Opinioni Cloud divide le aziende in silos isolati
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02/12/2025

L'ambiente IT aziendale ha acquisito praticità senza precedenti grazie al cloud e ai SaaS, ma molti leader non si accorgono della perdita di una visione d'insieme.

Cloud divide le aziende in silos isolati

Le aziende moderne godono di una libertà tecnologica senza precedenti: servizi cloud e piattaforme SaaS permettono di attivare nuove funzionalità in pochi clic, con una carta di credito e un abbonamento mensile. Quello che un tempo richiedeva mesi o anni di progettazione ora si completa in giorni, se non in ore. Eppure, dietro questa straordinaria velocità si nasconde un prezzo silenzioso che molti leader aziendali non hanno ancora compreso appieno: la perdita della capacità di vedere l'insieme, di progettare l'architettura complessiva dei sistemi aziendali come un tutto coerente e armonico.

Il paradosso dell'era digitale è che l'estrema facilità di accesso alle tecnologie sta frammentando ciò che un tempo era integrato. Ogni reparto sceglie autonomamente gli strumenti che ritiene migliori, li implementa rapidamente e li sostituisce con altrettanta disinvoltura quando necessario. Questa autonomia operativa, apparentemente virtuosa, sta trasformando i sistemi informativi aziendali in un mosaico disordinato di soluzioni disconnesse, dove nessuno possiede più la mappa completa del territorio.

Quando l'architettura lascia spazio al bricolage digitale

C'è stato un tempo in cui i sistemi informativi aziendali somigliavano a cattedrali: strutture imponenti progettate con visione d'insieme, dove ogni elemento aveva un ruolo preciso nell'economia generale dell'edificio. I dipartimenti IT tracciavano progetti decennali, i sistemi core venivano rinnovati con cadenze programmate, e attorno a questi gravitavano applicazioni satellite integrate secondo una logica coerente. Certo, c'era rigidità, ma anche ordine: qualcuno possedeva la "grammatica dell'integrazione" specifica di quell'organizzazione, conosceva i flussi di dati, comprendeva dove risiedevano le responsabilità.

L'accelerazione del cloud ha demolito queste fondamenta senza che una nuova filosofia di governance avesse il tempo di consolidarsi. Il risultato è una giungla tecnologica dove coesistono sistemi legacy costruiti internamente, decine di SaaS specializzati, piattaforme gestite da fornitori esterni e interfacce con partner commerciali. Questi elementi si connettono e disconnettono continuamente, modificando la propria configurazione a ogni nuovo contratto o aggiornamento.

La malattia invisibile che non genera allarmi

Il problema della frammentazione moderna non si manifesta con eventi drammatici come blackout di rete o attacchi informatici eclatanti. Al contrario, si insinua nella quotidianità come una patologia cronica: tutto sembra funzionare, eppure qualcosa stona costantemente. I sistemi girano, gli schermi rispondono, non ci sono messaggi di errore evidenti. Eppure, in tutta l'organizzazione si accumula una sensazione diffusa che "qualcosa non quadra".

Gli esempi sono molteplici e familiari a chi lavora in contesti aziendali complessi. Due sistemi registrano lo stesso evento con timestamp leggermente sfasati. I processi batch che trasferiscono dati tra reparti iniziano a rallentare senza motivo apparente. Durante le riunioni nessuno sa con certezza "quale sia il numero giusto" da considerare. Un fornitore SaaS modifica le specifiche delle proprie API senza preavviso: le elaborazioni tecnicamente funzionano, ma il significato dei dati trasmessi cambia, portando il management a basare decisioni su informazioni distorte.

La frammentazione non è un guasto tecnico, ma un'erosione silenziosa della coerenza organizzativa

Quando arriva il momento delle verifiche contabili o degli audit, emergono discrepanze inspiegabili: numeri che dovrebbero coincidere perfettamente risultano introvabili nei sistemi. Questi problemi raramente vengono classificati come "malfunzionamenti" ufficiali, quindi vengono assorbiti come costi invisibili: correzioni manuali in Excel, aggiustamenti concordati via email tra colleghi, ore di lavoro spese a riconciliare informazioni contraddittorie.

L'ironia delle buone intenzioni

Ciò che rende questa situazione particolarmente insidiosa è che nessuno è colpevole. Anzi, ogni decisione che contribuisce alla frammentazione nasce da motivazioni legittime e razionali. Il reparto vendite adotta il CRM più efficace per raggiungere gli obiettivi trimestrali. Il marketing seleziona strumenti di analytics all'avanguardia per intercettare i cambiamenti di mercato. L'IT cerca di minimizzare i rischi di sicurezza con risorse limitate. Il management richiede velocità e capacità di adattamento per non restare indietro rispetto ai concorrenti.

