Approfondimenti Europa sfida i giganti USA sul cloud, ecco IONOS
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16/06/2025

Le aziende che non valutano alternative nell'hosting sono "negligenti" secondo il CTO di EU hosting: il mondo è cambiato e serve adattamento.

Europa sfida i giganti USA sul cloud, ecco IONOS

Le aziende europee stanno ripensando radicalmente le loro strategie cloud, spinte da crescenti preoccupazioni sulla sovranità digitale e dall'imprevedibilità delle politiche statunitensi. Quello che fino a poco tempo fa sembrava impensabile - abbandonare i giganti americani del cloud computing - sta diventando non solo possibile, ma secondo alcuni esperti del settore, una scelta obbligata per i dirigenti IT responsabili. La questione è emersa con forza durante il recente summit di Nextcloud, dove fornitori europei di servizi cloud e software hanno lanciato un messaggio chiaro: ignorare le alternative ai colossi americani è ormai da considerarsi "negligente".

La risposta tardiva dei giganti americani

I grandi operatori statunitensi hanno cercato di correre ai ripari di fronte alle crescenti preoccupazioni europee. Microsoft ha promesso di battersi contro il governo americano qualora venissero avanzate richieste di accesso ai dati dei clienti, mentre Google ha aggiornato i suoi servizi cloud sovrani lo scorso maggio. Amazon Web Services ha annunciato piani per creare un'unità cloud europea "legalmente indipendente" entro la fine del 2025.

Tuttavia, secondo il dottor Markus Noga, CTO del provider cloud europeo IONOS, molte di queste iniziative rappresentano quello che definisce "sovereignty washing". Durante un'intervista, Noga ha spiegato come alcuni operatori cerchino di rassicurare i clienti creando semplici filiali locali o rivendendo servizi cloud dei giganti americani, senza offrire vera indipendenza tecnologica.

Il mito della capacità insufficiente

Una delle obiezioni più frequenti riguardo al passaggio a fornitori europei riguarda la presunta inadeguatezza delle infrastrutture locali. Secondo questa narrazione, i servizi offerti nell'Unione Europea non potrebbero competere con quelli dei giganti americani per capacità e scalabilità dei data center.

La maggior parte dei clienti non ha bisogno di risorse colossali

Noga respinge categoricamente questa tesi, sottolineando come IONOS mantenga deliberatamente capacità di riserva sufficiente e abbia piani di crescita ben definiti. "La maggior parte dei clienti e dei loro carichi di lavoro non sono colossali", spiega, specificando che le richieste tipiche variano tra 200 e 10.000 core di elaborazione.

L'accelerazione del cambiamento

L'interesse verso alternative europei ai colossi americani ha subito un'impennata negli ultimi mesi. Noga riferisce che IONOS sta ricevendo richieste da aziende che precedentemente non avrebbero mai preso in considerazione fornitori alternativi. Questa tendenza è confermata anche da altri operatori del settore: Jonathan Bryce, CEO della Open Infrastructure Foundation, ha registrato un "grande aumento" nell'interesse per alternative ai giganti del cloud, mentre Mark Boost di CIVO ha descritto come "sorprendente" la velocità del cambiamento.

Per il settore privato, i tempi di transizione rimangono realisticamente di tre-sei trimestri, il che significa che gli effetti concreti di questa tendenza potrebbero manifestarsi chiaramente nell'arco di un anno. Nel frattempo, il settore pubblico e le organizzazioni non governative stanno già accelerando i processi di migrazione, spinti da vincoli normativi e preoccupazioni sulla privacy dei dati.

La vera sfida per i dirigenti IT europei non è più se considerare alternative ai provider americani, ma come gestire questa transizione in modo strategico, bilanciando sicurezza, sovranità digitale e continuità operativa in un panorama tecnologico in rapida evoluzione.

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