Tecnologia Millennials in testa nell'uso dell'IA generativa
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03/12/2025

Gli americani adottano l'IA generativa in massa, ma ogni generazione valuta diversamente i benefici rispetto ai potenziali rischi della tecnologia

Millennials in testa nell'uso dell'IA generativa

L'intelligenza artificiale generativa sta ridisegnando il panorama digitale americano con ritmi e modalità che variano profondamente a seconda dell'età degli utilizzatori. Mentre oltre la metà della popolazione adulta statunitense ha già integrato questi strumenti nella propria quotidianità, le motivazioni, le aspettative e i timori cambiano radicalmente passando dai baby boomer alla Generazione Z. Un nuovo studio condotto da PYMNTS Intelligence su oltre 2.200 consumatori americani rivela come questa rivoluzione tecnologica stia procedendo su binari paralleli ma non uniformi, con ciascuna fascia generazionale che interpreta l'AI attraverso il filtro delle proprie esperienze professionali e digitali.

Millennial campioni di produttività, Gen Z divisa tra entusiasmo e paura

I dati emersi dalla ricerca "Generation AI: Why Gen Z Bets Big and Boomers Hold Back" dipingono un quadro sorprendentemente sfaccettato. I millennial, attualmente nel pieno della loro carriera lavorativa, rappresentano il gruppo più soddisfatto: oltre sette utenti su dieci dichiarano di essere molto o estremamente appagati dalle performance degli strumenti di intelligenza artificiale generativa. Questa generazione ha trovato nell'AI un alleato prezioso per ottimizzare flussi di lavoro, automatizzare compiti amministrativi e gestire comunicazioni professionali.

Diversa è la situazione per la Generazione Z, che pur essendo tra i maggiori utilizzatori della tecnologia – quasi due giovani su tre la impiegano regolarmente – manifesta preoccupazioni significative sul proprio futuro professionale. Quasi quattro utenti Gen Z su dieci temono che l'intelligenza artificiale possa sostituirli nel mercato del lavoro, un'ansia che supera quella di qualsiasi altra fascia d'età. Questo paradosso evidenzia come la familiarità con il digitale non si traduca automaticamente in fiducia incondizionata verso le innovazioni emergenti.

Il muro invisibile che separa i boomer dall'AI

Sul fronte opposto dello spettro generazionale, i baby boomer mostrano un approccio estremamente prudente: solo il 10% utilizza l'intelligenza artificiale generativa per attività personali o professionali. La barriera principale non è tanto la diffidenza quanto la mancanza di esposizione: oltre quattro boomer su dieci che non utilizzano questi strumenti citano la scarsa familiarità come ragione principale. Seguono le preoccupazioni legate alla privacy e all'affidabilità dei risultati, temi che questa generazione considera prioritari rispetto ai potenziali benefici in termini di efficienza.

Un terzo degli utenti AI teme che la tecnologia sostituirà il lavoro umano

La Generazione X e i zillennial – quella generazione di passaggio nata tra il 1991 e il 1999 – occupano posizioni intermedie ma con caratteristiche distintive. Circa il 37% della Gen X utilizza regolarmente l'AI, mostrando un atteggiamento pragmatico che bilancia cautela e apertura all'innovazione. I zillennial, invece, con tassi di adozione simili alla Gen Z, rappresentano un ponte tra l'entusiasmo giovanile e la riflessività delle generazioni precedenti.

Come gli americani usano davvero l'intelligenza artificiale

L'analisi dei casi d'uso concreti rivela pattern interessanti che attraversano le divisioni generazionali. Le applicazioni lavorative dominano: dalla stesura di messaggi alla conduzione di ricerche, fino all'automazione di attività amministrative ripetitive. Al secondo posto si collocano i compiti creativi e il supporto educativo, mentre nel settore retail l'AI si è infiltrata silenziosamente attraverso camerini virtuali, sistemi di raccomandazione personalizzati e assistenti conversazionali.

Chi ancora non ha adottato l'intelligenza artificiale generativa immagina di sperimentarla inizialmente in contesti quotidiani a basso rischio: shopping online, navigazione assistita o pianificazione di attività ricreative. Questo suggerisce che l'espansione futura dell'adozione potrebbe passare attraverso applicazioni consumer apparentemente banali ma capaci di abbassare le barriere psicologiche all'ingresso.

Il paradosso della soddisfazione nonostante i timori

Uno degli aspetti più intriganti emersi dallo studio è l'elevato livello di soddisfazione registrato trasversalmente, nonostante persistano preoccupazioni significative. Oltre sei utenti su dieci esprimono giudizi positivi sugli strumenti che utilizzano, indipendentemente dall'età. Questo dato suggerisce che il valore pratico percepito supera, almeno temporaneamente, le ansie legate a privacy, disinformazione e impatto occupazionale.

Il divario tra entusiasmo e inquietudine non rappresenta quindi un'accettazione acritica della tecnologia, ma piuttosto il riconoscimento di benefici concreti accompagnato da una vigilanza costante sui rischi. Con l'aumento della visibilità pubblica dell'AI e l'evoluzione dei quadri normativi, questa tensione continuerà probabilmente a modellare la curva di adozione nei prossimi anni.

Complessivamente, circa 149 milioni di adulti americani – il 57% della popolazione – utilizzano già l'intelligenza artificiale generativa. Questa cifra massiccia nasconde però realtà profondamente diverse: non si tratta semplicemente di chi abbraccia l'innovazione più velocemente, ma di come contesti professionali, esperienze digitali pregresse e aspettative sul futuro del lavoro plasmino atteggiamenti radicalmente differenti verso la stessa tecnologia. Il modo in cui queste divisioni generazionali evolveranno determinerà in larga misura come l'AI ridefinirà non solo l'economia, ma le aspettative stesse dei consumatori nei prossimi anni.

Fonte: pymnts.com

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