L’intelligenza artificiale (IA) si sta dimostrando uno strumento in grado di potenziare l’efficienza dei lavoratori senza sostituirli completamente. Aziende come Alorica e IKEA stanno utilizzando l’IA per migliorare la produttività, dimostrando che l’automazione non porta necessariamente alla perdita di posti di lavoro. L’IA viene utilizzata per semplificare processi ripetitivi, lasciando ai lavoratori il compito di affrontare questioni più complesse. L’esperienza di queste aziende suggerisce che, come altre innovazioni tecnologiche del passato, l’IA potrebbe trasformare il lavoro umano piuttosto che eliminarlo.
Alorica, azienda californiana specializzata in servizi di customer service, ha introdotto uno strumento di traduzione basato sull'IA che consente ai suoi operatori di comunicare in oltre 200 lingue e 75 dialetti. Questo ha migliorato la qualità del servizio offerto senza richiedere l’assunzione di personale multilingue specifico. Alorica non solo non ha licenziato dipendenti, ma continua a espandere il proprio organico, investendo nell'addestramento tecnologico dei lavoratori. L'azienda ha registrato significativi miglioramenti in termini di efficienza, riducendo i tempi di gestione delle chiamate fino al 30% grazie agli strumenti basati sull'IA.
IKEA ha adottato un approccio simile introducendo un chatbot per le richieste più semplici. Invece di ridurre il personale, il colosso svedese ha riqualificato 8.500 dipendenti per gestire mansioni più complesse, come la consulenza di interior design e la gestione di reclami difficili. Questo esempio di utilizzo dell'IA per aumentare le capacità dei lavoratori, piuttosto che rimpiazzarli, è una testimonianza di come la tecnologia possa migliorare la produttività umana.
Il dibattito sul futuro del lavoro
Il timore che l’IA possa sostituire i lavoratori è legittimo, come dimostrato dal caso di Suumit Shah, un imprenditore indiano che ha sostituito il 90% del suo team di supporto clienti con un chatbot, riducendo i costi dell’85% e migliorando la velocità di risposta. Tuttavia, esempi come Alorica e IKEA evidenziano come l’IA possa aumentare l'efficienza senza provocare disoccupazione di massa.
Secondo uno studio del World Economic Forum, i vantaggi derivanti dall’adozione dell’IA in termini di produttività potrebbero impiegare anni a concretizzarsi pienamente. Questo fenomeno, chiamato "J-curve della produttività", si verifica quando nuove tecnologie iniziano a portare benefici solo dopo investimenti significativi in formazione e cambiamenti nei processi aziendali.
Dunque, il problema del “lavoro rubato” non è eliminato, ma solo rinviato di alcuni anni, forse molti. Ad oggi la AI semplicemente non sono in grado di sostituire quasi nessuno, e sono uno strumento fantastico per rendere i lavoratori più produttivi. Ma con il progredire degli algoritmi, parliamo di una situazione in continuo mutamento.
Opportunità future
L'adozione dell'IA è solo all'inizio e gli effetti sul mercato del lavoro sono ancora oggetto di studio. Ad oggi, l’automazione non porta automaticamente a licenziamenti, ma potrebbe portare a una riduzione - anche notevole - nel ritmo delle nuove assunzioni.
Tuttavia, alcuni settori potrebbero vedere una riduzione del personale, soprattutto laddove l’automazione è in grado di sostituire parte del lavoro umano, come nel caso del supporto clienti più semplice. Molti altri lavoratori potranno essere più produttivi, e qui si potrebbe aprire una questione su una conseguente variazione del compenso.
Esempi come quelli citati sono piuttosto chiari nel dirci che le AI hanno un grande potenziale per aumentare la produttività e aumentare i costi, nel breve termine. Restano tuttavia i possibili dubbi sugli effetti a lungo termine, in particolare sulla possibilità che a un certo punto cali sensibilmente la quantità di lavoro disponibile.