Tecnologia Fine dell'editoria come la conosciamo
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27/06/2025

L'attacco della Silicon Valley ai media tradizionali: come le big tech stanno rivoluzionando l'informazione e sfidando il giornalismo classico.

Fine dell'editoria come la conosciamo
L'industria dell'intelligenza artificiale sta trasformando il panorama mediatico globale in modi che sembrano irreversibili, creando quello che molti definiscono uno scenario da "Google Zero" dove i lettori non visitano più i siti web delle testate giornalistiche. Le aziende tecnologiche hanno costruito chatbot così sofisticati da rispondere a ogni domanda degli utenti sintetizzando contenuti provenienti da articoli di giornali e riviste, eliminando di fatto la necessità di visitare le fonti originali. Questa rivoluzione digitale sta minacciando l'esistenza stessa del giornalismo tradizionale, privando editori e giornalisti del loro pubblico e delle entrate pubblicitarie che ne derivano.

Il crollo del traffico web: numeri che fanno paura

Le statistiche parlano chiaro e dipingono un quadro allarmante per il futuro dell'informazione. Google AI Overviews, il sistema che riassume le pagine web direttamente nei risultati di ricerca, ha già provocato una diminuzione del traffico verso i siti esterni superiore al 34%. Rich Caccappolo, vicepresidente della società che pubblica il Daily Mail, il quotidiano britannico con la maggiore diffusione, non usa mezzi termini: "Tutti gli editori possono vedere che gli Overviews stanno per distruggere il traffico che ricevono dai motori di ricerca, minando uno dei pilastri fondamentali del modello di ricavi digitali".

La situazione è così grave che alcune testate stanno già subendo le conseguenze. Business Insider e Daily Dot hanno recentemente annunciato licenziamenti, e secondo fonti interne, il calo del traffico causato dai chatbot potrebbe essere una delle cause principali. Come ha dichiarato un ex dipendente di Business Insider al giornalista Oliver Darcy: "Business Insider è stata costruita per un internet che non esiste più".

L'ecosistema dell'AI che cannibalizza il giornalismo

ChatGPT, Claude, Grok, Perplexity e altri prodotti basati sull'intelligenza artificiale hanno già sostituito i motori di ricerca tradizionali per oltre il 25% degli americani. Questi sistemi vengono addestrati su enormi quantità di libri e articoli, spesso acquisiti senza autorizzazione, e utilizzano tecniche di web scraping per generare risposte aggiornate attingendo direttamente dalle notizie più recenti. Il paradosso è evidente: gli editori creano il valore, ma le aziende di AI intercettano il loro pubblico, gli abbonamenti e i ricavi pubblicitari.

"La mia preoccupazione è che non accadrà tra tre o cinque anni—per scherzo dico che accadrà martedì prossimo"

Le aziende tecnologiche interpellate su questa problematica offrono risposte evasive o dati poco convincenti. Google sostiene di inviare traffico di "qualità superiore" ai siti degli editori, ma rifiuta di fornire dati a supporto di questa affermazione. OpenAI fa riferimento a un articolo che mostra come ChatGPT stia inviando più traffico ai siti web rispetto al passato, ma i numeri assoluti rimangono modesti: la BBC, per esempio, ha ricevuto 118.000 visite da ChatGPT ad aprile, una cifra irrisoria rispetto alle centinaia di milioni di visitatori mensili.

La battaglia legale e i contratti di licenza

Gli editori stanno reagendo su due fronti principali. Il primo è quello legale: almeno 12 cause giudiziarie che coinvolgono più di 20 editori sono state intentate contro le aziende di AI. Tuttavia, l'esito di questi processi è tutt'altro che certo e le decisioni potrebbero arrivare quando ormai il danno sarà irreparabile. Il secondo approccio prevede la stipula di accordi di licenza con le aziende tecnologiche, permettendo ai loro prodotti di riassumere articoli o utilizzare contenuti editoriali per l'addestramento dei modelli.

Negli ultimi due anni sono stati siglati almeno 72 accordi di licenza tra editori e aziende di AI, ma la negoziazione si rivela estremamente sbilanciata. Come racconta Caccappolo: "Ho sentito un tremendo squilibrio al tavolo delle trattative". Il problema fondamentale è l'assenza di standard di prezzo per l'addestramento di un modello linguistico su un libro o un articolo. Le aziende tecnologiche, avendo già dimostrato la capacità e la volontà di appropriarsi dei contenuti senza pagare, godono di un potere negoziale straordinario.

Il valore nascosto dei contenuti di qualità

La ricerca condotta da Ziff Davis sui dataset di addestramento dell'AI ha rivelato che i contenuti provenienti da fonti "ad alta autorevolezza", come i principali quotidiani e riviste, sono più desiderabili per le aziende di AI rispetto ai post di blog e social media. Anche i ricercatori di Microsoft hanno scritto pubblicamente sull'importanza dei "dati di alta qualità", suggerendo che i contenuti in stile manuale potrebbero essere particolarmente preziosi.

Tuttavia, rimangono molte domande senza risposta: le biografie sono più o meno importanti delle opere storiche? La narrativa di qualità ha un ruolo significativo? I libri più datati mantengono un valore? Amy Brand, direttrice e editrice del MIT Press, sottolinea l'urgenza di trovare "una soluzione che prometta di aiutare a determinare il valore equo di contenuti specifici creati dall'uomo nel mercato attivo dei dati di addestramento per i modelli linguistici".

Un futuro senza intermediari?

Le dichiarazioni dei CEO delle principali aziende tecnologiche lasciano intravedere una visione del futuro che potrebbe escludere completamente gli editori tradizionali. Sam Altman di OpenAI ha parlato di un sistema "opt-in" dove gli autori potrebbero ricevere "micropagamenti" quando il loro nome, aspetto e stile vengono utilizzati, una proposta che contrasta completamente con le pratiche attuali della sua azienda. Sundar Pichai di Google ha suggerito che emergerà una "soluzione di mercato" che potrebbe non coinvolgere gli editori: "Ci sarà un mercato in futuro, penso—ci saranno creatori che creeranno per l'AI. Le persone troveranno una soluzione".

Questa visione riecheggia il modello Uber: attrarre lavoratori inizialmente, distruggere l'industria tradizionale, poi controllare algoritmicamente salari, benefici e carichi di lavoro. Se l'estinzione di massa degli editori dovesse verificarsi, alcuni giornalisti potrebbero sopravvivere attraverso piattaforme come Substack, YouTube o TikTok, ma il giornalismo investigativo — che richiede risorse significative e comporta rischi legali — potrebbe non trovare spazio in questo nuovo ecosistema dominato dall'intelligenza artificiale.

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