Ogni singola scelta, vista dalla prospettiva del reparto che la compie, è sensata e giustificabile. Il paradosso sta nel fatto che l'insieme di queste "ottimizzazioni locali" non produce necessariamente un "ottimo globale". Al contrario: più ogni funzione aziendale persegue la propria efficienza specifica, più l'immagine complessiva dell'azienda si frantuma e perde coerenza.

Ad aggravare la situazione interviene la dissoluzione dei confini tradizionali. Un tempo integrare significava definire chiaramente "chi è responsabile di cosa" e "quale sistema fa fede". Con l'adozione di SaaS decisi autonomamente dai reparti, stabilire questi confini diventa impossibile. Il modello dati di un servizio cloud condiziona involontariamente i processi operativi di un altro reparto. Una modifica nelle specifiche di uno strumento esterno impatta le regole di gestione dell'inventario a livello aziendale. Tecnologia e organizzazione si influenzano reciprocamente in modi imprevedibili, e le aziende perdono progressivamente la capacità di descrivere la propria struttura con un linguaggio condiviso.

Oltre la tecnologia: ricostruire la capacità di immaginare l'insieme

Di fronte a questa diagnosi, la tentazione potrebbe essere quella di tornare al centralismo informatico del passato: un dipartimento IT onnipotente che approva ogni strumento, impone standard rigidi e blocca le eccezioni. Sarebbe però una soluzione controproducente. In un contesto competitivo caratterizzato da cambiamenti rapidi, imporre l'uniformità assoluta significherebbe paralizzare l'azienda e privarla della flessibilità necessaria per sopravvivere.

La vera sfida consiste nel trovare un equilibrio dinamico tra autonomia dei reparti e coerenza complessiva, senza considerarli principi incompatibili. Questo richiede di superare il livello della mera "integrazione tecnica" – collegare API e far fluire dati – per raggiungere quello dell'"integrazione semantica": capire e condividere il significato delle informazioni attraverso l'intera organizzazione.

Cosa significa concretamente? Significa tracciare e rendere trasparente il percorso delle informazioni: dove nascono i dati, come vengono trasformati, in quale contesto vengono utilizzati, quali decisioni supportano. Questa consapevolezza del "lineage" informativo deve attraversare i confini dipartimentali e diventare patrimonio comune dell'organizzazione.

La nuova governance: immaginare ciò che non si può controllare completamente

La bussola per orientarsi in questo scenario complesso è quella che potremmo chiamare "capacità di immaginare l'insieme". Non si tratta di avere un genio solitario che memorizza ogni dettaglio tecnico, ma di costruire una cultura organizzativa dove si riconosce umilmente che la complessità sistemica è intrinsecamente impossibile da dominare completamente. Ciò che conta è mantenere vivo un processo continuo di confronto e ricostruzione collettiva della visione d'insieme.

Management, IT e reparti operativi devono portare al tavolo comune le proprie prospettive parziali, articolare ciò che vedono dal loro punto di osservazione, identificare le incongruenze non come problemi tecnici ma come divergenze nella comprensione e nella definizione dei concetti. Attraverso questo dialogo strutturato, l'organizzazione sviluppa una metacognizione: diventa consapevole di ciò che non sa, individua i propri punti ciechi, riconosce dove manca allineamento.

Gli strumenti digitali continueranno a moltiplicarsi e sostituirsi rapidamente, i volumi di dati cresceranno esponenzialmente. In questo flusso incessante, perfezionare i singoli componenti serve a poco se manca una visione d'insieme. Per navigare l'era della frammentazione mantenendo un'identità coerente e la capacità di evolvere intenzionalmente, le aziende devono investire non solo in tecnologie ma soprattutto nelle capacità cognitive umane: nella facoltà di raccontare e reinterpretare continuamente la propria struttura organizzativa.

Questa intelligenza collettiva, apparentemente modesta e poco appariscente rispetto alle soluzioni tecnologiche più sofisticate, rappresenta in realtà il vantaggio competitivo più solido e duraturo nell'epoca dominata da cloud e SaaS. È la differenza tra un'organizzazione che subisce passivamente la frammentazione e una che riesce a trasformare la diversità degli strumenti in ricchezza strategica, preservando la coerenza della propria narrazione aziendale.

Fonte: cio.com

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