Approfondimenti I datori di lavoro europei devono affrontare sfide politiche, tecnologiche e di sostenibilità
Marina Londei
3' 1''
10/10/2024

Secondo l'ultimo studio di Littler, i datori di lavoro europei si trovano a dover affrontare sfide pressanti legate per lo più a temi politici, tecnologici e di sostenibilità.

I datori di lavoro europei devono affrontare sfide politiche, tecnologiche e di sostenibilità

Oggi i datori di lavoro europei si trovano a dover affrontare numerose sfide e questioni cruciali, dagli esiti delle elezioni nazionali all'adozione sempre più rapida dell'IA sul posto di lavoro, fino alle questioni ESG e di conformità.

Secondo l'European Employer Survey Report, indagine annuale di Littler che ha coinvolto 630 dirigenti HR, leader aziendali e in-house lawyers di aziende di tutta Europa, le questioni politiche sono una priorità per i datori di lavoro, con l'86% di essi che afferma di affrontare con un certo grado di difficoltà le dinamiche politiche in azienda. 

Non si tratta solo delle convinzioni divisive tra i dipendenti, ma anche dei cambiamenti nella legislazione sul lavoro che preoccupano l'83% degli intervistati. Più di tre quarti di essi, inoltre, temono l'impatto che le elezioni presidenziali degli Stati Uniti potrebbero avere sulle loro attività. 

"Il livello di preoccupazione dei datori di lavoro europei riguardo alle elezioni presidenziali statunitensi dimostra quanto il posto di lavoro sia ormai globalizzato" ha dichiarato Stephan C. Swinkels, Partner and co-leading global practice di Littler. "I cambiamenti politici nelle principali economie come quella statunitense hanno un impatto locale sulle organizzazioni in Europa, ma rappresentano anche un cambiamento significativo nella mentalità, in quanto il management ha una visione globale dello stato dell'organizzazione. Quello che accade oltreoceano può e influenza la loro prospettiva".

Gli intervistati segnalano inoltre preoccupazioni significative anche per le condizioni finanziarie e l'impatto sulla gestione della forza lavoro (63%), per le questioni sociali e culturali come la soddisfazione dei dipendenti e le nuove norme sul posto di lavoro post-pandemia (53%) e per i rischi geopolitici (37%).

L'adozione dell'IA crea nuove sfide

I partecipanti al sondaggio confermano che l'adozione dell'IA è incrementata significativamente negli ultimi anni: il 72% di essi afferma che le proprie organizzazioni usano l'IA generativa o predittiva in almeno una funzione HR. 

Non mancano però le preoccupazioni riguardo le sfide portare dalla tecnologia: più della metà degli intervistati si dice moderatamente o molto preoccupata per la conformità alle leggi sulla protezione dei dati e sulla sicurezza delle informazioni nell'utilizzo dell'IA, mentre il 38% esprime preoccupazione per il potenziale impatto della tecnologia sulla dislocazione dei posti di lavoro.

I timori sono relativi anche all'uso dell'IA da parte dei dipendenti: solo il 53% degli intervistati afferma di essere sicuro che i lavoratori non stiano usando in modo improprio gli strumenti di IA; inoltre, solo il 29% ha una policy di IA consolidata in atto. 

"Man mano che l'uso dell'IA generativa si estende ai vari comparti lavorativi europei, diventa cruciale sviluppare politiche chiare e ponderate per mitigare i rischi e ottenere il massimo valore da questa tecnologia" affermano Carlo Majer ed Edgardo Ratti, co-managing partner di Littler Italia.  "Detto ciò, non esiste un approccio unico per lo sviluppo delle politiche sull'IA che saranno più efficaci se verranno adattate agli obiettivi aziendali più ampi, alla tolleranza al rischio e ai casi d'uso previsti."

Le questioni ESG sono cruciali per le aziende

I datori di lavoro danno priorità anche alle questioni ESG, con la maggior parte di essi (79%) che afferma che le proprie organizzazioni hanno aumentato l'attenzione nei confronti delle iniziative ESG negli ultimi 12 mesi.

Il rischio climatico è un aspetto ambientale sempre più sentite, con il 76% dei coinvolti che ha posto maggiore focus su quest’area nell'ultimo anno. L'impegno è aumentato soprattutto a fronte della pressione di dipendenti, clienti e stakeholder, oltre ovviamente dei requisiti legali come la Direttiva europea sulla due diligence per la sostenibilità aziendale; in relazione a quest'ultima, solo il 23% si dice perfettamente conforme alla direttiva. 

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