La sfida tra euro digitale e stablecoin americane si sta trasformando in un nuovo capitolo della competizione economica globale tra Europa e Stati Uniti. Mentre l'amministrazione Trump abbraccia a piene mani il mondo delle criptovalute come strumento di espansione dell'influenza del dollaro, l'Unione Europea prosegue sulla strada di una regolamentazione rigorosa che sta allontanando diversi operatori di peso. Questo divario di approccio rivela strategie geopolitiche profondamente diverse, con il Vecchio Continente che cerca di proteggere la propria sovranità monetaria attraverso lo sviluppo dell'euro digitale, mentre gli USA trasformano la tecnologia blockchain in una nuova arma di supremazia economica.
L'euro digitale e la paura della "dollarizzazione digitale"
Il progetto della CBDC europea nasce da una preoccupazione concreta che attraversa i corridoi della BCE: il rischio che il predominio del dollaro si estenda anche al mondo digitale. Non è un caso che Piero Cipollone, membro del Comitato esecutivo della Banca Centrale Europea, abbia recentemente sottolineato come il 99% delle stablecoin sia denominato in dollari, aprendo la strada a quello che lui stesso ha definito un processo di dollarizzazione digitale. Questa evoluzione potrebbe compromettere l'efficacia delle politiche monetarie europee e aumentare l'instabilità finanziaria del continente.
Christine Lagarde ha fissato ottobre 2025 come data limite per completare la fase preparatoria dell'euro digitale, ma numerosi legislatori europei hanno espresso riserve sulla capacità della BCE di gestire un simile progetto, soprattutto dopo il recente blocco del sistema Target 2 che ha paralizzato per un giorno intero le grandi transazioni finanziarie europee.
Trump, campione delle criptovalute
Dall'altra parte dell'Atlantico, la strategia appare diametralmente opposta. Donald Trump, che durante il suo primo mandato aveva mostrato scetticismo verso Bitcoin, ha compiuto una conversione radicale trasformandosi in un promotore entusiasta dell'ecosistema crypto. L'annuncio della stablecoin USD1, sviluppata dalla World Liberty Financial - società fondata dalla famiglia Trump - rappresenta solo l'ultima mossa di un piano più articolato per fare degli Stati Uniti la capitale mondiale delle criptovalute.
A questo si aggiunge la partnership tra Trump Media & Technology Group e Crypto.com per lanciare ETF dedicati agli investitori interessati alle criptovalute, con un focus particolare su settori strategici dell'economia americana come l'energia. Queste iniziative segnalano chiaramente l'intenzione di utilizzare le criptovalute come strumento di rafforzamento del sistema economico statunitense.
Il paradosso della regolamentazione europea
La risposta europea alla rivoluzione blockchain si è concentrata finora sulla regolamentazione piuttosto che sull'innovazione. Il regolamento MiCA, pur nato con l'intento di tutelare i consumatori e garantire la stabilità finanziaria, ha creato un ambiente percepito da molti operatori come eccessivamente restrittivo. Il caso emblematico è quello di Tether, l'emittente della più grande stablecoin al mondo, che si è rifiutata di adeguarsi alla normativa europea.
Paolo Ardoino, CEO di Tether, ha messo in luce come MiCA imponga requisiti di liquidità che creano problemi bancari significativi per gli emittenti di stablecoin. La conseguenza è stata il delisting di USDT da tutti gli exchange operanti nell'Unione Europea, nonostante la sua capitalizzazione di mercato superiore ai 139 miliardi di dollari.
Bitcoin e il pregiudizio delle istituzioni europee
L'atteggiamento delle istituzioni europee verso Bitcoin è stato particolarmente miope. Nel novembre 2022, la BCE pubblicava un articolo dal titolo "Bitcoin's Last Stand", dove prevedeva l'imminente irrilevanza della criptovaluta, che all'epoca quotava intorno ai 20.000 dollari. Da allora, Bitcoin ha moltiplicato il suo valore, smentendo clamorosamente quella previsione e dimostrando i limiti della comprensione del fenomeno da parte dei regolatori europei.
Questo approccio critico si è tradotto in una regolamentazione che, secondo molti esperti del settore, rischia di soffocare l'innovazione piuttosto che incanalare costruttivamente le potenzialità della tecnologia blockchain.
La cripto-guerra fredda
Come ha osservato il ministro dell'Economia italiano Giancarlo Giorgetti, dietro le mosse pro-crypto dell'amministrazione statunitense si nasconde una strategia più complessa e sottile dei semplici dazi commerciali: l'obiettivo è riaffermare il predominio del dollaro nell'era digitale, utilizzando le stablecoin come estensione della valuta americana nel mondo virtuale.
L'Europa, con il suo progetto di euro digitale, cerca di difendersi da questa nuova forma di imperialismo monetario, ma si trova in una posizione di svantaggio a causa del suo approccio eccessivamente cauto e regolatorio. La vera sfida per l'Unione Europea sarà trovare un equilibrio tra la necessaria regolamentazione e la capacità di favorire l'innovazione nel settore blockchain, prima che il divario con gli Stati Uniti diventi incolmabile.
La divergenza di approcci tra le due sponde dell'Atlantico rischia così di tradursi in una nuova forma di competizione geopolitica, dove la tecnologia blockchain e le valute digitali diventano strumenti di influenza economica globale. In questo scenario, l'euro digitale rappresenta molto più di un semplice progetto tecnologico: è la risposta europea a una sfida che riguarda la sovranità monetaria del continente nei prossimi decenni.