Il mercato dei servizi cloud si prepara a una serie di rincari che potrebbero colpire le aziende e gli utilizzatori nei prossimi mesi. A lanciare l'allarme è Octave Klaba, amministratore delegato del colosso francese OVH, che prevede aumenti compresi tra il cinque e il dieci percento entro la metà del 2026, con la possibilità che questa tempistica si acceleri ulteriormente. La causa principale di questa ondata inflazionistica risiede in una riorganizzazione profonda dell'industria dei semiconduttori, sempre più orientata verso la produzione di componenti per l'intelligenza artificiale.
La corsa all'intelligenza artificiale cambia il mercato delle memorie
L'esplosione della domanda di hardware per l'intelligenza artificiale sta provocando uno spostamento massiccio delle capacità produttive dei produttori di memoria. Le fabbriche di chip stanno progressivamente concentrando le loro linee sulla produzione di memorie HBM (High Bandwidth Memory), il tipo di componente utilizzato nelle unità di elaborazione grafica per l'AI. Questo riorientamento industriale sta creando una carenza nell'offerta di memorie tradizionali, con conseguenze a catena su tutta la filiera tecnologica.
I numeri confermano la gravità della situazione. Secondo l'analisi di TrendForce, specializzata nel mercato dei semiconduttori, il prezzo spot delle memorie DDR4 da 1Gx8 è schizzato del 158 percento rispetto a settembre 2025, mentre le DDR5 2Gx8 hanno registrato un'impennata ancora più drammatica del 307 percento. Samsung avrebbe già applicato aumenti del 60 percento sui propri listini.
Un effetto domino su RAM e unità di archiviazione
La pressione sui prezzi non riguarda esclusivamente i componenti destinati all'intelligenza artificiale, ma si estende a tutte le tipologie di RAM e drive NVMe. Con meno stabilimenti produttivi dedicati alle memorie convenzionali, l'intero settore si trova ad affrontare una stretta dell'offerta che spinge al rialzo i costi. Gli analisti di Counterpoint Research prevedono addirittura un raddoppio dei prezzi nel breve termine.
Klaba ha comunicato attraverso il suo profilo X che i produttori di hardware hanno in parte anticipato questi movimenti del mercato, facendo scorte di componenti prima dell'impennata dei costi. Questa strategia permetterebbe di mantenere stabili i prezzi dei loro prodotti fino a giugno 2026, ma rappresenta comunque un fattore che contribuisce alla pressione al rialzo sui listini. Il CEO di OVH stima che il costo dei server acquistati dalla sua azienda cloud aumenterà tra il 15 e il 25 percento tra dicembre 2025 e il 2026.
Il ritorno dell'infrastruttura on-premise?
L'aumento dei costi dei servizi cloud potrebbe spingere alcune aziende a riconsiderare l'approccio basato esclusivamente su infrastrutture esterne. Esistono già casi documentati di grandi aziende che hanno riportato i propri carichi di lavoro su server di proprietà ospitati in datacenter in colocation. Il gigante asiatico del ridesharing Grab e la società SaaS 37 Signals hanno entrambi ottenuto ritorni rapidi sugli investimenti dopo aver acquisito hardware proprio e trasferito le operazioni fuori dal cloud pubblico.
Tuttavia, gli analisti del settore non rilevano un'ondata generalizzata di repatriazioni dal cloud. La situazione appare più sfumata: mentre alcuni carichi di lavoro tradizionali potrebbero trovare convenienza in soluzioni on-premise, il settore dell'intelligenza artificiale presenta dinamiche diverse. I reparti IT interni di molte aziende non hanno ancora sviluppato le competenze necessarie per gestire, installare e raffreddare adeguatamente i server AI, che richiedono competenze specialistiche.
L'intelligenza artificiale come ancora di salvezza per i cloud provider
Paradossalmente, proprio l'intelligenza artificiale che sta causando l'aumento dei prezzi potrebbe anche rappresentare un'ancora di salvezza per i fornitori di servizi cloud. I grandi hyperscaler riescono spesso ad accaparrarsi le unità GPU prima degli acquirenti più piccoli, rendendo i loro servizi una destinazione privilegiata per i carichi di lavoro basati sull'AI. Questo vantaggio competitivo potrebbe compensare l'impatto degli aumenti di prezzo, almeno per quanto riguarda i clienti interessati alle applicazioni di intelligenza artificiale.
Anche colossi come Broadcom, attraverso la sua divisione VMware, stanno riposizionando le proprie strategie. L'azienda ha fatto del ritorno ai cloud privati un pilastro della sua offerta commerciale, ma ha contemporaneamente stretto partnership con i principali fornitori hyperscale per distribuire la propria suite Cloud Foundation. Una strategia che testimonia come il confine tra cloud pubblico e privato si stia facendo sempre più sfumato, con soluzioni ibride che potrebbero rappresentare la risposta più efficace alle pressioni economiche in arrivo.