L'83,4% dei dipendenti italiani considera prioritario che il proprio lavoro contribuisca al benessere psicofisico complessivo, secondo l'8° Rapporto Censis-Eudaimon sul welfare aziendale. La ricerca, realizzata in collaborazione con Eudaimon e altre aziende, evidenzia come questa esigenza sia condivisa da dirigenti (76,8%), impiegati (86,1%) e operai (79,5%), oltre che dalle diverse fasce d'età.
Questi dati rivelano un cambiamento culturale significativo nel mondo del lavoro italiano. I dipendenti non vedono più la propria occupazione solo come fonte di reddito, ma come parte integrante del proprio benessere complessivo. Per le aziende, rispondere a questa esigenza diventa cruciale per attrarre e trattenere i talenti, migliorare la produttività e ridurre l'assenteismo.
Il rapporto mette in luce anche le criticità legate allo stress lavorativo. Il 31,8% dei lavoratori dipendenti ha sperimentato forme di burn-out, con una percentuale che sale al 47,7% tra i giovani. Inoltre, il 73% ha vissuto situazioni di stress o ansia legate al lavoro, mentre il 76,8% fatica a trovare un equilibrio tra vita privata e professionale.
Un fenomeno preoccupante emerso dallo studio è la cosiddetta "sindrome da corridoio", che colpisce circa 3 milioni di dipendenti. Questa condizione sfuma i confini tra vita lavorativa e personale, con il 25,7% dei lavoratori che porta i problemi di casa in ufficio e il 36,1% che fa l'opposto, compromettendo sia la performance lavorativa che le relazioni personali.
Per affrontare queste sfide, i lavoratori esprimono una forte richiesta di supporto. Il 63,5% dei dipendenti desidererebbe assistenza per attività come meditazione, yoga o consulenze psicologiche. Inoltre, emerge un forte desiderio di tempo libero: l'89,4% vorrebbe più tempo per sé, l'86,2% per stare con amici e parenti, e il 78,9% per l'attività fisica.
Le aziende possono rispondere a queste esigenze implementando politiche di welfare aziendale mirate. Programmi di supporto psicologico, corsi di gestione dello stress, e iniziative per promuovere l'equilibrio vita-lavoro possono fare la differenza. Alcune imprese stanno già adottando approcci innovativi, come l'introduzione di "mental health days" o l'offerta di abbonamenti a app di meditazione e benessere mentale.
La flessibilità degli orari e lo smart working emergono come fattori chiave per il benessere dei dipendenti. Le aziende che adottano modelli di lavoro ibridi o flessibili possono ottenere vantaggi significativi in termini di soddisfazione e produttività del personale. Allo stesso tempo, è fondamentale garantire che questa flessibilità non si traduca in una maggiore invasione del lavoro nella vita privata.
Il rapporto sottolinea anche l'importanza del clima aziendale: per il 94,6% dei dipendenti, un buon rapporto con superiori e colleghi è fondamentale per il benessere. Le imprese possono investire in programmi di team building, formazione sulla leadership e iniziative per migliorare la comunicazione interna.
In conclusione, il Rapporto Censis-Eudaimon evidenzia la necessità di un approccio olistico al benessere dei lavoratori. Le aziende che sapranno rispondere a questa sfida, integrando il benessere dei dipendenti nella loro strategia complessiva, potranno ottenere vantaggi competitivi significativi in termini di attrazione e ritenzione dei talenti, produttività e reputazione aziendale.