L’avvento dell’intelligenza artificiale sta cambiando profondamente anche il mondo della sorveglianza: sistemi sempre più potenti sono in grado di monitorare il comportamento degli utenti e identificare precisi pattern.
Ne è un esempio il caso riportato da Thomas Brewster: un sistema di IA a supporto della polizia della contea di Westchester, nello stato di New York, che ha permesso di identificare un criminale semplicemente analizzando i suoi spostamenti.
Il sistema ha identificato il comportamento su strada di tale David Zayas come sospetto poiché molto simile a quello dei trafficanti di droga della zona. L’uomo è stato monitorato per un periodo di circa un anno, durante il quale ha eseguito spostamenti su strade note per essere frequentate dagli spacciatori, fermandosi in diversi luoghi e sempre per poco tempo.
Zayas non era mai stato segnalato alle forze dell’ordine e non esistevano sospetti a suo carico su una presunta attività di traffico di stupefacenti. Quando la polizia locale lo ha fermato per un controllo, ha trovato cocaina, una semiautomatica e più di 30.000 dollari in contanti nell’auto.
L’utilizzo dell’IA per la ricerca di criminali in base alle targhe sospette non è un’attività nuova, ma in questo caso si tratta di un uso molto diverso dal solito: il sistema di riconoscimento delle targhe è stato usato per quasi due anni per registrare i pattern di guida di chiunque percorresse le strade della contea ed eventualmente individuare comportamenti sospetti.
Considerando che il sistema, sviluppato da Rekor, è stato venduto a decine di dipartimenti di polizia e governi locali negli Stati Uniti, il suo utilizzo pone questioni di privacy non indifferenti; a questo si aggiunge il rischio che gli agenti possano usarlo per scopi personali e senza alcun limite, visto che al momento non esiste supervisione giudiziaria su questo tipo di sistemi.
Ancora una volta si fa strada l’importanza di definire dei limiti nell’utilizzo delle nuove tecnologie, in particolare per la gestione dei dati dei cittadini. Gli attivisti per i diritti umani e molti avvocati sono preoccupati dall’uso massiccio di questi strumenti e dalla conseguente difficoltà nel proteggere la privacy dei cittadini.
Fermare la diffusione della sorveglianza di massa è ormai impossibile: sistemi come quello realizzato da Rekor stanno diventando sempre più comuni, non solo nei dipartimenti di polizia, ma anche nel mondo delle vendite e dei fast food.
Facili di installare su telecamere già in uso, le soluzioni di sorveglianza si rivelano particolarmente utili per identificare i clienti più fedeli, analizzare il loro comportamento e creare di conseguenza offerte altamente personalizzate.
Ormai non è semplice fermare il fenomeno, e proprio per questo motivo è necessario definire delle politiche per salvaguardare la privacy dei privati.