CEO Arvind Krishna.

IBM licenzia HR per l'AI: "Investiamo in altri ruoli"

Nell'era della trasformazione digitale, il dibattito sugli effetti dell'intelligenza artificiale sull'occupazione assume contorni sempre più complessi e talvolta controintuitivi. Mentre il timore di una sostituzione massiccia di lavoratori con sistemi automatizzati continua a preoccupare l'opinione pubblica, il caso IBM offre uno spunto di riflessione significativo: l'implementazione di tecnologie AI ha portato a un incremento complessivo del personale, pur modificando radicalmente la composizione della forza lavoro dell'azienda.

Riconversione professionale: l'esperienza IBM oltre i luoghi comuni

Secondo quanto riportato dal Wall Street Journal lo scorso 6 maggio, IBM ha operato una significativa riorganizzazione interna, sostituendo alcune centinaia di dipendenti del reparto risorse umane con agenti AI. Questi sistemi intelligenti sono stati programmati per analizzare fogli di calcolo, condurre ricerche e persino redigere email in modo autonomo, automatizzando così processi precedentemente affidati a personale umano.

La conseguenza più rilevante di questa trasformazione, tuttavia, non è stata una contrazione dell'organico complessivo, ma piuttosto un aumento delle assunzioni in settori strategici come la programmazione e le vendite. "Nonostante il considerevole lavoro svolto in IBM per sfruttare l'AI e l'automazione su determinati flussi di lavoro aziendali, il nostro impiego totale è effettivamente aumentato", ha dichiarato Arvind Krishna, CEO dell'azienda.

L'intelligenza artificiale non elimina il lavoro, lo trasforma.

Krishna ha identificato nelle aree di "pensiero critico" - come l'ingegneria del software, le vendite e il marketing - i settori che hanno beneficiato maggiormente di questo riorientamento delle risorse. Si tratta di ambiti in cui le persone devono "interagire con altri esseri umani, invece di svolgere semplicemente lavoro di routine", ha specificato il dirigente durante l'intervista.

La questione dei dazi e l'impatto sul business tecnologico

Nel corso della stessa intervista, il CEO di IBM ha affrontato anche il tema dei dazi commerciali imposti dall'amministrazione Trump, specificando che il loro impatto sul bilancio dell'azienda è stato "molto limitato". Questa resilienza deriva principalmente dal fatto che la maggior parte dei computer mainframe e dei sistemi quantistici IBM vengono prodotti sul territorio nazionale americano.

Krishna non ha nascosto, tuttavia, una certa preoccupazione per le possibili ripercussioni indirette: i dazi potrebbero causare una contrazione generale della domanda, con effetti particolarmente sensibili sulla divisione di consulenza dell'azienda. "Se l'impatto si mantiene tra il 3 e il 4%, si può stringere i denti e gestire la situazione. Se l'impatto dovesse avvicinarsi al 10%, allora sarebbero necessarie decisioni manageriali molto più drastiche", ha commentato.

Il dialogo tra big tech e politica

L'attenzione del settore tecnologico verso le politiche commerciali è testimoniata dall'incontro avvenuto il 10 marzo scorso tra Donald Trump e i CEO di importanti aziende come IBM, Intel, Qualcomm e HP. Durante questo summit, sono state discusse le implicazioni dei dazi sull'industria tecnologica americana e le prospettive per la produzione nazionale.

Un portavoce dell'industria ha confermato che "le politiche commerciali e la produzione statunitense sono temi prioritari per i nostri dirigenti", sottolineando l'importanza strategica di queste questioni per il futuro del settore.

La democratizzazione dell'intelligenza artificiale

Krishna si è espresso anche sul futuro dell'AI, prevedendo una massiccia diffusione della tecnologia in correlazione alla riduzione dei costi. "Osserveremo un'esplosione nell'utilizzo man mano che i costi diminuiranno", aveva dichiarato in un'intervista a Bloomberg Television lo scorso febbraio.

Questa previsione si inserisce in un contesto in cui l'intelligenza artificiale sta progressivamente passando da tecnologia elitaria a strumento di uso comune, con implicazioni profonde per il mercato del lavoro e per l'organizzazione delle aziende. Il caso IBM potrebbe rappresentare un modello di riferimento per comprendere come la rivoluzione digitale, se gestita strategicamente, possa portare a una riqualificazione piuttosto che a una semplice sostituzione della forza lavoro.

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