Con una raffica di annunci, OpenAI ha presentato al pubblico diverse novità interessanti che riguardano alcuni dei suoi principali prodotti.
Primo fra tutti l’ormai celeberrimo ChatGPT, per cui è stato reso pubblico l’accesso API: il prezzo è di 0,002 dollari Usa per 1.000 token, che secondo l’azienda è pari a circa 750 parole. Gli utilizzi sono molteplici, e comprendono anche applicazioni che non ricadono necessariamente nell’ambito conversazionale.
Anche un altro modello ha raggiunto finalmente una maturità tale da consentire a OpenAI di offrire l’accesso agli sviluppatori: si tratta di Whisper, un sistema ad apprendimento automatico dedicato alla trascrizione e alla traduzione del parlato.
L’accesso Api a Whisper ha un presso di 0,006 dollari Usa per minuti e supporta un grande numero di linguaggi e diversi formati di file audio e video, tra cui M4A, MP3, MP4, MPEG, MPGA, WAV e WEBM.
La funzione di traduzione non consente, almeno per ora, la scelta libera della lingua di destinazione; il modello è stato infatti strutturato soltanto per tradurre da qualsiasi lingua supportata verso l’inglese.
Maggiori tutele per i dati
L’ultimo annuncio dell’azienda riguarda invece un cambio di strategia, piuttosto rilevante però per gli utenti professionali a cui OpenAI si rivolge con le nuove proposte commerciali di accesso API: con l’inizio di marzo, infatti, l’azienda ha deciso di non utilizzare i dati inviati tramite API per “migliorare il servizio”.
All’interno di questa definizione, per la verità molto generica, sono comprese attività come il training dei modelli, che indubbiamente contribuiscono a migliorare la qualità dei modelli, ma d’altro canto lasciano sempre il timore (corroborato da diverse evidenze emerse nel corso dei mesi) che qualche dato privato non venga adeguatamente anonimizzato e finisca quindi per entrare nel corpus utilizzato dal sistema.
Il CEO di OpenAI, Greg Brockman, ha sottolineato che questi cambiamenti non rappresentano una vera e propria novità rispetto al passato, perché anche prima i dati API (input e output) non venivano utilizzati dall’azienda, ma ora i nuovi termini offrono una maggiore garanzia agli sviluppatori.