La guerra tech sta per iniziare dopo la decisione storica di OpenAI: la compagnia di Sam Altman sta per bloccare l'accesso ai propri servizi in Cina e a Hong Kong. Sviluppatori e compagnie non potranno più accedere alle tecnologie di IA fornite da OpenAI.
A riportare la notizia per prima è stata Reuters: la testata, in contatto con un portavoce di OpenAI, ha rivelato la scelta della compagnia. "Stiamo lavorando per bloccare il traffico API da regioni dove non supportiamo l'accesso ai servizi di OpenAI" aveva detto il portavoce, e da oltre una settimana gli utenti cinesi della piattaforma hanno cominciato a ricevere email che li avvertivano di essere in una "regione che OpenAI al momento non supporta".
I motivi dietro questo divieto sono da ricercare nella rivalità tra i governi che si riflette anche sulle compagnie dei due Paesi: OpenAI vuole proteggere la proprietà intellettuale dell'azienda da potenziali spionaggi.
Dashveenjit Kaur, autrice per Artificial intelligence News, riporta che la scelta di Altman avrà importanti ripercussioni non solo sull'ecosistema di IA in Cina, ma anche nella competizione tra le superpotenze tech.
Da una parte, infatti, le compagnie cinesi si ritroveranno in difficoltà senza l'accesso ai servizi di OpenAI, e questo potrebbe causare un importante rallentamento nell'innovazione; d'altra parte, il mercato cinese potrebbe riuscire ad approfittare di questo scossone per migliorarsi e diventare più innovativo, vario e auto-sufficiente.
I grandi giganti tech cinesi come Alibaba, Baidu e Tencent sono sicuramente le realtà più promettenti per riempire il vuoto lasciato da OpenAI: hanno tutte le risorse di cui hanno bisogno a disposizione e, forti degli investimenti del governo cinese, potrebbero riuscire a soverchiare il dominio dei nomi occidentali.
Questa profonda spaccatura non inficia solo i rapporti tra i due Paesi, ma coinvolge anche il resto del mondo: regioni come il sud-est asiatico o l'Africa, da sempre legati economicamente alla Cina, potrebbero scegliere di affidarsi esclusivamente alle soluzioni cinesi; al contrario, l'Europa e l'intera America del Nord diventerebbero ancora più dipendenti dalle soluzioni americane.
Kaur spiega anche che le implicazioni si sentirebbero anche dal punto di vista della privacy, dell'etica e della sovranità dei dati. "Questo sfida la Cina a posizionare strategicamente il suo fiorente settore dell'IA in modo che le altre nazioni non lo vedano come una minaccia" afferma Kaur.
La decisione dovrebbe entrare in vigore il 9 luglio. Nel frattempo Baidu e Alibaba hanno offerto agli sviluppatori cinesi che usavano la piattaforma di OpenAI token gratuiti per l'utilizzo dei propri modelli, servizi di migrazione gratuiti e abbonamenti per l'uso degli LLM a prezzi molto più bassi di quelli di GPT-4.
La guerra tech sta per cominciare e l'Occidente potrebbe avere seri problemi a "contrastare" l'innovazione delle grandi compagnie cinesi.