Nel mondo del lavoro gli errori più imbarazzanti sono quelli che si cercano di nascondere con mezze verità, sperando che nessuno faccia troppe domande. La storia che vi raccontiamo oggi riguarda un dipendente che riuscì a far lievitare la bolletta telefonica aziendale di ben 40.000 dollari, tutto per evitare di sovraccaricare la linea domestica dei suoi genitori. Un esempio perfetto di come le buone intenzioni possano trasformarsi in disastri finanziari di proporzioni epiche.
Quando la nostalgia per l'Amiga porta a scelte coraggiose
Il protagonista della vicenda, che chiameremo William, aveva iniziato la sua passione per l'informatica con il leggendario Commodore Amiga, computer cult negli anni '90. Tra videogiochi, musica e i primi esperimenti di programmazione in BASIC e C, William aveva sviluppato un rapporto viscerale con quella macchina. Quando però arrivò il momento di entrare nel mondo del lavoro, l'Amiga stava ormai tramontando e fu costretto ad acquistare un PC.
La transizione non fu però indolore. Windows non lo convinceva affatto, così scelse una strada decisamente meno battuta: installare OS/2 di IBM sul suo computer domestico. Una scelta dettata sia dalle sue preferenze personali che dal fatto che lo stesso sistema operativo era utilizzato in azienda, il che avrebbe facilitato la compatibilità tra lavoro e casa.
L'epoca dell'internet a consumo e delle bollette salate
Per comprendere appieno questa storia bisogna ricordare un'epoca in cui internet non era un servizio sempre attivo ma richiedeva connessioni dialup attraverso la linea telefonica. Scaricare file di grandi dimensioni significava occupare l'unica linea di casa per ore, impedendo a chiunque di fare o ricevere telefonate. Per William, che viveva ancora con i genitori, questa non era un'opzione percorribile.
Quando si rese conto di aver bisogno di aggiornare un driver sul suo PC domestico, William elaborò quello che gli sembrò un piano ingegnoso. In azienda esisteva un servizio automatizzato per distribuire patch e aggiornamenti: bastava inviare una richiesta via email a una casella dedicata, che rispondeva automaticamente con i file necessari. Il sistema spezzettava anche i file di grandi dimensioni in blocchi da 1,4 megabyte, perfetti per essere salvati sui floppy disk dell'epoca.
Un click di troppo e centinaia di email in arrivo
William aveva già utilizzato questo sistema diverse volte per lavoro, assemblando poi i vari pezzi con appositi strumenti software. Si sentiva quindi sicuro di poter ottenere ciò che gli serviva senza destare sospetti. C'era però un piccolo dettaglio che non aveva considerato: la precisione della richiesta era fondamentale.
Invece di specificare correttamente il singolo driver necessario, William commise un errore fatale: richiese l'intero aggiornamento di OS/2, praticamente tutto il sistema operativo. Nei giorni successivi la sua casella di posta elettronica venne letteralmente sommersa da centinaia di email, ciascuna con un allegato da 1,4 megabyte. E ognuna di quelle email contribuiva ad aumentare vertiginosamente i costi di comunicazione dell'azienda.
La resa dei conti con il capo
Quando arrivò la fine del mese, il suo superiore lo convocò con una domanda piuttosto secca: come spiegava un aumento di 30.000 sterline (circa 40.000 dollari) nella bolletta delle comunicazioni aziendali? William optò per una risposta tecnicamente veritiera ma strategicamente incompleta: stava scaricando un aggiornamento per OS/2. Non specificò però che si trattava di un bisogno personale e non lavorativo, né tantomeno che aveva richiesto per sbaglio l'intero sistema operativo invece di un singolo componente.
Il capo lo fulminò con lo sguardo e gli intimò di non ripetere mai più quel comportamento. William se la cavò senza conseguenze peggiori, ma ammette candidamente che alla fine non portò nemmeno a casa quei file scaricati a caro prezzo. Un errore costoso che rimase senza vere punizioni, ma che sicuramente gli insegnò l'importanza di verificare attentamente ogni richiesta prima di inviarla.