Nel mondo della finanza contemporanea si sta consumando un fenomeno che molti esperti paragonano alle bolle speculative del passato. L'entusiasmo sfrenato per le cosiddette "crypto treasury strategies" sta trasformando aziende in difficoltà in veicoli di investimento per criptovalute, con conseguenze che potrebbero rivelarsi devastanti per gli investitori meno preparati. La questione non riguarda più solo se l'intelligenza artificiale rappresenti una bolla finanziaria, ma se il vero rischio speculativo si nasconda proprio nel settore delle strategie di tesoreria basate su asset digitali.
Dal tabacco elettronico alle criptovalute: metamorfosi aziendali discutibili
La casistica è impressionante e rivela un pattern preoccupante. Una società europea specializzata in investimenti nel calcio ha visto le proprie azioni schizzare del 400% dopo aver annunciato l'intenzione di accumulare solana. Un produttore di sigarette elettroniche ha registrato un'impennata dell'800% dichiarando la propria conversione a una strategia di tesoreria basata su BNB. Il caso forse più clamoroso riguarda Eightco Holdings, le cui azioni sono esplose del 5.600% dopo l'annuncio di un piano per accumulare Worldcoin, la criptovaluta legata al controverso progetto di scansione oculare fondato da Sam Altman, CEO di OpenAI.
Questi esempi rappresentano solo la punta dell'iceberg di un fenomeno in rapida espansione. Secondo quanto riportato da Cointelegraph, attualmente esistono 172 società quotate in borsa che hanno adottato strategie di detenzione di bitcoin, e ben 48 sono nate solo nell'ultimo trimestre. La maggior parte di queste aziende operava a livelli di penny stock prima di avventurarsi nel mondo crypto, senza alcuna esperienza pregressa negli asset digitali.
L'eredità di Michael Saylor e Strategy
Il modello che tutti cercano di replicare è quello di Strategy, la società di software gestita da Michael Saylor che nel 2020 ha scommesso tutto su bitcoin con risultati straordinari per il valore delle sue azioni. Tuttavia, Chris Brodersen, managing director di Eisner Advisory Group, avverte che molte aziende stanno guardando alle criptovalute come a un'ancora di salvezza piuttosto che come a una strategia aziendale coerente. "Ci sono società che vedono il crypto come un modo per salvarsi la pelle", ha dichiarato Brodersen a Business Insider.
Il parallelismo con la bolla delle dot-com è quasi inevitabile. All'epoca, società minori vedevano il proprio valore esplodere semplicemente annunciando nuove iniziative su internet, per poi crollare rapidamente e bruciare i risparmi degli investitori ansiosi di esposizione alla nuova tecnologia. Il fenomeno risale addirittura al 2017, quando un'azienda senza legami con il settore aggiunse la parola "blockchain" al proprio nome e vide immediatamente le proprie azioni salire del 500%.
Segnali di allarme e rischi sistemici
Andrew Duca, fondatore della piattaforma di consulenza fiscale crypto Awaken Tax, ritiene che la bolla si sia già formata. "La maggior parte delle tesorerie di asset digitali non gestisce realmente business on-chain, si limitano ad acquistare token chiamandola 'strategia'", ha spiegato. "È così che iniziano le bolle: aziende che inseguono tendenze senza riflettere sul perché lo fanno".
I timori riguardo questa bolla si stanno intensificando man mano che le principali criptovalute come bitcoin ed ethereum continuano la loro tendenza al ribasso, trascinando con sé le azioni delle società di detenzione crypto. Duca non si sorprende di questa dinamica: quando le aziende sono costrette a vendere, il declino accelera, e la fiducia crolla rapidamente quando gli investitori si rendono conto che molte di queste tesorerie erano semplicemente scommesse su token senza una vera strategia alle spalle.
Cosa aspettarsi dallo scoppio della bolla
Le conseguenze di un eventuale scoppio potrebbero essere gravi, soprattutto per determinate categorie di investitori. Chris Kline, COO e cofondatore di BitcoinIRA, prevede che "se la bolla scoppia, probabilmente esporrà le società che hanno adottato strategie di tesoreria crypto puramente come salvagente piuttosto che per un genuino interesse strategico negli asset digitali". Gli investitori più colpiti saranno coloro che hanno aderito all'entusiasmo per le tesorerie crypto senza comprendere la salute finanziaria sottostante delle imprese.
Un ulteriore motivo di preoccupazione riguarda le tesorerie eccessivamente indebitate, che potrebbero innescare margin call e strette di liquidità attraverso la svalutazione delle garanzie. Alcuni osservatori, tra cui il noto sostenitore delle criptovalute Mike Novogratz, avevano lanciato l'allarme già ad agosto che il trend avesse raggiunto il picco, ma il proliferare di nuove tesorerie è proseguito ininterrottamente. Persino figure bullish come l'analista di Fundstrat Tom Lee e Dan Ives di Wedbush hanno prestato il proprio nome ad alcune di queste iniziative, conferendo legittimità a operazioni che potrebbero rivelarsi altamente speculative.
Per gli investitori, la lezione fondamentale resta quella di valutare attentamente i piani aziendali effettivi e la strategia concreta delle società, oltre agli asset digitali che intendono detenere. La differenza tra un'opportunità genuina e un'operazione speculativa potrebbe determinare il confine tra profitto e perdita totale del capitale investito.