Il reparto marketing è in testa ad altre funzioni aziendali per adozione dell'intelligenza artificiale generativa, ma ci sono ancora molte lacune di conoscenza da colmare: è quanto emerge dal nuovo studio di SAS e Colman Parkes Research, "Marketers and GenAI: Diving Into The Shallow End", secondo il quale il 90% dei CMO (Chief Marketing Officer) ammette di non comprendere completamente la GenAI o il suo impatto sui processi.
Il 90% delle imprese ha in programma di investire in questa tecnologia per il marketing nel 2024, ma la mancanza di comprensione nel comparto potrebbe ostacolare l'adozione futura di usi più sofisticati della GenAI e quindi impedire di cogliere nuove opportunità.
Attualmente il 75% dei professionisti del marketing usa la GenAI nel lavoro quotidiano, ma molti la usano per compiti semplici come la scrittura, la modifica e la creazione di contenuti. Percentuali molto inferiori usano la tecnologia per compiti più sofisticati, come il targeting del pubblico (19%), la creazione di audience (18%), il mapping del customer journey (16%) e l'ottimizzazione dei prezzi (14%).
Eppure i CMO riconoscono che la GenAI porti a un forte ritorno sull'investimento in termini di personalizzazione (92%), soddisfazione e fidelizzazione dei clienti (89%), elaborazione di grandi set di dati (88%) e accuratezza nelle analisi predittive (88%).
"Non sorprende che i marketer siano all’avanguardia nell’adozione della GenAI, poiché questa tecnologia si presta alla sperimentazione e alla creatività – due caratteristiche distintive della professione del marketing" ha affermato Jenn Chase, Chief Marketing Officer e Executive Vice President di SAS. "Tuttavia, è deludente che la mancanza di comprensione della GenAI da parte dei CMO e del senior management stia impedendo alle organizzazioni di sfruttare appieno il potenziale di questa entusiasmante nuova tecnologia".
Non è solo la mancanza di una direzione strategica a ostacolare l'uso efficace della GenAI, ma anche le preoccupazioni legate alla privacy e alla fiducia nella tecnologia. Il 61% dei marketer ha rivelato che la loro principale preoccupazione è la sicurezza dei dati e la stessa percentuale cita anche la privacy delle informazioni.
Questi timori sono dovuti principalmente al fatto che solo un'organizzazione su dieci dispone di un quadro di governance ben definito e completo per la gestione dei dati in riferimento alla GenAI.
Secondo il report però la situazione è destinata a cambiare: i CMO prevedono di espandere l'uso della GenAI entro uno o due anni con l'obiettivo di risparmiare in termini di tempo e costi (63%), migliorare la gestione dei rischi e la compliance (62%) e consentire una gestione più efficiente dei grandi set di dati (60%).
"Formazione e istruzione sono fondamentali per superare questo ostacolo, poiché l’uso della GenAI non solo aumenta la produttività, ma può anche migliorare l’esperienza del cliente e favorire la crescita aziendale" ha concluso Chase.