Sam Altman torna a far parlare di sé dopo le ultime dichiarazioni sul futuro dell'intelligenza artificiale: durante il podcast All-In il CEO di OpenAI ha rivelato di essere spaventato dagli impatti dell'IA sul mondo del lavoro e di come questa tecnologia potrebbe portare a un'ampia ristrutturazione delle dinamiche socio-economiche mondiali.
"Penso che arriverà un momento, in un futuro non molto lontano, in cui i sistemi di IA saranno in grado di causare danni globali significativi" ha affermato Altman, affrettandosi però a sottolineare che il suo GPT-4 non rappresenta un pericolo per l'umanità, almeno per il momento.
Altman ha anche parlato del reddito universale minimo, di cui è sempre stato un sostenitore, e del fatto che in futuro potrebbe essere sostituito da quello che ha chiamato "computing universale minimo", ovvero la possibilità per tutti di accedere a una porzione delle capacità di GPT.
"Mi chiedo se il futuro somigli più a un computing universale minimo invece del reddito universale minimo: ognuno riceve un pezzo di GPT-7 e lo può usare, lo può rivendere o lo può donare a qualcun altro che effettua ricerche sul cancro".
Sebbene sia ancora a favore del reddito universale minimo e sostenga che dando soldi alle persone queste possono usarli in maniera saggia e che il mercato "riesca a fare le sue cose", il CEO di OpenAI ritiene che, vista la diffusione dell'IA, sarà più utile condividere la potenza computazionale dei modelli di IA, acquisendo una parte di "produttività".
Difficile dire se i cittadini saranno davvero entusiasti di questa possibilità, soprattutto se il computing minimo dovesse diventare un'alternativa al reddito minimo, e non un complemento.
Altman si è lamentato del fatto che le iniziative per il reddito minimo spesso si sono rivelate fallimentari e che non ha apprezzato il modo in cui i Governi le hanno implementate; di contro, il CEO di OpenAI non ha spiegato come implementerebbe la sua idea di computing minimo. Vista la leadership della sua azienda sul mercato dell'IA, è difficile non immaginarsi che dietro l'iniziativa ci sarebbe un guadagno non indifferente per la compagnia.