Il paradosso dell'idraulico nell'era dell'intelligenza artificiale
Secondo Hinton, fare l'idraulico potrebbe essere una delle scelte professionali più sagge per il futuro. "Passerà molto tempo prima che l'AI diventi altrettanto brava nella manipolazione fisica", ha spiegato il 78enne ricercatore durante un'intervista al podcast "Diary of a CEO". La sua previsione ribalta completamente l'idea tradizionale che i lavori manuali siano più vulnerabili all'automazione rispetto a quelli intellettuali.
Il ragionamento di Hinton è tanto semplice quanto rivoluzionario: mentre i computer possono già processare informazioni, scrivere testi e analizzare dati con crescente precisione, riparare un tubo che perde richiede ancora abilità fisiche e problem-solving pratico che le macchine faticano a replicare.
L'assalto ai colletti bianchi
Chi lavora negli uffici ha invece motivo di preoccuparsi. Hinton ha utilizzato un'espressione particolarmente efficace per descrivere la categoria più a rischio: il "lavoro intellettuale routinario". In questa definizione rientrano molte professioni che fino a poco tempo fa sembravano al sicuro dall'automazione.
I paralegali, ad esempio, potrebbero presto vedere le loro mansioni svolte da algoritmi capaci di analizzare documenti legali e preparare ricerche giuridiche. Ancora più drammatica è la situazione di chi lavora nei call center: "Sarei terrorizzato a lavorare in un call center in questo momento", ha ammesso il ricercatore, riferendosi al rapido sviluppo degli assistenti vocali intelligenti.
Il mito della compensazione tecnologica
Contrariamente a quanto sostenuto da molti esperti di economia, Hinton è scettico sull'idea che l'AI creerà nuovi posti di lavoro per compensare quelli eliminati. La sua visione è che una persona affiancata da un assistente AI riuscirà a svolgere il lavoro che prima richiedeva dieci persone, creando inevitabilmente una contrazione dell'occupazione.
"Bisognerebbe essere molto specializzati per avere un lavoro che l'AI semplicemente non riuscirebbe a fare", ha osservato il premio Nobel per la Fisica 2024. Questa prospettiva contrasta con la narrativa ottimistica che ha accompagnato le precedenti rivoluzioni tecnologiche.
I segnali dal mondo reale
Le previsioni di Hinton non sono solo teoria accademica. Già oggi si registrano cambiamenti significativi nelle politiche di assunzione delle grandi aziende. Un rapporto della società di venture capital SignalFire ha rilevato che le assunzioni di neolaureati in aziende come Meta e Google sono calate del 25% tra il 2023 e il 2024, scendendo a appena il 7% del totale.
Anche Wall Street mostra segni di trasformazione. Morgan Stanley ha annunciato il licenziamento di 2.000 dipendenti con l'intenzione di sostituirne alcuni con sistemi di intelligenza artificiale. Bloomberg Intelligence prevede che nei prossimi cinque anni l'AI potrebbe causare fino a 200.000 tagli di posti di lavoro in 93 grandi banche, incluse istituzioni del calibro di Citigroup e JPMorgan.
Hinton, che ha dedicato la sua carriera a sviluppare le tecnologie che ora potrebbero rivoluzionare il mondo del lavoro, non nasconde le sue preoccupazioni. Il "Padrino dell'AI", come viene soprannominato per il suo lavoro pionieristico sulle reti neurali iniziato alla fine degli anni '70, oggi insegna come professore emerito di informatica all'Università di Toronto e rappresenta una delle voci più autorevoli sul futuro dell'intelligenza artificiale.