La tredicesima edizione dello studio globale "GenZ e Millennial Survey" di Deloitte ha evidenziato un diffuso ottimismo di queste due generazioni in tema di GenAI: oltre il 70% degli intervistati ritiene che questo strumento permetta di "risparmiare tempo", "migliorare il work-life balance" e "focalizzarsi sul lavoro creativo e strategico".
I giovani sono consapevoli non solo dei benefici, ma anche dei rischi legati all'IA: gli intervistati si dicono molto attenti alle questioni della regolamentazione e dell'uso etico della tecnologia, con il 52% dei GenZ e il 45% dei Millennial che pensano di poter fare la differenza sul tema.
"GenZ e Millennial sono cresciuti insieme alla digitalizzazione e la loro percezione in merito a innovazioni dirompenti come la GenAI è diversa da quella di altre generazioni: per loro sfruttare tecnologie che aiutano a semplificare mansioni, risparmiare tempo o ottimizzare processi è normale" afferma Lorenzo Cerulli, GenAI Leader di Deloitte Central Mediterranean (Italia, Grecia, Malta). "Per questo non stupisce che chi è già abituato a usare strumenti di GenAI dimostri più apertura e fiducia della media verso queste tecnologie. Del resto, ragazze e ragazzi dimostrano consapevolezza anche rispetto ai rischi e, tramite la survey, mandano un messaggio molto chiaro: la GenAI è più che benvenuta se serve a semplificare la vita – lavorativa ed extra lavorativa – e se è orientata al benessere socioeconomico".
La GenAI in azienda: cosa ne pensano i più giovani
In Italia il 43% dei GenZ e il 34% dei MIllennial si dice d'accordo (o fortemente d'accordo) sul fatto che il proprio datore di lavoro stia formando a sufficienza i propri dipendenti sulla GenAI.
Anche se più di un terzo degli intervistati pensa che questa tecnologia migliorerà il loro lavoro nel prossimo anno, più di quattro persone su dieci (sia tra GenZ che tra Millennial) non hanno intenzione di seguire una formazione specifica sul tema GenAI.
Il 16% della Gen Z e l’11% dei Millennial usano frequentemente la GenAI al lavoro. Dalla ricerca emerge inoltre che le due generazioni si distinguono molto in base al grado di conoscenza di questa tecnologia: chi la usa già molto (73% GenZ e 78% Millennial) è più convinto della media (47% GenZ e 39% Millennial) sul fatto che aiuterà a risparmiare tempo e a migliorare il work-life balance.
Nonostante l'entusiasmo, gli intervistati si dicono consapevoli delle criticità legate alla GenAI: il 46% dei GenZ (62% tra gli utilizzatori frequenti) e il 41% dei Millennial (53% tra gli utilizzatori frequenti) pensa che questa tecnologia richiederà una riqualificazione e impatterà sulle decisioni di carriera.
Il 55% dei GenZ (68% degli utilizzatori frequenti) e il 52% Millennial (54% Millennial utilizzatori frequenti) ritengono inoltre che alcuni lavori potrebbero scomparire con la diffusione dell'IA.
"L’AI e la GenAI stanno evolvendo esponenzialmente e questo processo richiede non solo un approccio capace di stare al passo con il continuo cambiamento, ma anche una riqualificazione continua" commenta Paolo Galletti, Chief Human Resources Officer e People and Purpose Leader di Deloitte Italia. "I giovani si dimostrano consapevoli di questa dinamica e per questo si aspettano maggiori investimenti in formazione da parte delle aziende, che devono essere pronte a cogliere un cambiamento così dirompente e allo stesso tempo essenziale per il benessere e la produttività delle persone".
Le differenze di percezione della GenAI
Dal report emerge che i GenZ maschi in Italia sono il sottoinsieme della popolazione nazionale più entusiasta della GenAI, ma, c'è comunque un diffuso livello di incertezza sugli sviluppi futuri, per entrambi i sessi (31% GenZ F, 26% GenZ M, 33% Millennial F, 33% Millennial M).
Non ci sono invece differenze sostanziali tra uomini e donne in termini riguardo chi si sente più a suo agio nel lavorare con questa tecnologia, almeno in Italia; al contrario, a livello globale il gender gap è più significativo: in media le femmine si trovano meno a loro agio a lavorare con la GenAI rispetto ai maschi.
Il report ha analizzato anche le emozioni che suscita questa tecnologia tra i giovani: i GenZ italiani esprimono per lo più incertezza (29%), fascinazione (28%) ed entusiasmo (22%), mentre i Millennial incertezza (33%), fascinazione (21%) e confusione (17%).