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Tecnologia AI 2026: le sfide per i CIO secondo Gartner
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L'intelligenza artificiale agente emerge come trend chiave del 2025. Gartner identifica l'AI agente tra le tecnologie strategiche per guidare la trasformazione digitale.

AI 2026: le sfide per i CIO secondo Gartner

Il panorama dell'intelligenza artificiale sta attraversando una fase di profonda confusione terminologica che rischia di compromettere investimenti e strategie aziendali. Secondo Gartner Japan, la distinzione tra "AI Agent" e "Agentic AI" rappresenta uno dei nodi critici da sciogliere per comprendere dove si dirige realmente il settore. Tadaaki Mataga, Distinguished Vice President Analyst dell'azienda, non usa mezzi termini: quello che stiamo vivendo è paragonabile a una vera e propria rivoluzione industriale, con tutto ciò che comporta in termini di opportunità e rischi per le imprese, soprattutto quelle giapponesi.

La confusione che blocca l'innovazione

Il mercato sta mescolando concetti fondamentalmente diversi, creando aspettative irrealistiche. Gli AI Agent sono sistemi che richiedono una configurazione dettagliata da parte degli utenti, una sorta di "artigianato digitale" che esegue compiti relativamente semplici seguendo istruzioni precise. L'Agentic AI, invece, rappresenta un'evoluzione radicale: sistemi autonomi capaci di gestire attività complesse, dotati di memoria, capacità di pianificazione e orientamento agli obiettivi.

Mataga paragona questa situazione ai primi giorni di Internet, quando il mercato era invaso da prodotti spacciati per innovativi ma privi di sostanza reale. Oggi assistiamo a quello che viene definito "agent washing": vendor che riconfezionano prodotti esistenti aggiungendo l'etichetta "agent" senza implementare funzionalità realmente innovative. La tecnologia alla base degli AI Agent, peraltro, non è nuova: strumenti come LangChain esistono dal 2022, ma l'esplosione di ChatGPT alla fine dello stesso anno ha temporaneamente spostato l'attenzione altrove.

Perché quattro progetti su dieci falliranno

Le previsioni di Gartner dipingono uno scenario di forte polarizzazione. Entro il 2028, almeno il 15% delle decisioni operative quotidiane nelle aziende sarà delegato all'Agentic AI. Tuttavia, entro la fine del 2027, oltre il 40% dei progetti in questo ambito verrà abbandonato a causa di costi insostenibili, mancanza di chiarezza sul valore aziendale e controlli inadeguati sui rischi.

La differenza tra successo e fallimento si riduce a una parola: capability, ovvero la capacità organizzativa e individuale. Le aziende che delegano completamente ai fornitori esterni, senza sviluppare competenze interne, sono destinate all'insuccesso. Il ciclo è sempre lo stesso: richiesta di proposte senza una comprensione solida, avvio di proof of concept senza verificare le reali capacità dei sistemi, risultati deludenti, abbandono del progetto. Molte imprese giapponesi, sottolinea Mataga, stanno già incontrando difficoltà con la RAG (Retrieval-Augmented Generation), e questo rende estremamente precario qualsiasi tentativo di implementare agenti più sofisticati.

La trasformazione digitale non è questione di skill, ma di investimento strategico

I protocolli che cambieranno tutto

Nel 2026, l'attenzione si sposterà sui sistemi multi-agente, dove diversi AI agent collaborano per raggiungere obiettivi complessi. Due protocolli stanno emergendo come fondamentali per questa evoluzione: A2A (Agent-to-Agent) e MCP (Model Context Protocol). Il primo, annunciato da Google Cloud nell'aprile 2025, definisce le regole di comunicazione tra agenti. Il secondo, proposto da Anthropic nel novembre 2024, permette agli agenti di interagire con strumenti e dati esterni, fornendo loro quello che Mataga chiama "mani e piedi" per eseguire compiti concreti.

Questi sistemi multi-agente potranno operare all'interno di un singolo vendor o attraverso piattaforme diverse, ma con un principio irrinunciabile: il "human-in-the-loop". Come un pilota che monitora l'autopilota e interviene quando necessario, l'uomo manterrà il controllo ultimo sulle operazioni degli agenti AI.

I World Model: oltre le allucinazioni dell'IA

Parallelamente all'evoluzione degli agenti, sta emergendo una tecnologia che potrebbe rivoluzionare il modo in cui l'IA comprende il mondo fisico: i World Model. A differenza dei modelli linguistici multimodali che operano su probabilità statistiche ("potrebbe essere così"), i World Model apprendono implicitamente le proprietà fisiche e le strutture causali dalla realtà osservata, producendo previsioni coerenti con le leggi della fisica.

Se a un LLM tradizionale si chiede quanto tempo impiega un oggetto a cadere, la risposta sarà una stima basata sui dati di addestramento. Un World Model, invece, simula internamente la traiettoria di caduta considerando gravità, massa e altre variabili fisiche, fornendo una predizione molto più accurata. Modelli come Genie di Google e Sora di OpenAI stanno già utilizzando questa tecnologia per generare video che non solo appaiono realistici, ma rispettano anche le leggi fisiche del movimento.

Manifattura definita dall'intelligenza artificiale

L'applicazione dei World Model si estende a veicoli elettrici, fabbriche e robot umanoidi. In un ambiente digital twin, questi sistemi possono ottimizzare processi in tempo reale, apprendendo continuamente e applicando miglioramenti senza necessità di interventi fisici sulle macchine. Gli umanoidi connessi in rete, ad esempio, potrebbero condividere esperienze e migliorare collettivamente le proprie prestazioni attraverso l'apprendimento distribuito.

