Il colosso dei server Supermicro si trova nuovamente sotto i riflettori per motivi che gli investitori conoscono fin troppo bene: un improvviso ridimensionamento delle previsioni di fatturato che ha fatto tremare Wall Street. L'azienda ha comunicato giovedì scorso che i ricavi del primo trimestre dell'anno fiscale 2026 si attesteranno intorno ai 5 miliardi di dollari, ben lontani dalla forchetta iniziale di 6-7 miliardi precedentemente annunciata. Si tratta di uno scarto tutt'altro che trascurabile, che ha immediatamente innescato una fuga degli investitori con il titolo crollato da oltre 52 dollari a 48,30 dollari.
Un déjà vu che spaventa gli azionisti
Chi possiede azioni Supermicro ha già vissuto questa situazione: solo lo scorso aprile 2025 la società aveva dovuto rivedere al ribasso le stime per 1,5 miliardi di dollari. Ma la storia recente dell'azienda è costellata di episodi ben più gravi. Nel 2024 Supermicro aveva ritardato la pubblicazione del bilancio annuale a causa di dubbi sull'affidabilità dei propri sistemi di rendicontazione interna, provocando le dimissioni della società di revisione e mettendo a rischio la quotazione sul NASDAQ.
Non era nemmeno la prima volta che il NASDAQ mostrava le carte rosse all'azienda: già nel 2018 Supermicro era stata espulsa dal listino per mancata pubblicazione di risultati certificati, riuscendo successivamente a ottenere il reinserimento solo dopo aver messo ordine nella documentazione contabile.
La giustificazione: upgrade nei progetti che slittano al trimestre successivo
Nella nota diffusa agli investitori, Supermicro ha spiegato il buco da due miliardi di dollari con upgrade nei design vincenti che avrebbero spostato parte dei ricavi previsti per il primo trimestre al secondo. La formulazione lascia però molte domande senza risposta: quale tipo di modifiche tecniche può giustificare un rinvio così massiccio? Se si trattasse semplicemente di un aumento del numero di macchine ordinate, non sarebbe chiaro perché questo debba ritardare la consegna e il riconoscimento dei ricavi.
L'ipotesi più probabile è che gli upgrade richiesti dai clienti implichino la necessità di reperire componenti non previsti negli accordi originali, forse GPU di diversa generazione o quantità superiori di memoria. Si tratterebbe di beni attualmente difficilissimi da trovare sul mercato, che impedirebbero a Supermicro di spedire i sistemi nella configurazione richiesta entro i tempi stabiliti.
Le buone notizie che l'azienda cerca di mettere in evidenza
Nel tentativo di rassicurare il mercato, Supermicro ha posto in apertura del comunicato un dato più confortante: contratti vinti per oltre 12 miliardi di dollari, con consegna prevista nel secondo trimestre dell'anno fiscale 2026. Si tratta di un valore che rappresenta più di un terzo dei 33 miliardi di ricavi complessivi previsti per l'intero esercizio.
L'azienda ha inoltre sottolineato di registrare una domanda robusta per i suoi sistemi basati su tecnologie all'avanguardia nel campo dell'intelligenza artificiale: le soluzioni Nvidia GB300, B300 e RTX Pro, insieme ai processori AMD 355X LC, sono ora in fase di spedizione. Si tratta di hardware di ultima generazione dedicato all'AI, un segmento di mercato che sta vivendo una crescita esplosiva e che dovrebbe garantire margini elevati.
Il contesto dell'industria dei server AI
La vicenda Supermicro si inserisce in un momento particolarmente delicato per l'industria dei server destinati all'intelligenza artificiale. La scarsità di componenti critici come GPU e memoria ad alta capacità sta creando colli di bottiglia lungo tutta la filiera produttiva. I produttori di sistemi si trovano spesso costretti a rivedere le configurazioni originariamente concordate con i clienti per adattarsi alla disponibilità effettiva dei componenti sul mercato.
Questo scenario rende particolarmente significativa la capacità di Supermicro di assicurarsi contratti per 12 miliardi, ma allo stesso tempo evidenzia quanto sia complesso tradurre rapidamente questi ordini in ricavi effettivi. La competizione per accaparrarsi le forniture di chip più avanzati è feroce, e anche i grandi player del settore non sono immuni da ritardi e riorganizzazioni delle tempistiche di consegna.