Il mondo della tecnologia ha assistito a un momento di estrema sincerità quando un dirigente Microsoft ha ammesso al Senato francese che l'azienda non può garantire la sovranità dei dati europei dall'accesso delle autorità statunitensi. Una dichiarazione che ha sollevato il velo su una delle questioni più delicate dell'era digitale: chi controlla davvero le informazioni che affidiamo al cloud. Questa confessione rappresenta un momento di verità in un dibattito che finora si era nascosto dietro promesse contrattuali e garanzie legali di dubbia efficacia.
La realtà dietro le promesse di Microsoft
L'approccio di Microsoft per placare le preoccupazioni europee sulla sovranità dei dati si basa su un servizio speciale chiamato Cloud for Sovereignty, accompagnato da impegni contrattuali e dalla promessa di una ferma resistenza legale qualora Washington dovesse bussare alla porta. Tuttavia, questa strategia assomiglia più al tentativo di proteggersi da un'esplosione atomica nascondendosi in un frigorifero. La realtà è molto più complessa di quanto le rassicurazioni aziendali vogliano far credere.
Il problema fondamentale risiede nella natura stessa del cloud computing: si tratta essenzialmente di computer di proprietà altrui. Se qualcun altro può essere costretto dalla legge a permettere l'accesso ai dati con un mandato e una chiavetta USB, allora la sovranità dei dati rimane una chimera.
Il paradosso della sovranità digitale
Il concetto di sovranità dei dati eredita tutte le complessità della sovranità statale tradizionale. Come abbiamo visto con la Brexit britannica, il richiamo emotivo del "riprendere il controllo" si scontra inevitabilmente con la realtà pragmatica delle relazioni internazionali. Due stati sovrani che vogliono cooperare devono necessariamente accettare una diluizione pragmatica del proprio potere individuale in favore di interessi comuni.
Un esempio emblematico è rappresentato dal governo britannico che, forte della sovranità rafforzata post-Brexit, lo scorso anno ha segretamente chiesto ad Apple di inserire una backdoor nei suoi servizi di crittografia. Il risultato? Apple ha rifiutato, Washington è intervenuta duramente, e Londra ha dovuto effettuare una delle inversioni di marcia più rapide della storia recente.
Le conseguenze per l'ecosistema tecnologico europeo
L'Unione Europea potrebbe decidere di vietare completamente la memorizzazione e l'elaborazione di dati sensibili in luoghi dove entità non europee possono richiederne l'accesso. Una mossa del genere rappresenterebbe un colpo devastante per tutti i giganti tecnologici americani, soprattutto considerando che i servizi cloud sono ormai inestricabilmente legati alle strategie di intelligenza artificiale.
Apparentemente, questo scenario favorirebbe i fornitori di servizi cloud europei. Tuttavia, resta da vedere quanto una simile decisione potrebbe irritare l'amministrazione americana e quali potrebbero essere le conseguenze di tale irritazione. La storia recente ci ha insegnato che i cambiamenti in questo settore possono essere rapidi, fondamentali e spesso inaspettati.
La ricerca di soluzioni pragmatiche
La protezione definitiva contro lo spionaggio di stato invisibile e legalmente autorizzato rimane rappresentata dai servizi on-premises. Ma anche questa soluzione comporta interrogativi importanti: la sicurezza dei dati gestita internamente sarà mai paragonabile a quella dei colossi tecnologici? Che cosa si perde in termini di scalabilità e affidabilità?
Per organizzazioni come NSA o GCHQ britannnico, le risposte sono probabilmente chiare. Per tutti gli altri, l'ambiente legale, normativo e di equilibri di potere internazionale in continuo cambiamento significa maggiore incertezza all'orizzonte. L'equazione della sicurezza dei dati si basa su tre fattori fondamentali: quanto ne hai bisogno, quanto limiterà i tuoi obiettivi e quanto costo puoi sostenere.
Nel peggiore degli scenari, la sovranità dei dati potrebbe essere utilizzata per creare un mondo balcanizzato di servizi, dove gli interessi nazionali diventano scuse per eliminare competizione e libertà di scelta. In una visione più ottimistica, si potrebbe costruire un solido framework internazionale per garantire la sovranità dei dati basata sull'origine, indipendentemente dalla localizzazione fisica.