Mataga conia per questo futuro il termine "AI-defined manufacturing": una produzione completamente ridefinita dall'intelligenza artificiale. Le aziende cinesi come BYD e Xiaomi sono già avanti in questa trasformazione, operando come "AI-native companies" che integrano l'IA nella struttura stessa del business. Tesla rappresenta il modello più avanzato, evolvendosi da produttore di auto a infrastruttura digitale globale. Le imprese giapponesi, invece, hanno ignorato l'Industria 4.0 e oggi scontano un ritardo di circa dieci anni, spesso giustificato con l'assenza di vantaggi economici immediati.

Dal pozzo all'acquedotto: la metafora dell'era Edo

Mataga utilizza una metafora storica potente per descrivere la situazione delle aziende giapponesi: molte sono ancora bloccate nell'era Edo, mentre dovrebbero già trovarsi nell'era Meiji. Sistemi legacy, processi obsoleti, tentativi di applicare l'IA a workflow antiquati: è come cercare di utilizzare tecnologie avanzate con un pozzo invece di un acquedotto. L'approccio "fit and gap", dove il sistema viene adattato ai processi aziendali esistenti, perpetua questa arretratezza invece di promuovere una vera trasformazione.

Un ostacolo significativo è il rapporto con i system integrator, a cui le aziende tendono a delegare completamente la responsabilità tecnologica. Il concetto stesso di "dipartimento sistemi informativi" (jōhō shisutemu-bu), utilizzato solo in Giappone, riflette una mentalità che relega l'IT a mero "ufficio manutenzione dei sistemi", impedendo ai CIO di contribuire strategicamente al business.

Rivoluzione industriale e guerra digitale

Mataga identifica due forze trasformative simultanee: la rivoluzione industriale digitale e la guerra digitale. Quest'ultima non è una metafora: attori malintenzionati hanno accesso alle stesse tecnologie avanzate. Immaginate uno show di droni a un festival che viene hackerato: da spettacolo gioioso si trasformerebbe in minaccia mortale. Lo stesso può accadere con sistemi multi-agente compromessi.

Per affrontare questi cambiamenti, le organizzazioni devono sviluppare architetture di business scalabili, identificando quali processi affidare agli agenti, quali alla RPA e quali mantenere umani. Questo richiede una gestione dei processi aziendali (BPM) che visualizzi, ottimizzi ed elimini ridondanze. Idealmente, il CIO dovrebbe guidare questa trasformazione, ma spesso la posizione dell'IT rimane subalterna.

Il Chief Industrial Revolution Officer

Data la gravità della situazione, Mataga propone la creazione di una nuova figura: il "Chief Industrial Revolution Officer", dotato di autorità e ownership completa sulla trasformazione. Questa figura deve possedere due requisiti fondamentali: mandato organizzativo da parte del CEO e dell'intero management, e capability tecnologica reale. Il CIO deve tornare a essere un professionista della tecnologia, non un intermediario che delega ai vendor.

La sicurezza e la governance non possono essere responsabilità esclusiva del CISO, ma richiedono un impegno collegiale del board. Sul fronte delle competenze, Mataga respinge il concetto di "reskilling": le skill sono come la capacità di calciare un pallone nel calcio, necessarie ma insufficienti senza tattica, teamwork e visione strategica. L'approccio giusto è l'investimento nelle persone, con aspettative di ritorno e un focus meritocratico sui talenti più promettenti.

Testimoniare il cambiamento

Come prepararsi concretamente? La risposta di Mataga è semplice ma impegnativa: "testimoniare" (mokugeki) ciò che sta accadendo. Proprio come le missioni di osservazione in Occidente catalizzarono la modernizzazione del Giappone nell'era Meiji, oggi i leader devono vedere con i propri occhi la trasformazione in atto. Partecipare a conferenze internazionali, visitare aziende all'avanguardia, consultare fonti in inglese: queste esperienze dirette creano quella comprensione viscerale necessaria al cambiamento.

Il 2026 rappresenta un'opportunità cruciale, secondo Mataga. Le instabilità geopolitiche e l'accumularsi di evidenze stanno finalmente creando un senso di urgenza. È il momento per le imprese giapponesi di prepararsi seriamente al "nuovo mondo".

Tecnologia al servizio dell'umanità

Nonostante la severità dell'analisi, Mataga conclude con una visione ottimista: "people-centric". L'IA non dovrebbe essere uno strumento di licenziamento, ma di liberazione. Gli esseri umani hanno svolto per troppo tempo lavori meccanici e ripetitivi; l'IA può finalmente sollevarli da questi compiti, permettendo loro di dedicarsi ad attività più propriamente umane. I CIO dovrebbero valorizzare se stessi e i propri team, creando ambienti in cui le persone prosperano grazie alla tecnologia, non nonostante essa.

I progetti di IA sono spesso percepiti come obblighi gravosi, ma possono essere ridefiniti come opportunità per lavorare in modo più umano, energico e soddisfacente. "Le nuove tecnologie possono migliorare il futuro", conclude Mataga. "Dal punto di vista giusto, l'evoluzione dell'IA e della tecnologia è fondamentalmente una storia positiva."

Fonte: cio.com

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