L'Europa continua a navigare in acque agitate quando si tratta di regolamentare i giganti tecnologici americani, con la Commissione Europea che deve bilanciare l'applicazione rigorosa delle nuove normative digitali e le pressioni economiche per finanziare questa supervisione. Mentre alcuni parlamentari europei spingono per l'introduzione di una tassa specifica che copra i costi di monitoraggio del Digital Markets Act, Bruxelles sembra per ora resistere a questa opzione. La questione rimane aperta e potrebbe influenzare significativamente il rapporto tra le autorità europee e le Big Tech nei prossimi anni.
Due pesi e due misure nella regolamentazione digitale
La posizione della Commissione Europea appare curiosamente diversa a seconda della normativa in questione. Henna Virkkunen, vicepresidente esecutivo della Commissione, ha dichiarato a Reuters che attualmente non esiste alcuna proposta per introdurre una tassa sul Digital Markets Act, nonostante le pressioni parlamentari. Questa scelta contrasta nettamente con l'approccio adottato per il Digital Services Act, che dal 2023 impone alle grandi piattaforme online una tassa pari allo 0,05% del loro fatturato netto mondiale annuo.
Il Digital Markets Act, entrato in vigore nel 2023, rappresenta uno dei tentativi più ambiziosi dell'Unione Europea di contenere il potere delle multinazionali tecnologiche. La normativa si applica a sei colossi: Alphabet, Amazon, Apple, ByteDance, Meta Platforms e Microsoft, imponendo loro regole precise per prevenire comportamenti anticoncorrenziali.
Le battaglie legali già in corso
L'esperienza con il Digital Services Act dimostra quanto possano essere controverse queste tasse di supervisione. Nel febbraio 2024, Meta e TikTok hanno contestato legalmente le commissioni loro imposte, aprendo un fronte di battaglia che si è rapidamente allargato. TikTok ha criticato specificamente la metodologia di calcolo, contestando l'uso di stime di terze parti sui numeri degli utenti attivi mensili come base per determinare l'importo totale da versare.
La Commissione Europea non ha fatto passi indietro, ribadendo la propria determinazione a difendere la propria posizione nei tribunali. Nel marzo scorso, Bruxelles ha comunicato di aver imposto alle maggiori piattaforme online una tassa collettiva di 58,2 milioni di euro per coprire i costi di supervisione del Digital Services Act nel 2025.
Un fronte americano sempre più compatto
Le normative europee stanno attirando critiche sempre più esplicite da oltreoceano. Il vicepresidente americano J.D. Vance ha indicato il Digital Services Act come esempio di quella che definisce "regolamentazione eccessiva" dell'intelligenza artificiale da parte dell'Unione Europea, includendo in questa critica anche gli sviluppatori di AI con sede negli Stati Uniti. Questa posizione suggerisce che le tensioni commerciali tra Europa e America nel settore tecnologico potrebbero intensificarsi nei prossimi anni.
Le regole del gioco imposte dal Digital Markets Act
Al centro delle discussioni c'è una normativa che mira a ridisegnare completamente le regole della concorrenza digitale. Il Digital Markets Act vieta alle piattaforme di dare priorità ai propri servizi rispetto a quelli dei concorrenti e impedisce la fusione di dati personali provenienti da servizi diversi. La legge proibisce inoltre alle aziende di utilizzare i dati raccolti da commercianti terzi per adottare pratiche competitive contro di loro, e obbliga le compagnie a permettere agli utenti di scaricare applicazioni da piattaforme rivali, una disposizione che ha già scatenato numerose polemiche nel settore tecnologico.