News Corp, gruppo editoriale statunitense che possiede marchi come The Sun, The Times e The Wall Street Journal, ha siglato un accordo con OpenAI che consentirà all'IA di Sam Altman di utilizzare i contenuti delle sue testate e imparare da essi.
La collaborazione pluriennale mira a "fornire alle persone la possibilità di prendere decisioni informate basate su informazioni e fonti di notizie affidabili".
Mentre la causa col The New York Times è ancora in corso, OpenAI ha finalmente trovato la fonte di informazione che cercava per arricchire la conoscenza del suo LLM e garantire ai suoi utenti contenuti più affidabili, di qualità e aggiornati.
Nonostante l'entusiasmo delle due compagnia nell'annunciare l'accordo, ci sono alcuni punti importanti ancora da chiarire: T.J. Thomson e James Meese di The Conversation si chiedono, tra le altre cose, come verrà controllata la qualità dei dati di input visto che i contenuti non sono di proprietà di OpenAI, e come verrà gestita la responsabilità di risultati non corretti.
Non è chiaro, inoltre, se la nuova base di conoscenza comprenderà anche gli articoli di opinioni, più sensazionalistici rispetto a quelli di notizia.
C'è poi ovviamente la questione di come questo accordo influenzerà il lavoro dei giornalisti: se da una parte queste figure sono necessarie per creare sempre nuovi contenuti di qualità con cui alimentare i modelli, dall'altra molte testate stanno valutando nuovi tagli al personale, sostituendolo con l'IA.
Il ruolo degli editor rimarrà comunque fondamentale per verificare i contenuti generati, individuare errori e perfezionare la forma, ma i grandi player stanno già valutando una riduzione dei giornalisti proprio perché la loro mansione potrebbe limitarsi a quella di revisore.
Se inoltre la scelta di vendere i propri contenuti a OpenAI o ad altri player del settore dovesse coinvolgere altri grandi gruppi editoriali, gli editori più piccoli si troverebbero a dover combattere ancora più duramente per conquistarsi una fetta di mercato, col rischio di scomparire in caso di fallimento.
Oggi le persone non utilizzano ChatGPT o altri servizi di IA per apprendere le notizie e fanno affidamento ai media tradizionali, ma se OpenAI e le altre dovessero stringere nuovi accordi le cose potrebbero cambiare.
Ci vorrà comunque ancora molto tempo prima che l'IA diventi una fonte altamente affidabile di notizie e contenuti rilevanti, se davvero riuscirà a diventarlo. Per il momento è opportuno controllare attentamente la veridicità delle risposte dei chatbot: anche se integrano la loro conoscenza con fonti riconosciute, non sono esenti da errori e allucinazioni.