News OpenAI annuncia nuove API e nuovi termini di licenza
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07/03/2023

L’azienda ha annunciato la disponibilità dell’accesso API ad alcuni dei suoi modelli AI più noti e ha incluso maggiori garanzie nei termini di licenza.

OpenAI annuncia nuove API e nuovi termini di licenza

Con una raffica di annunci, OpenAI ha presentato al pubblico diverse novità interessanti che riguardano alcuni dei suoi principali prodotti.

Primo fra tutti l’ormai celeberrimo ChatGPT, per cui è stato reso pubblico l’accesso API: il prezzo è di 0,002 dollari Usa per 1.000 token, che secondo l’azienda è pari a circa 750 parole. Gli utilizzi sono molteplici, e comprendono anche applicazioni che non ricadono necessariamente nell’ambito conversazionale.

Anche un altro modello ha raggiunto finalmente una maturità tale da consentire a OpenAI di offrire l’accesso agli sviluppatori: si tratta di Whisper, un sistema ad apprendimento automatico dedicato alla trascrizione e alla traduzione del parlato.

L’accesso Api a Whisper ha un presso di 0,006 dollari Usa per minuti e supporta un grande numero di linguaggi e diversi formati di file audio e video, tra cui M4A, MP3, MP4, MPEG, MPGA, WAV e WEBM.

La funzione di traduzione non consente, almeno per ora, la scelta libera della lingua di destinazione; il modello è stato infatti strutturato soltanto per tradurre da qualsiasi lingua supportata verso l’inglese.

Unsplash
OpenAI

Maggiori tutele per i dati

L’ultimo annuncio dell’azienda riguarda invece un cambio di strategia, piuttosto rilevante però per gli utenti professionali a cui OpenAI si rivolge con le nuove proposte commerciali di accesso API: con l’inizio di marzo, infatti, l’azienda ha deciso di non utilizzare i dati inviati tramite API per “migliorare il servizio”.

All’interno di questa definizione, per la verità molto generica, sono comprese attività come il training dei modelli, che indubbiamente contribuiscono a migliorare la qualità dei modelli, ma d’altro canto lasciano sempre il timore (corroborato da diverse evidenze emerse nel corso dei mesi) che qualche dato privato non venga adeguatamente anonimizzato e finisca quindi per entrare nel corpus utilizzato dal sistema.

Il CEO di OpenAI, Greg Brockman, ha sottolineato che questi cambiamenti non rappresentano una vera e propria novità rispetto al passato, perché anche prima i dati API (input e output) non venivano utilizzati dall’azienda, ma ora i nuovi termini offrono una maggiore garanzia agli sviluppatori.

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