L'intelligenza artificiale sta ridisegnando profondamente il panorama occupazionale nel settore IT, trasformando non solo le competenze richieste ma l'intera struttura delle organizzazioni tecnologiche. I licenziamenti aumentano, le posizioni entry-level si riducono drasticamente e i ruoli tradizionali vengono ripensati da zero, mentre le aziende cercano disperatamente di bilanciare innovazione e retention dei talenti. Secondo il rapporto 2025 di Indeed sul mercato del lavoro tecnologico, le offerte di lavoro nel settore tech sono crollate del 36% rispetto all'inizio del 2020, con un calo del 34% per le posizioni junior e del 19% per quelle manageriali.
Il paradosso della trasformazione tecnologica
Lindsey Fagan, strategist globale di Indeed, identifica due forze che operano simultaneamente nel mercato: da un lato il raffreddamento generale dell'industria tecnologica, dall'altro una vera e propria rivoluzione strutturale innescata dall'AI. "Le attività ripetitive vengono automatizzate, alzando la barriera d'ingresso. Le aziende non cercano più semplici programmatori, ma professionisti capaci di gestire, integrare e scalare sistemi di intelligenza artificiale", spiega Fagan.
La ricerca evidenzia come praticamente ogni funzione IT stia subendo questa metamorfosi: dall'ingegneria software al quality assurance, dall'analisi dati alla gestione di progetti e prodotti, fino ai servizi di assistenza tecnica. Il prompt engineering, l'integrazione AI e la risoluzione di problemi complessi stanno diventando le competenze centrali, sostituendo rapidamente capacità considerate fino a ieri fondamentali.
Gli ingegneri junior nell'era dell'automazione
Manu Sud, vicepresidente senior per la tecnologia di AvidXchange, osserva che la rivoluzione colpisce particolarmente le posizioni di ingresso. "Fino a poco tempo fa, gli ingegneri junior si occupavano di scrivere codice base, debugging e documentazione. Oggi l'AI gestisce autonomamente queste mansioni. Le aziende cercano professionisti con capacità di problem solving, definizione dei problemi e revisione del codice generato dall'AI", afferma Sud.
I dati di Indeed confermano questa tendenza: il 37% dei professionisti tecnologici dichiara che il proprio ruolo è stato ridefinito o ristrutturato negli ultimi due anni a causa dell'intelligenza artificiale generativa. Nel 52% delle organizzazioni si è verificata una ricollocazione delle funzioni IT, mentre il 26% dei lavoratori ha assistito a licenziamenti o eliminazione di posizioni dovuti all'adozione dell'AI.
La minaccia invisibile della fuga di talenti
Sebbene solo il 23% dei lavoratori tema concretamente di perdere il posto a causa dell'AI, emerge un dato preoccupante per le aziende: il 41% dei dipendenti dichiara che cercherebbe un nuovo impiego se assistesse a licenziamenti legati all'automazione, anche se non direttamente coinvolti. Questo fenomeno rappresenta una sfida cruciale per i leader IT, che devono sviluppare strategie di comunicazione trasparenti sull'utilizzo dell'intelligenza artificiale per evitare emorragie di competenze.
Secondo Fagan, la chiave sta nella riprogettazione delle posizioni junior: "Invece di compiti ripetitivi, bisogna offrire esperienze pratiche nella gestione della qualità dei dati, valutazione degli output AI, pensiero sistemico e utilizzo responsabile dell'intelligenza artificiale. Combinando questo con mentorship solida, si possono sviluppare competenze ampie e potenziale di leadership fin dall'inizio". Le destinazioni principali per la ricollocazione del personale riqualificato sono risultate la cybersecurity, l'analisi dati e i dipartimenti dedicati all'AI.
Formazione: il divario tra offerta e percezione
La transizione richiede investimenti massicci in formazione, ma qui emerge un problema critico. Mentre il 54% degli intervistati afferma che la propria organizzazione offre programmi di aggiornamento tecnologico, ben il 33% li considera insufficienti. Parallelamente, il 64% dichiara di sentire una pressione da moderata a elevata per migliorare costantemente le proprie competenze.
AvidXchange ha affrontato questa sfida introducendo un corso obbligatorio di prompt engineering per tutti i dipendenti. "Il prompt engineering è la competenza fondamentale per aumentare produttività ed efficienza quando si lavora con l'AI generativa", spiega Sud. L'azienda ha registrato un aumento nell'adozione dell'AI e un miglioramento nella qualità dei prompt e dei risultati generati dopo l'implementazione del programma formativo.
Il fattore generazionale e la resistenza al cambiamento
Il rapporto "2025 Tech Hiring Trust Gap" di Dice rivela un pattern interessante nell'adozione dell'AI: i professionisti di livello intermedio mostrano la maggiore familiarità con gli strumenti di intelligenza artificiale, mentre sia i neoassunti che i senior specialist tendono a resistere maggiormente ai processi di lavoro basati sull'AI. Sud conferma questo fenomeno anche nella sua organizzazione: "I professionisti di livello intermedio sperimentano volentieri, mentre alcuni senior si mostrano scettici, lamentandosi che l'AI genera codice impreciso o non comprende il contesto, creando loop infiniti di correzioni automatiche".
Tuttavia, l'evoluzione rapida della tecnologia sta cambiando le percezioni. "Negli ultimi diciotto mesi gli strumenti AI sono diventati molto più intelligenti ed efficienti, comprendendo contesti più ampi. Di conseguenza, anche il personale senior di AvidXchange sta diventando progressivamente più a suo agio con l'utilizzo dell'AI", osserva Sud.
Il mentoring come ponte generazionale
AvidXchange ha trasformato l'alta capacità di adattamento dei professionisti di livello intermedio in un vantaggio strategico attraverso un programma di mentorship interno. Dipendenti esperti nell'uso dell'AI vengono abbinati a colleghi junior o meno sicuri nell'utilizzo delle nuove tecnologie per sessioni di tutoraggio. La piattaforma interna permette a tutti i dipendenti di sperimentare direttamente con gli strumenti AI, facilitando l'acquisizione naturale delle competenze.
"Oggi sempre più dipendenti accettano l'AI e la integrano naturalmente nel lavoro quotidiano di sviluppo software", sottolinea Sud. L'approccio dell'azienda enfatizza che l'intelligenza artificiale deve rimanere uno strumento di supporto: "È fondamentale creare una cultura in cui le persone mantengano il controllo anche nell'era dell'AI. L'intelligenza artificiale è un copilota, non il pilota".
Investire nell'umano per vincere col tecnologico
La sostenibilità a lungo termine delle organizzazioni nell'era AI non dipende dalla tecnologia stessa, ma dalla capacità dei dipendenti di adattarsi, apprendere continuamente e dall'inclusività aziendale. Sud sottolinea: "Anche l'AI è tecnologia. La tecnologia continuerà a evolversi, ma ciò che determina la resilienza aziendale è l'adattabilità dei dipendenti, l'apprendimento continuo e l'inclusività. Una cultura che trascende generazioni e livelli gerarchici diventa la forza che sostiene l'innovazione a lungo termine".
Lindsey Fagan di Indeed conclude con una visione chiara: "La strategia intelligente risiede nell'equilibrio. Usare l'AI per aumentare la produttività, ma reinvestire il tempo liberato in mentoring, riqualificazione e sviluppo della prossima generazione di talenti". E avverte: "Ignorare questo aspetto significa allontanare i giovani talenti e compromettere il futuro aziendale. Le organizzazioni che vinceranno nel lungo periodo saranno quelle che usano l'AI per amplificare il valore delle persone, non per escluderle".