L'intelligenza artificiale sta rivoluzionando non solo il modo in cui lavoriamo, ma anche il linguaggio che utilizziamo per descrivere queste trasformazioni. Una nuova espressione, nata da un tweet informale e divenuta in pochi mesi un fenomeno globale, è ora ufficialmente riconosciuta come parola dell'anno 2025 dal prestigioso Collins Dictionary, casa editrice con oltre due secoli di storia alle spalle. Si tratta di "vibe-coding", un termine che sintetizza perfettamente l'approccio rivoluzionario alla programmazione nell'era dell'intelligenza artificiale generativa.
Dalle parole di un guru tech al vocabolario ufficiale
Tutto è iniziato lo scorso febbraio, quando Andrej Karpathy, cofondatore di OpenAI ed ex direttore AI di Tesla, ha pubblicato un messaggio su X per descrivere un nuovo fenomeno che stava osservando nel mondo della programmazione. "Esiste un nuovo tipo di programmazione che chiamo 'vibe coding', dove ti abbandoni completamente alle sensazioni, abbracci gli sviluppi esponenziali e dimentichi persino che il codice esista", scriveva Karpathy, spiegando come questa modalità fosse resa possibile dal crescente livello di sofisticazione dei modelli linguistici di grandi dimensioni.
Il concetto si riferisce essenzialmente all'utilizzo di intelligenza artificiale guidata dal linguaggio naturale per assistere nella scrittura di codice informatico. Collins Dictionary la classifica come sostantivo e termine gergale, cristallizzando in una definizione formale ciò che per molti sviluppatori è già diventata routine quotidiana.
Un mercato miliardario in rapidissima espansione
Quello che poteva sembrare inizialmente solo un neologismo spiritoso è diventato invece il fulcro di un settore economico in fermento. Le aziende che sviluppano piattaforme dedicate al vibe-coding hanno attirato investimenti massicci da parte dei principali fondi di venture capital della Silicon Valley negli ultimi mesi.
I numeri parlano chiaro: Lovable, fondata appena nel 2023, ha annunciato a luglio una raccolta fondi di Serie A da 200 milioni di dollari con una valutazione di 1,8 miliardi, guidata da Accel. A settembre è stata la volta di Replit, che ha chiuso un round da 250 milioni di dollari con valutazione a 3 miliardi, guidato da Prysm Capital. Nello stesso mese, Vercel ha annunciato un finanziamento ancora più sostanzioso: 300 milioni di dollari con valutazione a 9,3 miliardi, sempre con Accel in testa agli investitori.
Dal veterano al principiante: una democratizzazione della programmazione
Ciò che rende particolarmente significativo questo fenomeno è la sua trasversalità. Il vibe-coding è diventato lo standard operativo tanto per programmatori esperti quanto per neofiti che si avvicinano per la prima volta alla creazione di software. Questo approccio consente di sviluppare nuove applicazioni o testare concetti aziendali con una velocità e un'accessibilità impensabili fino a poco tempo fa.
La capacità di "dare vita" al codice attraverso semplici istruzioni in linguaggio naturale rappresenta un cambio di paradigma radicale. Non si tratta più di conoscere alla perfezione sintassi e strutture di programmazione complesse, ma di saper comunicare efficacemente con l'intelligenza artificiale per ottenere il risultato desiderato. Una sorta di traduttore universale tra intenzione umana e linguaggio macchina.
Quando le competenze tradizionali incontrano l'AI
La rapida istituzionalizzazione di questo termine nel vocabolario inglese riflette quanto velocemente l'intelligenza artificiale stia permeando ogni aspetto del lavoro tecnologico. Quella che Karpathy descriveva come una modalità in cui "abbracci gli sviluppi esponenziali" è ora una competenza legittima che può generare compensi considerevoli nel mercato del lavoro tech.
Il riconoscimento ufficiale da parte di Collins Dictionary, con la sua lunga tradizione lessicografica iniziata più di duecento anni fa, conferisce ulteriore legittimità a un fenomeno che molti scettici inizialmente consideravano una moda passeggera. Invece, il vibe-coding si sta affermando come uno dei pilastri della programmazione moderna, ridefinendo cosa significhi essere uno sviluppatore nell'era dell'intelligenza artificiale.