Si parla sempre più spesso di trasformazione digitale come di un’opportunità e un’esigenza imprescindibile per tutte le aziende, ma in Italia questo processo è ancora nella fase iniziale.
Lo sottolinea bene un nuovo documento realizzato dall’Osservatorio sulla Digital Innovation del Politecnico di Milano, che parte sottolineando un dato piuttosto negativo: l’indice Desi (Digital Economy and Society Index), stilato ogni anno dall’Unione Europea, vede ancora l’Italia nelle retrovie della classifica sia per quanto riguarda il capitale umano sia per la Connettività.
Questo risultato è particolarmente negativo se confrontato con i Paesi simili per dimensioni e caratteristiche socioeconomiche, come Spagna, Francia e Germania.
I settori più interessati
Secondo l’Osservatorio, ci sono alcuni settori specifici in cui la trasformazione digitale sta iniziando a prendere piede, con una tendenza in ulteriore crescita per il prossimo futuro.
Il primo è quello delle risorse umane e gestione del lavoro, anche grazie (o a causa) delle modifiche alle abitudini introdotte durante la pandemia.
Il ricorso allo smart working e al lavoro ibrido non è più una novità e non è neppure legato soltanto all’emergenza: i primi esperimenti erano già in atto prima dello scoppio della pandemia, e l’accelerazione è ormai irreversibile.
In questo settore si nota una divergenza piuttosto significativa a seconda della dimensione delle aziende: i contesti più grandi hanno ormai abbracciato completamente il nuovo modello, mentre nel settore delle Pmi le resistenze sono ancora piuttosto forti.
Il secondo ambito è la pubblica amministrazione, e più in particolare il comparto della sanità: uno dei punti più significativi sottolineati dalla ricerca è l’utilizzo del Fascicolo Sanitario Elettronico, che cresce al +12% rispetto al 2021.
La digitalizzazione nella pubblica amministrazione, invece, denota ancora un netto ritardo rispetto alla media europea, che si spera venga ridotto grazie ai fondi disponibili tramite il Pnrr.
Altri settori coinvolti dalla digitalizzazione sono la finanza, il retail e la logistica, che possono sfruttare le opportunità offerte da innovazioni tecnologiche come l’Iot o la realtà aumentata.
Toccato in profondità è anche l’automotive, con l’introduzione di nuove tecnologie che hanno avuto un forte impatto sull’evoluzione del settore.
Le tendenze per il prossimo anno
Per il 2023, l’osservatorio individua diverse tendenze interessanti, in parte già in atto in questo ultimo scorcio dell’anno.
L’Open Innovation non può essere considerato solo un trend tecnologico, ma novità culturale.
Per creare valore e competere, le aziende non possono più basarsi soltanto su idee e risorse interne, ma devono invece ricorrere anche a strumenti e competenze che provengono dall’esterno; per questo, è essenziale entrare in relazione con startup, università, centri di ricerca, fornitori e consulenti.
In secondo luogo, il cloud computing è una tecnologia abilitanti fondamentale per la trasformazione digitale nelle imprese.
Dopo l’eccezionale espansione della digitalizzazione dei processi dovuta alla pandemia, il cloud rimane una delle innovazioni tecnologiche più sfruttate. Il Cloud è diventato un ingrediente indispensabile sia per le grandi aziende e la PA, sia per le PMI.
Ormai ineludibile è anche l’integrazione del commercio elettronico: con la pandemia, le aziende che si erano già strutturate in questo senso hanno reagito meglio al primo lockdown, mentre le altre hanno dovuto rapidamente colmare il divario per sopravvivere.
Negli ultimi due anni il settore è cresciuto ulteriormente, sia nell’ambito B2c sia nel B2b. Per il prossimo anno, è quindi facile prevedere ulteriore crescita del settore.
Innovazione per l’industria
L’avvento dei big data ha rivoluzionato l’operatività di molte aziende, nei settori più svariati. Saper gestire questa mole di informazioni per estrarre valore è la vera chiave competitiva, per le grandi aziende come per le Pmi.
Gestire e sintetizzare questi volumi di informazioni è però un compito tutt’altro che banale; per questo è sempre più rilevante l’apporto degli strumenti basati sull’intelligenza artificiale.
Gli strumenti più diffusi in questo ambito sono il Machine Learning e il Deep Learning, che oggi vengono utilizzati in numerosi settori.
Strettamente legato a queste tendenze è anche il settore dell’Internet of Things; il concetto ormai è molto maturo e le tecnologie collegate si sono moltiplicate, invadendo un grande numero di ambienti: dalla casa all’auto, dai magazzini alle linee di produzione.
Rispetto alla situazione pre-pandemica, questa tecnologia è cresciuta in modo significativo, soprattutto nell’offerta di servizi. Anche in questo settore, una spinta rilevante potrebbe arrivare dal Pnrr: 30 miliardi di euro, infatti, sono proprio destinati ai progetti per questa tecnologia.
Sicurezza e reti
Il lato oscuro della trasformazione digitale è l’inevitabile aumento della superficie esposta agli attacchi da parte della criminalità informatica. Gestire l’infrastruttura e i dati dell’azienda diventa quindi un aspetto cruciale per garantire il successo della transizione.
Per fronteggiare le minacce servono investimenti, figure professionali dedicate all’interno delle aziende e una formazione continua per tutto il personale.
Nel 2022 questo settore ha segnalato una crescita significativa (+13%), ma per il prossimo anno ci si attende uno sviluppo simile, anche grazie allo stimolo offerto dal Pnrr che prevede investimenti per 623 milioni di euro per la sicurezza della PA.
La rete mobile di quinta generazione, infine, è un settore ancora all’inizio, di cui però si è già parlato molto anche per questioni legate al controllo delle tecnologie e dei fornitori degli apparati di rete.
All’estero sono molte le sperimentazioni realizzate tramite partnership fra i diversi attori della filiera, specialmente in ambito industriale. Il mercato italiano per ora si muove con lentezza, ma si prevedono importanti sviluppi per i prossimi anni.