Il dato che preoccupa: tre aziende su quattro sostituiscono invece di integrare
Il report pubblicato lunedì scorso da Anthropic mostra che il 77% delle aziende utilizza Claude, il loro sistema di intelligenza artificiale, per automatizzare completamente le mansioni lavorative. Al contrario, soltanto il 12% delle imprese sfrutta questa tecnologia per migliorare o potenziare il lavoro umano esistente. Secondo i ricercatori, questo dato suggerisce che le aziende considerano Claude principalmente come un modo per delegare completamente i compiti, piuttosto che come uno strumento di collaborazione.
Peter McCrory, responsabile economico di Anthropic, ha spiegato a Bloomberg che i ricercatori non sono ancora certi se questa tendenza all'automazione dipenda dalle "nuove capacità del modello" che permettono all'IA di assumere maggiori responsabilità, oppure dal fatto che "le persone si sentono più a loro agio" con l'intelligenza artificiale e sono "più disposte a delegare determinati compiti a Claude".
Dalla programmazione all'amministrazione: i settori sotto pressione
Le aree più colpite da questa ondata di automazione riguardano principalmente la scrittura di codice informatico e le mansioni amministrative. Claude è in grado di generare codice autonomamente, similmente ad altri strumenti come Replit e Cursor, che creano blocchi di programmazione partendo da semplici istruzioni testuali. La potenza di questi sistemi è tale da poter potenzialmente sostituire completamente il lavoro degli ingegneri del software.
Il CEO di Anthropic, Dario Amodei, ha lanciato una previsione che fa riflettere durante un evento del Council on Foreign Relations lo scorso marzo: "Tra 12 mesi, potremmo trovarci in un mondo dove l'IA scrive essenzialmente tutto il codice". Una prospettiva che ridisegnerebbe completamente il settore tecnologico e le competenze richieste nel mercato del lavoro.
L'allarme per i posti di lavoro: scenari da fantascienza che diventano realtà
Le preoccupazioni di Anthropic non si limitano al presente, ma si estendono a scenari futuri che sembrano usciti da un romanzo di fantascienza. Amodei aveva già lanciato l'allarme a maggio, predicendo che l'intelligenza artificiale potrebbe eliminare la metà di tutti i posti di lavoro entry-level nei settori dei colletti bianchi entro i prossimi cinque anni. Secondo le sue stime, questo fenomeno potrebbe portare la disoccupazione a raggiungere livelli compresi tra il 10% e il 20%.
I settori più vulnerabili identificati dal CEO includono il diritto, la tecnologia e la finanza - proprio quegli ambiti che tradizionalmente hanno rappresentato trampolini di lancio per i giovani professionisti. Si tratta di una prospettiva che ridisegna completamente il concetto di carriera professionale per le nuove generazioni, costringendo a ripensare percorsi formativi e strategie di inserimento lavorativo.
Una ricerca che apre nuovi interrogativi
Lo studio di Anthropic solleva questioni fondamentali sul futuro delle relazioni tra uomo e macchina nel mondo del lavoro. La ricerca futura dovrà determinare se l'alto tasso di automazione dipenda effettivamente da un salto qualitativo nelle capacità dell'IA o semplicemente da una maggiore predisposizione delle persone ad affidarsi a questi strumenti. McCrory ha sottolineato che comprendere questa dinamica rappresenta "un'area di ricerca importante per il futuro", poiché dalle risposte dipenderanno le strategie per gestire la transizione tecnologica in corso.
La distinzione non è meramente accademica: se il fenomeno fosse dovuto principalmente a un cambio di atteggiamento verso la tecnologia, ci sarebbe spazio per politiche che incoraggino un uso più collaborativo dell'IA. Se invece la causa fosse un reale salto di qualità nelle capacità automatiche, la sfida diventerebbe quella di ripensare completamente i modelli economici e sociali su cui si basa la nostra società.