La ricerca dell'indipendenza tecnologica
Il fenomeno che gli esperti definiscono "sovereign AI" sta prendendo piede in tutto il mondo, dal Regno Unito all'India, dal Canada alla Svizzera. Paesi che tradizionalmente dipendevano dalle tecnologie sviluppate altrove stanno ora investendo nelle proprie capacità di intelligenza artificiale, spinti da considerazioni che vanno dalla sicurezza nazionale alle specificità culturali locali.
In India, dove ChatGPT ha registrato oltre cento milioni di download negli ultimi anni, le limitazioni dei modelli stranieri sono evidenti. Abhishek Upperwal, fondatore della startup Soket AI, racconta di agenti AI impiegati per l'insegnamento in villaggi remoti del Telangana che parlano con un accento americano incomprensibile, o di modelli che mescolano confusamente il diritto americano con quello indiano quando utilizzati da studi legali locali.
Quando la tecnologia incontra la geopolitica
Le preoccupazioni per la sicurezza nazionale amplificano ulteriormente queste tensioni. Per il ministero della Difesa indiano, utilizzare il modello cinese DeepSeek è impensabile: "Potrebbe contenere dataset di addestramento che affermano che il Ladakh non fa parte dell'India", spiega Upperwal. Ma la diffidenza si estende anche ai sistemi americani, con funzionari della difesa che rifiutano persino OpenAI per il timore che i dati possano uscire dai confini nazionali.
Soket AI rappresenta una delle aziende che stanno tentando di costruire un modello linguistico nazionale per l'India, supportata dalla missione governativa IndiaAI con un budget di circa 1,25 miliardi di dollari. L'approccio indiano punta su un modello significativamente più piccolo rispetto ai leader mondiali, paragonabile per dimensioni ad alcuni rilasci della francese Mistral.
L'alternativa del Sud-Est asiatico
Singapore ha adottato una strategia diversa con SEA-LION, una famiglia di modelli linguistici addestrati nelle lingue regionali del Sud-Est asiatico, spesso poco rappresentate nei sistemi americani e cinesi. Il progetto copre lingue come malese, thai, lao, bahasa indonesia e khmer, cercando di colmare lacune culturali evidenti: ChatGPT e Gemini tendono a parlare un khmer troppo formale o a suggerire ricette a base di carne di maiale agli utenti malesi.
Leslie Teo, direttore senior di AI Singapore, sottolinea che questi modelli sono pensati per complementare piuttosto che sostituire i sistemi più grandi. L'obiettivo è permettere ai governi locali di incorporare sfumature culturali specifiche e diventare almeno "consumatori intelligenti" di tecnologie sviluppate altrove.
L'idea dell'"Airbus dell'intelligenza artificiale"
Una proposta ambiziosa arriva dai ricercatori della Bennett School for Public Policy di Cambridge: creare un consorzio multinazionale che unisca le risorse di paesi come Regno Unito, Germania, Giappone, Singapore, Corea del Sud, Francia e Svizzera. L'iniziativa, soprannominata "Airbus for AI" in riferimento al successo europeo nell'aviazione degli anni '60, punta a costruire un rivale competitivo ai giganti americani e cinesi.
Joshua Tan, autore principale della proposta, riferisce che l'idea ha già attirato l'attenzione di ministri dell'AI di almeno tre paesi. "C'è meno fiducia nelle promesse dell'attuale amministrazione americana", osserva Tan, evidenziando come molti si chiedano se possano ancora dipendere da queste tecnologie.
I dubbi sulla sostenibilità del modello
Non tutti sono convinti che questa corsa all'indipendenza tecnologica sia la strategia giusta. Tzu Kit Chan, stratega AI che consiglia il governo malese, mette in guardia contro lo spreco di denaro pubblico in iniziative destinate al fallimento. La sua analisi è pragmatica: interrogando persone per le strade di Kuala Lumpur, otto su dieci utilizzano ChatGPT o Gemini, non i modelli sovrani locali.
Chan suggerisce che i governi come quello malese farebbero meglio a investire le stesse risorse nello sviluppo di regolamentazioni più robuste sulla sicurezza dell'AI, piuttosto che tentare di competere con prodotti internazionali che hanno già conquistato il mercato. La domanda rimane aperta: in un mondo dove la frontiera tecnologica si muove così rapidamente, quanto è realistico per le potenze medie raggiungere un'effettiva indipendenza nell'intelligenza artificiale?