L'industria musicale si è evoluta spesso nel corso dei decenni, soprattutto grazie all'avvento di nuove tecnologie che hanno ogni volta trasformato, in modo più o meno profondo, il modo di produrre e consumare la musica.
L'intelligenza artificiale ha il potenziale di rivoluzionare ancora una volta questo settore, ma secondo alcuni lo scossone potrebbe essere troppo forte e a danno degli artisti e dei produttori.
Michael Huppe, presidente e CEO di SoundExchange, riporta che molti lavoratori nell'industria musicale temono in una spaccatura come quella originata da Napster alla fine degli anni '90, se non più profonda.
Napster è stato il primo servizio di condivisione di musica peer-to-peer che ha aperto la strada a piattaforme come Emule, Gnutella o BitTorrent. I servizi di streaming come Spotify sono di fatto anch'essi figli di questa rivoluzione che ha cambiato per sempre il modo in cui gli utenti ascoltano i loro artisti preferiti.
Di contro, l'industria della musica ha dovuto adeguarsi con non poca fatica a questa trasformazione, registrando un calo di guadagni importante, e gli artisti stessi si sono ritrovati in un mondo del tutto nuovo in cui adattarsi.
Non è così strano quindi che i creator musicali siano impauriti dall'intelligenza artificiale e temono di essere davanti a una nuova rottura col passato, una da cui non sarà semplice riprendersi. Huppe però ritiene che le cose oggi siano molto diverse e che l'IA si dimostrerà un supporto valido e non un nemico da combattere.
Perché l'IA non altererà (troppo) l'industria della musica
Huppe ritiene che, dopo l'esperienza di Napster e l'estrema attenzione ai rischi dell'IA, l'industria della musica non si è fatta trovare impreparata e sta già reagendo a questa nuova tecnologia per proteggere l'arte e la proprietà intellettuale, pur essendo costretta in alcuni casi a procedere con azioni legali contro compagnie di IA che usano contenuti senza licenza.
Molti artisti hanno compreso le potenzialità della tecnologia e hanno deciso di fornire la propria voce ad alcuni creator per usare Dream Track, il tool di YouTube che genera brani con le voci di cantanti selezionati.
Diversi produttori stanno sperimentando le capacità dell'IA per creare musica, così come grandi etichette discografiche e dj. Invece di cercare di affossare la tecnologia, buona parte dell'industria ne sta riconoscendo il potenziale e la sta usando per migliorare il proprio lavoro, sempre nel rispetto degli artisti.
In secondo luogo, sempre paragonando il potenziale impatto dell'IA a quello di Napster, c'è da considerare che anche dal punto di vista legislativo c'è molta più attenzione. Gli enti governativi stanno lavorando alla stesura e all'applicazione di normative che regolano l'uso di questa tecnologia che, tra le altre cose, mirano a proteggere il diritto d'autore e i lavoro dei creator.
Huppe sottolinea anche che, in generale, c'è molta più conoscenza dei rischi associati alla tecnologia, e l'industria tech è la prima a riconoscerli e a mettere in guardia gli utenti dagli abusi dell'IA.
I giganti tech come Meta, Google e OpenAI hanno aderito all'ordine esecutivo dell'amministrazione Biden sulla gestione dei rischi dell'IA che comportando un esame attento dei potenziali pericoli per la società. L'industria tech è tenuta a rendere nota qualsiasi vulnerabilità dei propri sistemi e a contrassegnare i contenuti generati dall'IA per aiutare le persone a riconoscerli e fare scelte consapevoli.
Tirando le somme, c'è un atteggiamento molto diverso nei confronti dell'intelligenza artificiale rispetto ad altre piattaforme e tecnologie. Le industrie, non sono quella della musica e della tecnologia, sono convinte che sia necessario sfruttare le potenzialità dell'IA e si stanno impegnando per farlo in maniera sicura e responsabile.
"Quando si parla di IA nella musica, ci sono ragioni per essere fiduciosi, soprattutto se confrontiamo ciò che sta accadendo oggi con gli sconvolgimenti del passato" afferma Huppe. "Certo, ci sono rischi da cui dobbiamo guardarci, compresa la lotta per la protezione dei creator. Ecco perché sostengo con forza le "tre C" della musica e dell'IA: consenso, credito e compenso".
Vista la consapevolezza condivisa anche dall'industria della musica, l'IA ha tutto il potenziale per migliorare le attività dei creator senza affossare il loro lavoro.