Mercato HP taglia 6.000 posti per AI e costi componenti
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08/12/2025

Ristrutturazioni su larga scala e impennata dei prezzi delle memorie generano preoccupazioni per qualità del servizio e instabilità dei costi aziendali.

HP taglia 6.000 posti per AI e costi componenti

L'annuncio di HP di tagliare tra 4.000 e 6.000 posti di lavoro entro il 2028 sta sollevando interrogativi che vanno ben oltre la semplice retorica della trasformazione digitale. Mentre l'azienda presenta questa mossa come parte di una strategia di transizione verso l'intelligenza artificiale, analisti indipendenti e clienti aziendali guardano con crescente preoccupazione agli effetti concreti sulla qualità del servizio e alla stabilità dei prezzi. La decisione arriva in un momento delicato per il settore hardware, con l'impennata dei costi della memoria che minaccia di far lievitare i listini nella seconda metà dell'anno fiscale.

Quando i numeri raccontano una storia diversa

HP giustifica la ristrutturazione come necessaria per raggiungere risparmi annuali di 1 miliardo di dollari attraverso l'integrazione dell'AI nei processi aziendali. Il CEO Enrique Lores ha specificato che i tagli interesseranno principalmente tre aree: sviluppo prodotto, operazioni interne e assistenza clienti. I costi previsti per l'intera operazione ammontano a 650 milioni di dollari, con 250 milioni che graveranno già sull'anno fiscale 2026.

Tuttavia, Sanchit Vir Gogia, analista principale di Greyhound Research, offre una lettura alternativa dei fatti. "La riduzione del personale di HP sembra rispondere più a obiettivi di controllo dei costi che a reali guadagni di produttività derivanti dall'AI", spiega l'esperto. I dati finanziari dell'azienda, caratterizzati da domanda stagnante nel mercato PC, aumento vertiginoso dei prezzi dei componenti e pressione sui margini nelle divisioni principali, suggeriscono motivazioni più tradizionali dietro questa scelta strategica.

L'impatto sui clienti enterprise: servizi a rischio

Per i responsabili IT che gestiscono contratti con fornitori hardware, questa ondata di licenziamenti solleva questioni operative concrete. Gogia segnala che alcuni clienti HP hanno già riscontrato ritardi nell'elaborazione delle riparazioni in garanzia e difficoltà nell'ottenere aggiornamenti tempestivi sulle disponibilità di magazzino, specialmente dopo la riorganizzazione dei team di supporto locale.

La sfida non è solo la strategia a lungo termine, ma mantenere stabilità operativa durante la transizione

L'analista consiglia ai CIO di intraprendere azioni preventive: "È fondamentale avviare colloqui diretti con i team di gestione degli account per capire quali cambiamenti sono in corso e chi avrà la responsabilità di ciascuna area. Gli accordi di supporto e servizio stipulati prima della ristrutturazione dovrebbero essere riesaminati attentamente". Questa non è la prima sforbiciata per HP: dopo aver già eliminato tra 1.000 e 2.000 posizioni nel febbraio di quest'anno, e aver coinvolto 9.400 dipendenti nel programma "Future Ready Transformation" avviato nel novembre 2022, la continuità operativa dell'azienda inizia a destare preoccupazioni serie.

La tempesta perfetta: quando la memoria costa cara

Come se la ristrutturazione non bastasse, HP deve affrontare un'altra grana: l'esplosione dei prezzi dei chip di memoria. L'azienda ha avvertito che questo fenomeno impatterà la redditività nella seconda metà dell'anno fiscale 2026, con un colpo stimato di 0,30 dollari per azione anche dopo l'adozione di misure compensative.

La risposta di HP prevede una strategia su più fronti: diversificazione dei fornitori, riduzione delle configurazioni di memoria in alcune linee di prodotto e inevitabili aumenti di prezzo. Lores ha ammesso candidamente che, mentre l'azienda dispone di scorte sufficienti per coprire la prima metà dell'anno fiscale 2026, "quando le scorte si esauriranno nella seconda metà, gli attuali prezzi elevati della memoria si rifletteranno nei costi di produzione, intensificando la pressione sui margini".

Un trend che attraversa l'intero settore

HP non naviga in acque solitarie. Secondo Gogia, i recenti tagli di personale presso HP, Dell, Lenovo e HPE rivelano una trasformazione strutturale di lungo periodo nel modo in cui queste aziende operano. "Molti fornitori si stanno allontanando dalle strategie di vendita massiva, dai portafogli prodotti sovrabbondanti e dai modelli di supporto ad alta intensità di manodopera", osserva l'analista. La direzione è chiara: configurazioni di prodotto semplificate, operazioni centralizzate e investimenti concentrati su piattaforme basate su AI, servizi e cloud.

Questa transizione, per quanto strategicamente sensata, rischia di creare disagi operativi significativi per i clienti aziendali. Come sottolinea Gogia, "ciò che conta adesso non è solo la strategia a lungo termine, ma la capacità di mantenere operazioni stabili durante la fase di transizione". Per le aziende italiane che dipendono da questi fornitori per la loro infrastruttura IT, il messaggio è chiaro: è tempo di rivedere contratti, verificare livelli di servizio e prepararsi a possibili aumenti di prezzo, mentre i giganti dell'hardware tentano di navigare tra trasformazione digitale e pressioni finanziarie molto concrete.

Fonte: cio.com

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