Tecnologia Gli sviluppatori vedono l'AI come amico inaffidabile
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16/06/2025

Studio esclusivo di Qodo rivela che i guadagni di produttività nell'automazione del coding non sono distribuiti uniformemente tra sviluppatori

Gli sviluppatori vedono l'AI come amico inaffidabile
Il mondo dello sviluppo software sta vivendo una rivoluzione silenziosa, dove l'intelligenza artificiale promette di trasformare radicalmente il modo in cui scriviamo codice. Tuttavia, dietro i numeri impressionanti di adozione si cela un paradosso affascinante: gli sviluppatori apprezzano questi strumenti ma non si fidano completamente dei loro risultati. Questa tensione tra efficienza e fiducia sta ridefinendo le dinamiche di lavoro nell'industria tecnologica, creando nuove sfide e opportunità in un settore già in costante evoluzione.

Il paradosso della produttività perduta

Una ricerca condotta da Qodo su 609 sviluppatori ha rivelato dati sorprendenti sull'uso degli strumenti di intelligenza artificiale per la programmazione. Mentre l'82% degli intervistati utilizza questi strumenti almeno settimanalmente e il 78% riporta miglioramenti nella produttività, emerge un fenomeno inaspettato: molti dei vantaggi potenziali vengono vanificati dalla necessità di controlli manuali ritenuti indispensabili.

Itamar Friedman, CEO di Qodo, spiega che i benefici non sono distribuiti equamente nel settore. Esiste una piccola minoranza di utenti esperti che ottiene risultati straordinari, una maggioranza che vede miglioramenti moderati, e un gruppo che rischia di rimanere indietro non riuscendo a sfruttare efficacemente questi strumenti.

La geografia interna del miglioramento

L'impatto dell'AI varia significativamente a seconda del ruolo professionale. Gli sviluppatori individuali possono sentirsi tre volte più produttivi grazie alla maggiore quantità di codice che riescono a produrre, ma i team leader e i responsabili della qualità del codice sperimentano spesso maggiore pressione. Per loro, l'aumento del volume di codice significa più lavoro di revisione, maggiore supervisione e, talvolta, più stress.

Il 76% degli sviluppatori non rilascia mai codice suggerito dall'AI senza revisione umana

Circa il 60% degli sviluppatori ritiene che l'AI abbia migliorato la qualità complessiva del codice, mentre il 20% sostiene che l'abbia peggiorata. Questa disparità di percezioni riflette la complessità dell'integrazione di questi strumenti nei flussi di lavoro esistenti.

Le allucinazioni digitali che terrorizzano i programmatori

La diffidenza degli sviluppatori ha basi concrete: circa tre quarti degli intervistati ha incontrato frequenti "allucinazioni" dell'AI, situazioni in cui il sistema commette errori di sintassi o richiama pacchetti inesistenti. Solo un quarto considera questi episodi eventi rari, spiegando perché il 76% dei rispondenti preferisce non rilasciare mai codice suggerito dall'AI senza una revisione umana.

Paradossalmente, il sondaggio rivela che l'AI eccelle proprio nella revisione del codice. Tra gli sviluppatori che riportano miglioramenti di produttività, l'81% di coloro che utilizzano l'AI per le revisioni ha notato miglioramenti qualitativi, contro il 55% di chi effettua revisioni esclusivamente manuali.

L'arte di nutrire l'intelligenza artificiale

La richiesta principale degli sviluppatori è il miglioramento della comprensione contestuale (26%), seguita dalla riduzione delle allucinazioni (24%) e dal miglioramento della qualità del codice (15%). Friedman sottolinea come il contesto sia fondamentale per l'uso efficace degli strumenti AI, paragonando la situazione al principio informatico del "garbage in, garbage out".

Gli utenti più esperti forniscono deliberatamente informazioni dettagliate ai modelli AI, includendo requisiti di prodotto, specifiche tecniche, esempi di compiti simili e stili di programmazione. Una strategia efficace consiste nel far iniziare una sessione all'agente AI con la revisione della struttura del codice base, della documentazione e dei file chiave, prima di assegnargli il compito di sviluppo vero e proprio.

L'obiettivo finale, secondo Friedman, è automatizzare l'ampliamento del contesto del modello, un approccio che ricorda come Google migliora la rilevanza delle ricerche incorporando segnali contestuali e informazioni personali, sempre nel rispetto delle politiche aziendali.

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