Il mercato del lavoro nel settore tecnologico statunitense sta attraversando una delle crisi più profonde degli ultimi vent'anni, con numeri che superano persino quelli registrati durante la crisi finanziaria globale del 2008. I dati più recenti rivelano una situazione drammatica per migliaia di professionisti che avevano scommesso su un futuro apparentemente sicuro nel mondo dell'informatica. Chi aveva seguito il consiglio di "imparare a programmare", ripetuto per anni come mantra per garantirsi stabilità lavorativa, si trova oggi a fronteggiare una realtà ben diversa da quella promessa.
Un crollo senza precedenti nell'high-tech
L'analisi condotta da Challenger, Gray & Christmas, società specializzata nel monitoraggio dei licenziamenti aziendali, ha evidenziato che il comparto tecnologico ha registrato 33.281 tagli occupazionali nel solo mese di ottobre 2025. Si tratta di una cifra impressionante, soprattutto se confrontata con i 5.639 licenziamenti avvenuti appena un mese prima, a settembre. Il dato complessivo dall'inizio dell'anno raggiunge quota 141.159 posti di lavoro persi, superiore ai 120.470 dello stesso periodo del 2024.
La portata della crisi assume contorni ancora più preoccupanti quando si allargano i termini del confronto storico. Come riportato da SF Gate, che ha analizzato il rapporto, il numero totale di licenziamenti registrato a ottobre non era così elevato dal 2003, un periodo che precede addirittura la grande recessione del 2008-2009. In altre parole, nemmeno il collasso del sistema finanziario globale aveva prodotto un bagno di sangue occupazionale di queste dimensioni nel settore tecnologico.
Le cause di una tempesta perfetta
Sebbene sia tentante attribuire all'intelligenza artificiale la responsabilità principale di questo tsunami di licenziamenti, la realtà appare più complessa e articolata. Gli analisti di Challenger, Gray & Christmas individuano una combinazione di fattori che stanno alimentando questa crisi. Da un lato, molte aziende stanno "correggendo il tiro" dopo la frenesia di assunzioni vissuta durante la pandemia, quando sembrava che la digitalizzazione avrebbe richiesto manodopera illimitata.
Dall'altro lato, l'adozione dell'intelligenza artificiale si combina con una riduzione della spesa sia da parte dei consumatori che delle aziende, mentre i costi operativi continuano a crescere. Questa convergenza di elementi sta spingendo le imprese tecnologiche verso politiche di rigido contenimento delle spese e al congelamento completo delle assunzioni. Il rapporto sottolinea inoltre che "chi viene licenziato oggi fatica molto di più a trovare rapidamente un nuovo ruolo", un circolo vizioso che rischia di allentare ulteriormente il mercato del lavoro.
Quando le aziende adottano i propri strumenti contro i dipendenti
L'ironia della situazione diventa evidente quando si osserva come le stesse aziende tecnologiche stiano diventando le prime utilizzatrici delle proprie soluzioni di intelligenza artificiale per ridimensionare la forza lavoro. Amazon ha tagliato circa 14.000 posizioni nei propri uffici aziendali la scorsa settimana, con migliaia di altri licenziamenti previsti nei prossimi mesi. In estate, quando Microsoft ha licenziato 9.000 dipendenti, il suo amministratore delegato ha suggerito ai neo-disoccupati di rivolgersi ai chatbot AI per "ridurre il carico emotivo e cognitivo legato alla perdita del lavoro", una proposta che ha sollevato non poche polemiche.
Tuttavia, esistono solidi motivi per dubitare che l'intelligenza artificiale sia realmente in grado di sostituire migliaia di lavoratori qualificati, nonostante questa narrativa sia fortemente sostenuta dai dirigenti delle aziende tecnologiche. Mentre alcune realtà come Amazon erano certamente sovradimensionate dopo le campagne di assunzioni pandemiche, l'AI sta in gran parte fallendo quando viene utilizzata per incrementare i flussi di entrate, che è poi la ragione principale per cui le aziende procedono con i licenziamenti di massa.
Un futuro incerto per una generazione di programmatori
Le prospettive a breve termine non sembrano destinate a migliorare significativamente. Gli analisti di Challenger, Gray & Christmas ammettono che "è possibile che con i tagli dei tassi di interesse e una buona performance a novembre, le aziende possano fare un'ultima spinta per assumere dipendenti", ma precisano immediatamente: "a questo punto, non ci aspettiamo un ambiente di assunzioni stagionali forte nel 2025". Per un'intera generazione di studenti che ha investito tempo e denaro in corsi di informatica, convinta di puntare su una carriera a prova di futuro, la realtà si sta rivelando ben diversa dalle aspettative.
La domanda cruciale rimane: fino a che punto si spingeranno questi tagli occupazionali? Una risposta che solo i vertici aziendali più potenti del settore possono fornire, mentre migliaia di professionisti qualificati si trovano a navigare in uno dei mercati del lavoro più difficili degli ultimi due decenni.