La crescente preoccupazione dell'Unione Europea per il dominio americano nel settore dei pagamenti digitali sta spingendo verso una svolta tecnologica significativa: l'accelerazione dello sviluppo dell'euro digitale potrebbe infatti passare attraverso l'adozione di una blockchain pubblica anziché privata. Questa decisione strategica arriva in un momento cruciale, quando gli Stati Uniti hanno approvato una normativa sulle stablecoin che rischia di consolidare ulteriormente la supremazia del dollaro nei pagamenti transfrontalieri. Il timing non è casuale e riflette una battaglia geopolitica per il controllo dell'infrastruttura finanziaria globale del futuro.
La sfida americana che cambia le carte in tavola
L'approvazione della legge statunitense sulle stablecoin ha fatto scattare un campanello d'allarme a Bruxelles e Francoforte. Le stablecoin ancorate al dollaro potrebbero infatti rafforzare la loro posizione già dominante nel mercato dei pagamenti internazionali, creando una dipendenza ancora maggiore dalla valuta americana. Questa prospettiva ha spinto i funzionari europei a riconsiderare non solo i tempi, ma anche l'approccio tecnologico per il lancio dell'euro digitale.
La Banca Centrale Europea, interpellata dal Financial Times, ha confermato di stare valutando diverse tecnologie per l'euro digitale, specificando che nessuna decisione definitiva è ancora stata presa. Tuttavia, il lavoro preparatorio va avanti da anni e l'urgenza sembra crescere di mese in mese.
L'autonomia monetaria europea sotto pressione
Pierre Gramegna, direttore generale del Meccanismo Europeo di Stabilità, aveva già lanciato l'allarme a marzo, sottolineando come l'interesse dell'amministrazione Trump per le criptovalute e le stablecoin denominate in dollari potesse minacciare l'autonomia monetaria e la stabilità finanziaria europea. Le sue parole sono state profetiche: "Questo euro digitale è oggi più necessario che mai", aveva dichiarato ai giornalisti.
La visione di Gramegna trova eco nelle dichiarazioni di Piero Cipollone, membro del consiglio direttivo della BCE, che già a febbraio aveva evidenziato come l'atteggiamento favorevole alle criptovalute della nuova amministrazione americana potesse paradossalmente accelerare i tempi per l'euro digitale. L'obiettivo è chiaro: dotare l'Europa di un metodo di pagamento elettronico indipendente dalle aziende statunitensi.
Un fenomeno globale in rapida espansione
L'Europa non è sola in questa corsa verso le valute digitali delle banche centrali. Secondo il think tank Atlantic Council, ben 134 paesi che rappresentano il 98% dell'economia mondiale stanno esplorando le CBDC (Central Bank Digital Currencies). Josh Lipsky, direttore senior del GeoEconomics Center presso l'Atlantic Council, ha sfatato il mito del scarso utilizzo: "C'è stata una narrativa secondo cui i paesi che hanno lanciato le CBDC hanno registrato un utilizzo basso o nullo, ma negli ultimi mesi abbiamo assistito a una vera crescita nell'adozione".
Il cambio di rotta tecnologico verso una blockchain pubblica rappresenterebbe una svolta significativa per l'UE, tradizionalmente più cauta nell'adozione di tecnologie decentralizzate. Questa scelta potrebbe garantire maggiore trasparenza e interoperabilità, elementi chiave per competere efficacemente con gli strumenti di pagamento digitali americani nel mercato globale.
La partita per il controllo dei pagamenti digitali internazionali si gioca ora su più fronti: tecnologico, normativo e geopolitico. L'Europa sembra aver compreso che il tempo delle valutazioni prudenziali sta per scadere, e che l'accelerazione dell'euro digitale non è più solo un'opzione, ma una necessità strategica per mantenere la propria sovranità monetaria nell'era digitale.