L'intelligenza artificiale sta per rivoluzionare completamente il panorama lavorativo dei dipartimenti IT entro la fine di questo decennio, ma contrariamente alle previsioni più catastrofiche, non si tradurrà necessariamente in una carneficina occupazionale. Secondo le previsioni della società di analisi Gartner, presentate durante il symposium australiano, il cambiamento sarà tanto radicale quanto graduale, richiedendo una trasformazione profonda nel modo in cui le aziende concepiscono e organizzano il lavoro tecnologico. La vera sfida non sarà tanto evitare i licenziamenti, quanto dimostrare il valore aggiunto che questa rivoluzione può portare alle organizzazioni.
La metamorfosi del lavoro tecnologico
Attualmente, l'81% delle attività nei dipartimenti IT viene svolto da esseri umani che operano senza alcun supporto di intelligenza artificiale. Entro il 2030, questo scenario cambierà drasticamente: il 75% del lavoro IT diventerà un'attività collaborativa tra umani e AI, mentre il restante 25% sarà gestito interamente da sistemi automatizzati. Alicia Mullery, analista vicepresidente di Gartner, sottolinea come questa trasformazione rappresenti un'opportunità per incrementare la capacità lavorativa dei dipartimenti tecnologici.
Il Distinguished VP analyst Daryl Plummer avverte però che questa maggiore efficienza comporterà anche una responsabilità: dimostrare di meritare le risorse umane a disposizione. I leader tecnologici dovranno collaborare attivamente con i colleghi di altri settori aziendali per identificare opportunità di creazione di valore che giustifichino il mantenimento degli organici attuali.
Nessun bagno di sangue in vista
Contrariamente alle narrazioni apocalittiche che circolano nei media, Gartner non prevede un "massacro occupazionale" causato dall'AI, almeno non nei prossimi cinque anni. Le statistiche attuali mostrano che solo l'1% delle perdite di lavoro odierne è direttamente attribuibile all'intelligenza artificiale. Tuttavia, gli analisti prevedono una riduzione significativa delle posizioni entry-level, poiché l'AI permetterà ai dipendenti senior di gestire autonomamente compiti che tradizionalmente venivano delegati ai junior.
I costi nascosti della rivoluzione AI
La vera insidia dell'adozione dell'intelligenza artificiale risiede nei suoi costi nascosti e imprevedibili. A differenza dei sistemi ERP tradizionali, che presentano spese iniziali chiare per licenze, implementazione e formazione, l'AI richiede un investimento continuo e spesso difficile da quantificare. Il ritmo frenetico dell'innovazione nel settore costringe le organizzazioni a una costante esplorazione di nuovi casi d'uso e a continue sessioni di riaddestramento.
Plummer avverte che le aziende dovrebbero aspettarsi di scoprire almeno dieci costi accessori inaspettati. Tra questi figurano l'acquisizione di nuovi dataset, la gestione di modelli multipli e la necessità di utilizzare un modello di AI per verificare l'output di altri sistemi, un passaggio essenziale per garantire l'accuratezza dei risultati. Questi fattori spiegano perché il 65% dei CIO non stia attualmente ottenendo un ritorno economico positivo dai propri investimenti in intelligenza artificiale.
I giganti tecnologici come superpotenze geopolitiche
Nonostante le difficoltà economiche, gli esperti di Gartner consigliano comunque ai dirigenti IT di perseguire l'adozione dell'AI, ma con una strategia oculata nella scelta dei fornitori. I quattro hyperscaler principali - AWS, Microsoft, Google e Alibaba - vengono paragonati a vere e proprie superpotenze geopolitiche per la loro capacità di mobilitare risorse e talenti su scala globale.
Al contrario, aziende come OpenAI, Meta, Anthropic, DeepSeek e XAI vengono classificate come "fornitori wildcard" e considerate "non pronte per l'enterprise". Plummer critica in particolare OpenAI per non aver sviluppato adeguate strutture di licensing per gli acquirenti aziendali più cauti e per la scarsa integrazione con software enterprise comuni come Microsoft 365, nonostante i componenti AI Copilot di quella suite si basino proprio sulla tecnologia OpenAI.
Oltre i chatbot: verso agenti autonomi
La raccomandazione finale degli analisti riguarda l'evoluzione strategica nell'utilizzo dell'AI aziendale. Invece di rimanere ancorati ai chatbot conversazionali, le aziende dovrebbero puntare rapidamente verso agenti interattivi autonomi capaci di svolgere compiti complessi come condurre negoziazioni automatiche con i fornitori. Questo rappresenta il vero salto qualitativo che permetterà alle organizzazioni di sfruttare appieno il potenziale trasformativo dell'intelligenza artificiale nei prossimi anni.